martedì 16 settembre 2008

Tutto il passato torna come un'onda



Ci sono i grandi amori nella vita.

Generalmente si pensa ad una donna, ad un compagno, ai figli.

Ci sono i grandi amori, diversi.

Perché l'anima vive vite parallele.



Un grande amore, generalmente, ci salva.

Non credo agli amori che fanno soffrire. Sono amori malati, sono deviazioni della mente. Un amore non è mai tristezza, ma una luce infinita. E ti eleva.



Platone scrisse:

"Gli uomini chiamano Amore Eros, perché ha le ali. Gli dei lo chiamano Pteros, perché ha il potere di darle".



Ora, premesso che spesso le nostre vicissitudini, le nostre malinconie ci fanno dimenticare gli insegnamenti più profondi, mi piace pensare che ci siano dei punti fermi, davvero fermi che ci fanno uscire dall'inferno della ripetizione dell'errore.



Nella mia vita non sono stato un santo. Lo ammetto senza paura.



Gli errori che ho commesso sono deviazioni da quello che di buono ho visto e imparato, dettati da un certo senso di autodistruzione misto ad una incosciente consapevolezza di immortalità.

E li ho pagati tutti.



La ripetizione dell'errore, il vortice fino al limite del buio.



Fino a combattere l'orrore.



Fino a credere che non ci siano soluzioni.



Fino a quando l'istinto di sopravvivenza non si ribella.



E poi le tenebre si squarciano inevitabilmente, perché la vita è fatta di luce.



Io sono fatto così.



Spesso mi son fatto inutilmente del male, crogiolandomi in situazioni di stallo, finché non sono esploso.



La mia Bibbia, il libro sul cuore che ferma il proiettile è un libro di Borges.



Il primo libro è stato La Cifra.



E ogni volta che stavo cadendo nel vortice, un suo verso mi ha spaccato l'anima, e mi ha fatto ricordare chi sono, e il profumo della bellezza.



Mi ricordo a casa dei miei, in quella che, impolverata, era ancora la mia stanza, i versi de "Le due cattedrali" che mi svegliavano dal torpore di un rapporto ormai finito. E mi facevano tornare a vivere...



"Adesso, schiavo, sei morto. Dal cielo platonico contempli, con sorridente pietà, le due cattedrali: quella che eressero le generazioni di Francia e quella che tramò la tua ombra, entrambe riflessi di un archetipo inconcepibile".



E tutta una serie di pensieri irrompono nell'anima, spazzano via le ombre, e riaprono le possibilità.



Io porto dentro di me quel libro. Perché, sebbene ogni volta che mi pare di averlo compreso mi riveli qualcosa di nuovo, la meraviglia supera l'incertezza, l'incanto la paura dell'ignoto.



Io credo nel destino.



E credo nella nostra capacità di guidarlo, di esserne i conduttori. Di cavalcare il Drago.



Credo che si possa uscire da ogni situazione di tensione, che i problemi non sono destinati a durare per sempre, a meno che non si sia affetti da un insano masochismo.



Perché esiste un ordine delle cose.



Io credo nel destino.



E nella bellezza.



Ieri la mia compagna aveva finito un libro. Mi ha chiesto un titolo.



Io ho vagato nella nostra biblioteca, l'unica parete veramente completa di questa casa fin troppo grande e ho tirato fuori due cose a me carissime: "Il codice dell'anima" di Hillmann e "L'Aleph" di Borges.



Lei ha scelto magicamente L'Aleph.



Oggi ero tuffato nel monitor del computer a ritoccare delle foto. Lei si avvicina, mi porge la sua mezza tazza di caffè.



Mi accarezza come solo lei sa fare.



Ed irrompe: "Ho cominciato l'Aleph... la definizione della divinità, la maestosità dei pensieri, la profondità delle parole... la magia che riesce a creare... è un libro bellissimo..."



Aveva gli occhi belli. Lei ha sempre gli occhi belli. Ma lo erano di più. Belli come io sospettavo che fossero in realtà, senza un velo di tristezza.



Se qualcuno mi chiederà una definizione di Amore, io racconterò questa storia.



"Tutto il passato torna come un'onda, e quelle antiche cose sono qui, solo perché una donna ti ha baciato".



E oggi il bacio più bello me lo ha dato un bambino che diventa sempre più mio.



(Foto di AmorPlatonico. Mare gentilmente offerto da Marsala, con tanti saluti alle note di Mal d'Africa di Battiato che mi hanno accompagnato nell'ultimo viaggio in Sicilia).

venerdì 12 settembre 2008

L'amore trasparente

angeli

Sono tremendi, irrequieti. Ti scappano dovunque.



Poi ti guardano da lontano.



Tornano.



Ti chiamano per nome.



Si addormentano tra le tue braccia.



E sono sinceri, sempre.



E ti fanno capire quelle che sono le tue direzioni.



Perchè hanno gli orizzonti lontani.



(Credo che sia la miglior foto della mia vita. Perché, se fotografare è raccontare la tua verità tagliando la verità, questa mi ha tagliato il cuore, riempiendomi gli occhi di luce. Gli affetti e gli amori che durano sono quelli che si scelgono, e non quelli che ti capitano. Compreso questo, comprendi davvero tutto. A qualunque età. Ah, per i puristi: due scatti col cellulare. La Canon era rimasta prudentemente a casa.)

sabato 30 agosto 2008

Punto di non ritorno

llmare



"Lo sai che io se non ho pranzato non ragiono".



Poi dicono che le donne sono complicate.



Mi sa che questa la sposo davvero.







(Foto di AmorPlatonico, Nokia N70: non serve la megareflex, se hai un buon manico e un lungomare come questo. Anche se oggi la Canon ha dato parecchia soddisfazione).

mercoledì 27 agosto 2008

La vita è cozze e provolone, è inutile

"Se vuoi conoscere i tuoi pensieri di ieri

osserva il tuo corpo oggi

se vuoi sapere come sarai domani

osserva i tuoi pensieri di oggi"



(Franco Battiato, Il cammino interminabile)



Stamattina mi peso, e scopro che la bilancia mi ha graziato.

Mi dico "mamma mia, sto tornando in forma, sarà l'amore..."



Dopo un po' l'urlo dell'Indimenticabile:



"Questa bilancia segna quarantacinque chili... tre in meno di ieri! non è possibile! morirò entro tre giorni!".



Mai fidarsi della bilancia. E di tutti quelli che mentono. Anche a fin di bene.



Che poi le cose si scoprono ed è triste.



Bilancia della minchia!



" mi l’aia passatu tra peni e turmenti

li peni di lu ‘nfernu nan su nenti"



(Chi mi conosce sa che volevo scrivere altro. Sto arrivando al giusto livello di saturazione per partorire qualche post malefico. Magari vi parlerò della verità sulle piccole case editrici italiane, o presunte tali. Presunte perchè, quando ti stringono la mano, la presa stessa è unta... davvero. E ti sporchi. E non poco.)

lunedì 18 agosto 2008

Letture da spiaggia



Io non so se lo fa per impressionarmi. Per quello lo ha già fatto.



E' l'incoscienza mia, che sono tutto un casino, o sua, o la nostra?



In ogni caso, sto con una donna tosta.



Sotto ogni punto di vista.

giovedì 31 luglio 2008

Splendide previsioni

L'Indimenticabile: "Lo so. Tu dici e dici ma hai il tradimento nel sangue. Ma non ti preoccupare. Io non ti dico niente. Ti meno soltanto".

Io: ...



La Principessa: "Se tradisci mamma ti meno."

Io: ...



E non si son parlate.



martedì 29 luglio 2008

Donna avvisata

La conoscete quella barzelletta terrificante? La differenza tra la fidanzata, l'amante, la moglie dopo aver fatto l'amore?

Beh... tutte e tre abbracciate, guardano verso l'infinito e dicono:

La fidanzata: "Amore... è stato belissimo... già sogno una casa, io e te... bla bla bla..." (c'è a chi piace)

L'amante: "Oh... è stato travolgente... come un fiume in piena (generalmente esagerano)... hai toccato le corde più profonde del mio piacere (a questo punto si ricomincia, o si lascia la cento euro sul comodino)

La moglie: "Caro... stavo pensando... beige... il soffitto quest'anno lo dipingerei beige..."



Ecco...



La cosa bella di non avere diciott'anni è che ci si racconta un po' di cose. Magari ci si racconta un po' troppo, col rischio di perdere la poesia...



Io e la donna della mia vita siamo un po' gli Harry e Sally di Bari... siamo amici, amanti, confidenti, complici.



E scherziamo, a volte anche pesantemente, sui nostri ex.



Una volta la mia ex moglie si comportò proprio come la tipa della barzelletta... non era il soffitto beige, ma il calorifero blu-Grecia...



Io scoppiai a ridere istericamente immediatamente... e le dissi: "è finita! sei come la moglie delle barzellette!!!"



Ora accade che dopo quello che è fare l'amore tra due compagni, che è scambiarsi, coccolarsi, ululare, ridere, amarsi e sentirsi senza paure, senza limiti, senza remore, così come dovrebbe essere, diciamo...

... accade che si stia belli distesi a coccolarsi... e che tu offra la pancia a lei come cuscino..,. e che lei metta i piedi sul muro come fa la bambina sul cruscotto... e poi ti dica...

"senti... ti prego... volevo dirti... stavo pensando alla posizione di questo letto... sai cambiarne l'orientamento... ma... ecco... ora stiamo così... TI PREGO NON LA METTERE SUL BLOG!"

mercoledì 23 luglio 2008

Brutta gente

Albergatore: "Ha preso niente dal frigobar?"

AmorPlatonico: "Assolutamente nulla (tranne il set di asciugamani, visto che non mi ha fatto lo sconto sulla stanza, in questo "albergo della minchia"*)



E' inutile, la vita è una giungla.



(*) Citazione dotta da "La leggenda di Al, John & Jack"

martedì 22 luglio 2008

Pubbliche dichiarazioni



Amica: "Ma tu ti sei innamorato così tante volte, cosa ti fa pensare che questa volta sia diverso?"

AmorPlatonico: "Perché ho cercato i suoi occhi fino ad ora."



***



AmorPlatonico: "Tu mi hai fatto scoprire il modo più intenso di fare l'amore"

L'Indimenticabile: "Vedi di finirlo di scoprire solo con me" (seguono minacce)





***

AmorPlatonico: "Mi dai un bacino?"

Principessa: "Dammi cinque euro"

domenica 20 luglio 2008

Il rutilante mondo della moda

Mentre presento le collezioni ho imparato a spegnere il telefono. Anzi, peggio: lo lascio acceso in macchina: chi mi vuole davvero, richiama. O, al massimo richiamo io.



Se mi chiami in privato... cavoli tuoi.

Prima in privato mi chiamava una banca per "ricordarmi di versare" oppure il vicepresidente di un fantomatico consiglio comunale per avere dei servigi in cambio di promesse da marinaio.



Ma siam cresciuti.



La risposta agli anonimi la affido ad un servizio di messaggeria chiamato Su.Ka. srl.



Chi vuole qualcosa da me, seriamente, riesce sempre a contattarmi.



Ma le chiamate della mia ex-moglie restano sempre un mistero.



Premetto che andando via ho seguito la soluzione più elegante: le ho lasciato tutto. E, ovviamente, non le bastava.



Ora abbiamo deciso per un divorzio congiunto, tanto, non avevamo nulla da dirci prima, figuriamoci ora.



In questo, ovviamente, tutto è stato affidato al MIO avvocato, mentre il SUO avvocato finge di avere fretta (e poi impiega tre mesi per un pezzo di carta).



Ma queste sono altre storie.



Allora, in ogni ambito, quando due persone ricorrono agli avvocati, che sono dei tipi che litigano per conto tuo, considerando che litigare è inutile perché si trova sempre un ragionevole accordo, avendone voglia, oppure un onesto disaccordo se si parte da reazioni isteriche (e in questo le donne sono maestre, non me ne vogliano), evitano anche il dispiacere di sentirsi, perché, almeno deontologicamente, non è corretto...



Appuntamento con un cliente, ordine, chiacchiera, chiacchiera esagerata (miii, quanto parli!!!), torniamo in auto e trovo due chiamate "EX MOGLIE" e un messaggio "CHIAMAMI APPENA PUOI"...



Io, che sono un gentiluomo, chiamo...



Ora, la mia ex moglie sta diventando adorabile.

Perché crede nelle favole.

O, meglio, lei in un bicchiere vuoto vede l'aroma e il sapore del vino.



Avrà cominciato a bere seriamente, suppongo...



Siamo a fine luglio, e avremo l'udienza di divorzio non prima di novembre o dicembre. Se nessuno dei due avrà a pretendere (della serie: mandiamoci gli avvocati a firmare al posto nostro, che è tempo guadagnato), dopo venti giorni saremo liberi e belli (almeno io, libero e bello, lei, si arrangi)...



Bene: contenuto della telefonata...



"Ciao sono P..."

"Lo so che sei P... ti ho chiamata io apposta... dimmi"

"Volevo dirti che il mio avvocato (la sorella, per intenderci) non riesce a contattare il tuo avvocato"

"Perché, che è successo?"

"No, niente... è che alcune volte capita che anticipino le udienze e nessuno sappia nulla... ecco... magari, andando a controllare..."

"Premesso che la moglie del mio avvocato è divorzista... tua sorella non può andarci?"

"Beh, deve fare venti chilometri..."

"Senti... siamo in Italia... se ci han detto novembre, sarà al limite dicembre, non luglio... qui le persone normali già pensano alle ferie... figurati gli impiegati statali..."

"Ma non può controllare lo stesso?"



E' questa la ragione del suo fascino: tutto l'universo ruota intorno ai cazzi suoi,



"Va bene, controllo".



Chiamata all'avvocato, alle otto di sera.



"Ciao Pasquà"

"Ciao Daniè"

"Scusa se ti disturbo... mi ha chiamato la tipa"

"Non mi disturbi mai... dove stai?"

"In Sicilia, rientro stasera"

"Io in Calabria, rientro stasera... lavori?"

"Certo, e tu, vacanza?"

"Non ce la facevo più"

"Immagino... senti... non ti voglio rompere..."

"Dimmi"

Gli racconto la storia.

Scoppiamo a ridere, come al solito...

"Ma le hai detto che siamo in Italia?"

"Certo... ma sai come è difficile darle un contatto con il reale..."



La richiamo, e la rassicuro...

(Di cosa, poi, non so)



"Tanto, male che vada, per la legge torniamo insieme... anche se non sarebbe il caso..."

"Non è questo: è impossibile"

(Quale parte di "NON SAREBBE IL CASO" non hai capito?)



Già non sopporto chi non prende la vita con ironia. Ma in certi casi, vorrei essere vedovo.

mercoledì 16 luglio 2008

Amore, Psiche e biglietti del treno.





All'inizio erano le Tavole di Piraino, quelle misteriose stampe da quadrettare e da riprodurre.



E allora c'era Cecilia, la maga della sanguigna, che in cambio di un sorriso (che ho capito dopo voleva essere altro, ma, che volete, sono un maledetto intellettuale) mi ha risparmiato qualche ora a ricopiare anziché inventare. Ed erano capitelli e templi e statue.




Poi ho chiuso le tavole. E ho guardato il mondo. Il mondo di cui quelle tavole erano una rappresentazione.




Amore e Psiche l'ho vista, l'ho toccata. Era il 1990, la prima volta. Diciotto anni, zaino in spalla, inter-rail. Parigi, saranno stati quaranta gradi, quell'Agosto.




Lo zaino, a smontarlo, pesava molto di più di quello che servisse. Perché c'erano un paio di libroni che m'ero portato. Così, per passare il tempo in treno. Che poi, tranne uno, non ho letto, perché ho parlato, conosciuto, scambiato.




Era finito un amore, mi ricordo, o c'era un amore, ma era malato. Perché l'amore spesso è malato. Nasce così, quell'amore, perché ti conosci poco. Non un'altra persona. Conosci poco te stesso. E allora non sei tu che ami, ma sei tu, le tue nevrosi, le tue angosce. I tuoi limiti.




(E leggevo “La nausea” di Sartre, l'angoscia del reale e il trionfo dell'inesistente, il dolore della vita, l'impossibilità dell'amore... e gli occhi si inumidivano a pensare al mio d'amore che sembrava immenso, ma era impossibile, e allora inforcai gli occhiali neri, e continuai a leggere, e a straziarmi, perché a diciotto anni se non ti strazi, che vivi a fare?)




L'amore, di per sé, scopri, è infinito. Tutto quello che ne è copia, è limite, è passeggero.




E, se va bene, finisce. Le definiamo storie “pulite”. Magari solo perché sono più in superficie.




Altre sono malate. Perché sono parti di noi che non amano, ma sono ossessionate da corrispondenti (o opposte) parti di altri. Perché certo amore va così. Di inganno in inganno.




Allora vivi tutta una vita con un'ombra, pesante, un'ombra che sembra solo sentimentale ma poi assume tutti i connotati della materia, perché l'amore é materia, mi insegna qualcuno, e perché non si vive di sola mente (e non ditemi il contrario, perché è grigio, altrimenti). Perché poi tutto si complica. Perché si vivono situazioni a diversi livelli di profondità. E allora tu incolli i tuoi desideri su un'ombra e quell'ombra, proprio perché ombra, svanisce all'improvviso.


E così i tuoi castelli, costruiti sulla sabbia.




E giri per il mondo con il segno delle macerie addosso.


Sensazioni paritarie, dovremmo pretendere. Ma da pretendere non da un altro, che in quanto altro non è controllabile, ma da noi stessi. E fare quella cosa che sembra semplice, ma è inneffabile, e poi diventa semplicissima: comprendersi.




E allora guardi, e vedi, e scindi i contorni. E non litighi, costruisci. E non stai in silenzio, ma ti confronti. E risolvi. E cresci. E ti avvicini. A cosa? Ad un concetto strano.




Mi è tornato ieri, in mente, mentre in questa nuova immensa casa monto finalmente la libreria che mi ha accompagnato da ragazzo, con tutti i nostri libri (i miei e della mia compagna, perché i libri sono importanti, perché fermano le idee, non solo quelle di chi scrive, ma anche di chi legge, perché ricama le proprie a quelle stampate, o vergate a mano, e le fissa nella mente, come recitare ad alta voce le parole di una preghiera: è sentire sé stessi). Mi è tornato in mente il mito della caverna di Platone, le ombre delle idee, la strada verso l'Iperuranio attraverso l'amore del Dio, lo scegliere sulla terra quella persona, quell'Amore, che ti conduca alla visione di te-infinito, di te-idea.



E ho guardato gli occhi grandi del mio, di Amore.




E ho sorriso.




Perché lei è il mio archetipo dell'Amore su questa terra.




Perché amiamo, e parliamo. Sempre. Sempre curiosi di sensazioni, e di idee. Amore e Psiche.





Se per uno scherzo terribile del destino, mi dovessi sbagliare, sbagliare ancora, non fa nulla. Lasciatemi in questo inganno, perché, stavolta, almeno, è meraviglioso. Perché, alla fine, lo so, sbaglierei sbagliandomi.


Ora le tavole di Piraino mi mancano.


Ma giocherò con le immagini che ho scattato, e che scatterò, e tappezzeranno i muri di questa casa, come fino ad ora, che son stato come un viandante, un pellegrino, le ho portate, in fondo, tutte, realmente, solo nella mia mente.


Perché ora sono a casa.




(Amore e Psiche di A. Canova, Louvre, 2001, foto del sottoscritto, effetti alla Piraino di Photoshop, saluti a Cecilia, che ha sposato un carabinere, e alla mia inguardabile prof di storia dell'arte di liceo, detta "Athena Parthenos" per l'esilità delle sue caviglie e la soavità della sua voce, ovunque ella ora si gode la sua immeritata pensione).

martedì 15 luglio 2008

Amarcord

- Magari ci apriamo uno studio insieme...

- Guarda che io frequento ingegneria elettronica, tu architettura...



Poi uno si lamenta che non ci si è capiti.



(Dialogo di AmorPlatonico e della sua ex storica, andando all'università, ricordato mentre, come i vermi di dune, le sue foto sono sbucate da una scatola. E hanno raggiunto il bidone dell'immondizia.)

domenica 13 luglio 2008

Il senso dell'Amore

(A tavola, occhio languido)



- (Sussurando) Io ti amo...

- C'è il formaggio che ti piace in frigorifero...

martedì 8 luglio 2008

Ho avuto un'infanzia difficile

I traumi adolescenziali poi sono un'altra cosa.



Ma si continua allegramente, 'appero!



Ieri pomeriggio al parco, con la mia compagna (l'Indimenticabile), il Drago e la Principessa.



Il Drago trova subito la sua ragione d'essere (il calcio) e sparisce con la sua nuova squadra di amici.



Io tento di fare qualche telefonata di lavoro, ma vengo preso sotto tiro dalla Principessa. Non c'è scampo. Devo giocare con lei.



Premesso che giocare con la Principessa mi cancella ogni pensiero nero dalla testa (mentre il Drago mi ha fatto scoprire il calcio a 37 anni), il gioco consiste in questo: mentre faccio qualunque cosa, questo qualunque cosa deve passare in serie B perché l'attenzione deve essere solo su di lei.



Quindi io parlo con la cliente inafferrabile al telefono, quella che ci hai messo tre giorni per fartela passare, e mentre cerco di mantenere un tono professionale devo:



- farle fare il morto come se fossimo al mare ma siamo al parco (e dopo un po' finiscono le mani, se hai un Nokia in una mano e una novenne nell'altra);

- farle fare la giostra (tu sei la giostra e lei ti zompetta attorno/sopra/sotto/a lato)

- rispondere alle domande

- evitare che prenda parte alla conversazione.



Quando c'è il capo al telefono, glielo devo passare, non c'è storia. E lei si informa su:



- il venduto

- la borsa

- quando partiremo di nuovo



il tutto finalizzato a che regali mi deve chiedere.



Ma la Principessa è la Principessa, è inutile.



Ad un certo punto, il Drago "finisce" gli amici e mi chiede di palleggiare con lui.

Ed io sono vestito come un pinguino.



Dai tavolini, lo sguardo dell'Indimenticabile.

Ad un certo punto mi chiama. Mi indica i bambini, guarda la mia fronte imperlata di sudore e mi chiede:

"Ma tu mi vuoi ancora bene?"



Ad un certo punto decido di vendicarmi.

Ricordo al Drago che anche se a palleggi mi batte, sui tiri da lontano è una schiappa. Ma tornano gli amici e mi scaga.



Allora prendo sotto tiro la Principessa:

"Allora come va col tuo fidanzato? mi dicono che si chiama come me!"

"Sì, ma lui è biondo e ha gli occhi azzurri!"



Vabbè.

Ho avuto un'infanzia difficile, non lo nego: è questa.

domenica 6 luglio 2008

Traslochi (4)

Oggi ho buttato un sacco di maglioni vecchi.



Il fatto è che me li portavo dietro che saranno vent'anni.



Perché i maglioni tu pensi che non invecchiano, in particolare se di te hai quel così alto concetto che pensi che vestirsi bene sia prendersi troppo sul serio.



Anche se in realtà quei maglioni non li ho messi poi così tanto. Perché avevo diciotto anni, forse. O sedici. E mettevo il maglione sotto il giubbotto di pelle per andare in moto e stare caldo.



Poi c'è stato il lavoro, e tutto il mio vestire rigorosamente di nero, dalla giacca e cravatta alla maglietta meno impegnativa. Ma tant'è...



Io quei maglioni, oggi, li ho buttati via.



Assieme ad un legame del passato che, in realtà, era un peso, non un legame.



Perché il passato lo hai vissuto, lo hai elaborato, lo hai fagocitato. Ed ora lo guardi da lontano.



Assieme ad una serie di errori, quella serie di errori che l'uomo normale chiama esperienza.



Perché ti sei dato una nuova possibilità. E l'hai data a qualcun altro. Perché riconoscere gli errori significa crescere e cambiare.



Perché significa lavorare su sé stessi. E superarsi. E smetterla di credere superficialmente che non si possa venire fuori dalle difficoltà, dalle situazioni negative.



Perché, come dico sempre, dell'Inferno non ci lamentiamo del clima o della compagnia, ma dell'eterna ripetizione dell'errore.



Basta con l'Inferno.



Abbiamo già dato.

martedì 1 luglio 2008

San Valentino

Certi sguardi del Drago o della Principessa mi fanno tornare indietro.



Quattordici Febbraio Duemila.



Fu una mattinata lunghissima. In clinica la mattina presto. "Non aspettarmi. Ti chiamo io dopo."

E le onde di San Vito per ore ed ore.



IVG

Interruzione Volontaria di Gravidanza.



"Ci conosciamo da troppo poco tempo" - disse.



Io sarei stato lì, d'accordo con ogni sua decisione. Dopo aver parlato e riparlato.

Ma aveva già scelto.



Perché una donna sceglie di avere un figlio. Sempre.



Io poi quella donna l'ho sposata. E mentre andava tutto male lei mi disse che sarebbe stato il caso di fare un figlio.



Sarebbe stato il caso.



I figli si fanno per amore. Io allora amavo, o credevo di amare. Avevo un amore, per quanto malato che fosse (tanto che poi non ce l'ha fatta)...



Altri li progettano a tavolino.



Altri li usano, per aggrapparsi a qualcuno. Altri per fare soldi.



Io, per me, qualcosa, forse, ora, la sto capendo.



E sentivo che era una bambina, o così mi piace credere. O credere di sentire.



Io non so, non l'ho mai saputo.



Ma qualcosa tra di noi si era rotto. Ora so cosa significa avere un figlio, e quando una donna vuole dartene uno.



Ora so cos'è una vita che ti zompetta intorno, che ti fa domande, che litiga con te, che ti fa impazzire, che vuole palleggiare, che vuole che gli spieghi cos'è un decametro quadro alle sette e mezza di mattina o che ti sorride di notte.



O che ti prende a pugni pazzo di gelosia se sfiori la mano della mamma.



Oppure ti arriccia i capelli, mentre dorme con te.



E poi entrò l'infermiera e disse, sprezzante... "Certo che bel San Valentino che vi hanno fatto passare i vostri mariti!"



Già.

domenica 29 giugno 2008

Cose che non so

"Mamma, il mio cognome non mi piace.

Eppoi mi sfottono a scuola.

Posso chiamarmi come Pasquale?"

Pubblica dichiarazione della Principessa



Ora, parliamone.

L'argomento è difficile, delicato e tutti gli aggettivi che si merita.

Tra l'altro sono le tre di notte (come nei polmoni di Camilleri, per intenderci), e sono qui dopo l'ennesimo trasloco in una bellissima casa al centro di un piccolo paese vicino Bari, che nelle sue infinite e immense stanze accoglie tutta la tribù composta dal sottoscritto, dalla mia compagna e dai suoi cuccioli.

Premesso che non è il caso di parlare troppo con la Principessa, perché vi sgama, comunque, in maniera irrimediabile... e vi dice quelle due parole che vi trafiggono l'anima... son cose.



Son cose che non so, come cantava Fossati in Albertina (che qualcuno sarebbe il caso che se l'andasse a riascoltare...).

Cose che non so perché i ruoli sono complessi. Quello che viene chiamato "legame di sangue" talvolta li semplifica, li rende ovvi, scontati e spesso "malati".

Non che siano da preferirne altri, per carità. Ma nessuno è obbligato a tenersi un padre che non ci ama.



Io credo che le persone si scelgono, anche. Si incontrano per similitudini, per empatia, per orizzonti simili.



Credo nell'Amore, quello con la A maiuscola, quello che ti fa dire "ti amo" senza paura, quello che ti fa prendere decisioni importanti.



L'Amore che supera ogni difficoltà.



Tutto questo Amore è fatto per trasmettere bellezza, Poco importa da dove questa bellezza sia venuta. E' qui, E vuole essere coltivata, amata, e fatta volare via.



E qualunque nome, o cognome abbia.



Perché i bambini sono figli dell'Amore.



E l'Amore non è un gioco di definizioni. Né è un gioco.



"Ho letto il tuo libro. Ci sono le poesie. Mi piacciono le poesie..."

E con queste parole la Principessa mi ha atterrato.



E son quelle cose che non ti rialzi più.



Se sei fortunato, voli direttamente.

giovedì 29 maggio 2008

Cosa avrei visto del mondo...



Personalmente trovo profondamente ingiusto che i negozi di alimentari siano chiusi il giovedì pomeriggio (quando effettivamente hai il frigo vuoto come le casse della Banca d'Italia) mentre, che ne so... le ferramenta invece sono lì, disponibilissime, a venderti cose di cui avrai bisogno sicuramente di sabato pomeriggio, quando son chiuse, quando hai deciso di andare fuori a cena per cui non farai la spesa.



E' come essere innamorati di una donna che non ci vuole. O il contrario. Ma il paragone non c'entra.



(Questo è il 6x3 che, se il cliente accetta, butto nella monnezza il pomeriggio di scatti fotografici e gli regalo il servizio).

venerdì 23 maggio 2008

Brevi lezioni di marketing

Certe volte mi stupisco della mia innocenza:



ho portato Il Drago(*) da Feltrinelli dopopranzo.



Risultato: sono uscito con un gioco per la ps2.



Ora, premettendo che



- il drago NON è interessato alla letteratura, né ai fumetti

- non è utile per accalappiare le femmine in quanto figlio della donna che amo alla follia che 1) farebbe la spia (anche se si corromperebbe con un adeguato numero di figurine) 2) non tradirei mai la donna della mia vita, neanche col pensiero;

- esiste sempre un reparto giochi e video in qualunque LaFeltrinelli, alla faccia della cultura mentre io, che sono un uomo di marketing, quando vedo un libro stampato torno ai bei tempi in cui credevo persino nel comunismo e nella bontà dell'umanità; in realtà venderebbero anche la loro nonna...



CHE CAVOLO CI VADO A FARE ALLA FELTRINELLI?



Quando penso al colore dei capelli della mia ex suocera torno con i piedi per terra.



Dovrei portarmi dietro una sua foto.



Terrebbe lontani anche gli spiriti malvagi, ne sono sicuro.



Ma mi ammorberebbe la chiappa. Son sicuro anche di questo.



Una donna puoi amarla, tradirla, sposarla, lasciarla... fino a passarle accanto e chiederti ma chi cacchio è questa... ma una suocera è per sempre: ti odierà comunque con immutata e terribile ostinazione.



Sarà la tintura. Quella penetra. Oppure il contrario: che i capelli siano di quel colore indicibile perché pescano in un cervello insano???



Mah.



Le suocere sono come le stelle, il loro posto è in cielo.



E il mio posto col Drago è lontano dai reparti giochi della Feltrinelli, dove subdole operazioni di marketing fanno ficcare il piccio(**) alle anime innocenti. Ma la salverò, quest'anima innocente! O mi suiciderò buttandomi dal primo piano direttamete sui divanetti dove falsi intellettuali fanno gli strafighi fingendo di leggere... (e guardami guardami!!!)



Anche perché Sony ha già abbastanza soldi e i giochi si DEVONO scaricare aggratis.



Scusate lo sproloquio.



Buona serata. E guardatevi il cielo stanotte. E sperate che ogni stella sia una suocera... lontana... lontana...





(*) Il Drago è uno degli United Children della mia Donna, attualmente la mia unica occupazione nel tempo libero. Anche nel tempo non libero, a pensarci. Ma son soddisfazioni. Abbiamo Il Drago, La Principessa e Il Tenebroso. Sarete informati sugli sviluppi.



(**) Dicesi "ficcare il piccio" di quel processo paraisterico durante il quale un innocente bambino assume il livello isterico di due o più donne. Solo che una donna la caghi. Il bambino ti strazia il cuore. Ma poi lo prendi a sgannassoni. Generalmente uno sgannassone ogni "me lo compri?". Mai entrare con un bambino e una carta di credito CONTEMPORANEAMENTE in un negozio. O farvi notare da lui che cinque minuti prima avete fatto Bancomat. Non ci crederà mai che i soldi finiscono misteriosamente verso la fine del mese...

giovedì 22 maggio 2008

Il mio Amore ha gli occhi grandi



Il difficile è cominciare. Perché cominciare a raccontare significa cominciare a spogliarsi. E dopo i vestiti ti togli la pelle, pezzo dopo pezzo, cellula dopo cellula, a rivelare l'anima tua al mondo.



Perché l'Amore non è di un altro. L'Amore è tuo, tuo di te che ami. E ti conosce meglio di quanto tu pensi di conoscere te stesso.



E cominci a raccontare.



Allora, andiamo.



Il mio Amore ha gli occhi grandi.



E io sono partito da lì, e in quegli occhi mi ci sono perso. Perché in realtà m'ero perso prima. Questa volta, al limite, in quegli occhi mi ci sono ritrovato. Perché amare è ritrovare sé stessi. Perché non è il desiderio dell'Amore: quello ti fa perdere. E' l'Amore che è il ritorno. Perché ritorni a te stesso per renderti conto che sei uno, e poi diventi metà, e poi torni ad essere intero, uno più uno, tre. L'eterno generatore. Ma queste sono altre storie.



Perché pensi di essere arrivato quando sei solo. Perché va bene così. E perché va di moda. Perché, single, è figo.



Perché in realtà da solo ci cominci poi a stare bene. E non sei cinico, non sei acido. Sei tranquillo. E rimetti i tasselli del mondo insieme, come in un puzzle, del quale prima non ci hai mai capito niente.



Poi in questi tasselli allontani la fretta, le cose fatte perché si devono fare, perché le fanno tutti. Cominci persino a dire di no a qualche donzella, come se fossi tu la donzella stessa in attesa del cavaliere.



Ma in realtà sei il drago, che riposa e medita per scoprire il vero.



E fuor di metafora, qualche volta ti rompi le scatole, te ne torni a casa e ti apri un bel libro.



Oppure, ne cominci a scrivere uno.



Perché, tornando, ti sei fermato a guardare la Luna e le stelle. E il cielo nero nero non era, ma c'era luce, e nuvole, e racconti.



E un viaggio, profondo, dentro te stesso.



E l'hai fatto da solo, e poi per incanto, per incanto riconosci qualcuno che accanto a te, o per strada, mentre cammini, ha il tuo stesso passo.



Camminami accanto.



E poi le guardi gli occhi. E sono grandi, e profondi. E un po' tristi, come gli occhi di chi ha visto davvero il mondo.



Ma guardano alto, e in fondo. E in fondo sorridono di una luce che hai soltanto immaginato.



Perché da sempre hai cercato, in fondo, quegli occhi. E no, no! Non c'è il tu narrativo, e basta con quest'aria da scrittore! Io l'ho cercato, io l'ho sperato.



L'ho cercato da sempre, quel bagliore negli occhi. Come se fossi un modesto Proust ho messo insieme i tasselli di un sogno, di mille sogni, di una vita. Una vita intera.



E sempre ho cercato quegli occhi grandi.



Sempre.



E sempre mi sono ingannato in altri occhi, che sembravano più luminosi e più facili.



E poi ho capito.



E li ho visti tra mille.



E li ho visti, perché il mio Amore ha gli occhi grandi.



Che guardano l'Infinito.



Pieni di Infinito.

martedì 6 maggio 2008

Sesso con AmorPlatonico

[DOPO]



- Ma quella cosa che mi hai detto prima... mentre facevamo l'amore... era proprio brutta... ma sinceramente non mi sono fermata perché il contesto non era da interrompere...

- Veramente volevo dirti che tutto quello che mi accade è splendido e eccitante, e per di più accade con te che sei la donna della mia vita...

- Ah, volevi dirmi questo?

- Scusa per l'improprietà di linguaggio ma ero concentrato a ben altro...

- Hai fatto miglior figura nell'altro senso...

giovedì 17 aprile 2008

Traslochi 2

I grandi misteri dei traslochi, in particolare quelli gestiti dalla tua nuova compagna:



- le foto delle tue ex si perdono misteriosamente;

- assieme alle foto, spariscono misteriosamente i tuoi maglioni vecchi;

- assieme alle foto e ai maglioni, si rompono inspiegabilmente alcuni piatti (della serie: amore, lavali tu);

- lei seleziona i tuoi libri di psicologia, che misteriosamente vengono spolverati, sistemati, venerati;

- lei butta i cartoni; tu adori i cartoni: vabbè;

- tu monti la libreria, tu e il drago (spettacolare bambino di lei, sul quale torneremo con l'annosa questione: "a che minchia serve il decametro quadro?"), mentre lei vi guarda sorridente, e distante, e fa finta di andare a prendere i biscotti dall'altra stanza;

- il drago, che capisce in fretta, sa che qualcuno lo sta fregando;

- ad un certo punto la tua roba sembra misteriosamente di meno.



Considerato il tutto la amo alla follia.



E follia è la parola giusta.

sabato 12 aprile 2008

Principi

I bambini sono la versione più simpatica del Secondo Principio della Termodinamica.


 

venerdì 28 marzo 2008

Variazioni sul tema

keys

Splinderiana: E così le hai chiesto di sposarti. Ma non sei ancora divorziato...

Io: Divorzio avviato. Attendiamo istruzioni dall'alto. Questa era una prova... una prenotazione, diciamo...

Splinderiana: Quindi?

Io: Niente... le ho chiesto "Vuoi sposarmi?" e lei...

S: Lei ti ha lanciato un ferro da stiro?

Io: No, mi ha detto di sì...

S: Allora glielo hai lanciato TU il ferro da stiro?



Questa la voglio come testimone. Giuro.

Ho anche un vago sospetto su che tipo di regalo ci farà.

Traslochi

llovetonight

Siccome l'uomo è strano, si porta prima il letto. Poi si dimentica tutta l'elettronica a casa vecchia. E pare brutto lasciarla lì.



E allora dorme dentro un sacco a pelo(*), per svegliarsi presto e portare queste scatole scatolette vestiti bicchieri pentole elettrodomestici armadi porcamiseria armadi il tutto per due comode rampe di scale a chiocciola.



E poi gli vengono strani pensieri.



E manda strani messaggi.



SMS LUI "SPOSAMI"

SMS LEI "Sì, Ti sposo."

(preoccupato, respira, respira. Temerario, insiste)

SMS LUI "Guarda che non si accettano resi"

SMS LEI "Sì. Amore mio."



Porca miseria, faccio sempre così. Non mi controllo. Mi vengono fuori.

Perché le cose si fanno d'istinto.



Com'è che diceva De André? "Il risposarsi è la vittoria della speranza sull'esperienza."



Il vero problema è che LEI non cancella mai i miei messaggi.



(*) citazione dotta da Battiato, Mesopotamia, che è tutto un bel dire ("Che cosa resterà di me, del transito terrestre? di tutte le impressioni che ho preso in questa vita?").

venerdì 14 marzo 2008

Prigioni



Quando ami, ami e basta:

se cominci a farti troppi calcoli,

allora, tanto vale, andare a puttane.

Così il costo lo sai prima.

(Considerando che, in tal caso, l'investimento emotivo è pressoché lo stesso).





Grazie, come sempre, a PensieriDiCarta per la sintesi.

Foto, a scanso di equivoci, mia. Sbarre di Photoshop.

Perché le sbarre, spesso, ce le creiamo da soli.



giovedì 13 marzo 2008

Ipse dixit

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Molto tempo fa ero fidanzato contro una tizia.

Più che fidanzato, ne ero ossessionato. Perché quando non ti conosci, le passioni sono ossessioni.



Era come piacevano a me le donne: bionda, con gli occhi di un celeste infinito, gli zigomi alti, la fronte spaziosa. E una bella terza, per accontentare la bestia che c'è in me.

Eravamo compagni di classe, al liceo. Di fatto ci siamo corteggiati per tutti gli anni che abbiamo trascorso a scuola. Poi, complice l'esame di maturità o schiavi dell'ormone, ci siam fidanzati.



Eravamo "quelli bravi", "quelli di cultura". Ci univano, oltre al vissuto, oltre all'amore per l'arte, alla stima reciproca, ad una certa attrazione, una profonda fiducia, una profonda conoscenza l'uno dell'altra.

Per quanto sia lecito pensare di conoscere l'universo femminile, per carità.

(Io oggi mi alzo la mattina e non so con quali casini mi allieterà la giornata la mia donna, ma odio le storie noiose).

La storia finì perché avevamo, probabilmente, anche gli stessi difetti. O troppi difetti, e gli stessi.

Ma non so, non mi interessa più.



C'è sempre un momento, nelle grandi storie, tra persone civili, in cui si parla.

E si parla in quegli attimi che sembrano eterni, con le mezze luci, in un portone, o davanti ad una vetrina, perché ti incontri per caso e affronti lì l'argomento della tua vita.



Era finita. Perché il rancore aveva superato la voglia di stare insieme, perché l'imperfezione aveva superato la bellezza.

E l'imperfezione è una isteria d'angoscia: la bellezza c'è, ma non te la fa vedere. Perché la bellezza è oggettiva, l'imperfezione è soggettiva.

Ma resta tutto il resto: il vissuto, le analogie, le affinità elettive.

E la paura, in fondo, di non trovare nessuno così, che balli alla musica di Laurie Anderson o commenti Francesco Petrarca direttamente in dialetto.

O che ti regali delle rose. Piccole, timide. Perché grandi significa "torniamo insieme".



E fu in quella luce al neon di quello studio fotografico che lei mi disse:

"La tua anima non morirà mai. Non ti capiterà mai di diventare arido".




E' vero. non ci sono mai riuscito. Sebbene, magari, abbia provato più volte a distruggere questa sensibilità che parecchi casini ha procurato alla mia anima, alla mia vita, alle mie direzioni.



Oppure, un giorno, cominci ad assecondarla. E respiri appieno.



Grazie.



(Foto per la campagna "Poscaboys by Trucks", tra breve su tutti i 6x3 e gli autobus di Bari e provincia.)

mercoledì 12 marzo 2008

Le donne sono animali strani

Sono in Calabria, nell'azienda di cui sono il direttore commerciale. Vediamo tessuti, pizzi, merletti. Ci lanciamo in nuove idee e tiriamo le somme dei vecchi progetti.

Il tutto, ovviamente, condito con parecchia ironia, molto cameratismo e molto peperoncino.

Ma, stavolta, scusate, il vino l'ho portato io, perché il Cirò non lo capisco. Tredici gradi di assoluto mattone. Lo bevi e basta. Un mattone. Mi sembra di essere Calvi con i mattoni, appunto, in tasca impiccato sotto il Ponte dei Frati Neri.  In realtà lo faccio per il fegato:  se lo devo distruggere,  che almeno abbia il retrogusto di bacche.



La segretaria mi interroga:



- Mi giungono voci che lei si sia fidanzato... in effetti si vede, è così sorridente... e non è più cinico verso le donne!!!



- Guardi, non è esattamente così... io resto cinico. Solo che la mia donna è eccezionale.



E continuiamo a fare ipotesi su chi-come-quando e in particolare perché.



Squilla il telefono.



- Ciao, ti ricordi di me?



(per sicurezza, guardo il nome sul display)...



- Certo! Come stai?



- Bla bla bla...



Era la ragazza con cui sono uscito qualche giorno prima di gettarmi a capofitto nella storia con la mia donna, quando decidi varcare il confine sottile e tremendo che va dall'amicizia all'amore. Sperando che non torni indietro.



- Allora come stai?



- Mi sono fidanzato!



- Veramente anch'io frequento una persona... che non ha sbagliato nulla...



- Perché... io ho sbagliato qualcosa?...



- Beh, sì... avevate entrambi le stesse possibilità...



Mi sono sentito come Stella Solitaria che combatte con Lord Casco Nero in Balle Spaziali.



Grandi domande:



1) Che CAZZO significa "avevate le stesse possibilità?" che ti andavamo bene entrambi? allora non ti va bene - realmente - nessuno dei due. In amore si sceglie, ci si guarda dentro, dentro e fuori, si sente non il brivido della conquista (quello è per le storie da una notte - e basta, dico, abbiamo già dato!), ma un sentimento più maturo, più lento, più delicato.



2) Tu hai commesso degli errori.

No. Ho smesso di frequentarti perché non mi andava un'altra storia "a breve". Tanto, non avrebbe funzionato.



3) E a che cavolo serve continuare a fare la ruota? dirmi "potevi essere tu"... Non volevo essere io. Semplicemente. Perché non ho sentito le campane. Perché la bellezza, da sola, non basta. Perché ci sono storie su storie, e vissuto, e da vivere, che mi affascina. Non si vive in vacanza.

E per molti, una donna è una vacanza. Perfetta. Che finisce. Per me, no.

Quindi, amica mia, al massimo, ringraziami. Ti ho fatto incontrare l'uomo della tua vita. O un uomo. O, comunque, uno che non sono io. Ti sei salvata da me, in fondo.



Almeno, offrimi un caffè.



Caffè, per due, grazie. A me senza zucchero, che mi piace, dopo, sentire il sapore in bocca.



(E comunque, il resto, è diverso.

Si chiamano vite parallele.

Si chiama camminare insieme, per strada, senza porsi l'annosa domanda: "ma che cavolo vuole questa da me?".

Perché la domanda te la poni. Sempre.

Ma la risposta non c'è, non è scontata, non è un programma da attuare. Non è una relazione politica.

La guardi, ti guardi, sorride, sorridi, continui a camminare.

Sembra un film.

Ma sono molto più di due ore, e non è ancora finito.)

venerdì 7 marzo 2008

La luce della luna



Certe volte restiamo prigionieri dei luoghi, esattamente come delle situazioni.



Quello che io definisco "vortice" è il Maelstromm  di incastri, di coincidenze, di eventi che sono disarmonici rispetto al nostro essere.



In questa psicoanalisi da sabato pomeriggio (che le lettrici sostituiscono saggiamente con una seduta dal parrucchiere) mi permetto di affermare che man mano che si matura, che ci si conosce, si riesce quasi miracolosamente a sapere quello che ci è assonante, e quello che non lo è.



Per me la felicità, come il dolore, sono sentimenti "fisici". Sono materia. Ti piovono addosso.



Il dolore, in particolare, ti stordisce. Il tuo corpo, la tua psiche reagiscono. Intontendoti. Una parte di me crede alla reazione puramente fisica della psiche, che si "difende" con costruzioni mentali che la scienza chiama depressione. E che cura con le pillole.



Nei miei momenti difficili di pillole non ne ho prese. Mai. Di palate in faccia, qualcuna. Poi, lentamente, ho imparato a guardare il Maelstromm da fuori.



E a recidere le parti necrotiche della mia anima.



Per non far espandere il morbo.



L'operazione non è esente da dolore. Ma alla fine scopri che è necessaria.



E che il resto del corpo, quasi miracolosamente, si rigenera e prospera.



E respiri.



E senti.



E la felicità che provi è vera. E sana.



E ha un sapore leggero. Di brezza.



Bene. Questa è la mia nuova casa.



Devono attaccarci ancora la luce. Doppi sensi.



La penombra (doppi sensi, ancora) è di colei che sta diventando, fino a prova contraria, la donna della mia vita.



(Foto dal cellulare. Perché ogni tanto la reflex non me la porto. E il soggetto è sfuggente. Ma è emblematica. E didascalica. Se a qualcuno dovesse alzarsi la glicemia per questo post, cazzi suoi.)

lunedì 25 febbraio 2008

Tempo e silenzio

ltrani

Questa storia comincia con una cattedrale. Perché è così, ma anche perché è bello farla cominciare da qui.



E la cattedrale ospita una luna, in alto, a raccontare, e un mare calmo, a navigare.



E sul mare, e sulla cattedrale, un vento, freddo e tagliente come piace a me.



E silenzio. E il passo di un amico.



E immensi ricordi. E immensi progetti.



Perché un luogo della memoria ti ricorda chi sei, e chi sei stato, e quello che stai diventando.



E dalla cattedrale, dal mare, dalla luna, dal vento, dal passo di un amico racconteremo un'altra vita.



E amore, tanto.



Oppure niente.



Perché l'amore è duro. E fragile. Come un cristallo.



Perché non lo si capisce mai, appieno.



E in tutto questo vento, e in tutta questa luna, in tutto questo mare, in tutti questi passi, resto con un magone al cuore, e mi ricordo d'aver vissuto.



Perché senza magoni al cuore, la vita ti passa accanto.



Permettete, io il profumo lo sento.



Oggi è tempo, e silenzio.



E magari qualche spiegazione razionale.



Perché è così.



Ma anche no.



(Se solo Fossati, oggi, smettesse di cantare, mi farebbe un piacere, che lancia picconate all'anima. Gratis).

sabato 16 febbraio 2008

Dove andiamo, Corto Maltese?



"se son d' umore nero allora scrivo frugando dentro alle nostre miserie:

di solito ho da far cose più serie, costruire su macerie o mantenermi vivo..."

(L'Avvelenata, Francesco Guccini)



La comprensione della complessità.

I livelli di comunicazione.

Il silenzio.



Costruire su macerie. E mantenersi vivo.



(Il Jack Daniel's è solo una comparsa)

giovedì 14 febbraio 2008

Il biglietto della rosa






Io e te

siamo l'amore

e il tempo

Amore liquido



Mi sveglio prestissimo, essendo andato a letto, per motivi quasi lavorativi, alle tre.

Di malavoglia, apro gli occhi alle sette, e mi butto sotto la doccia.

Visto che ci sono, rassetto il bagno, passo l'aspirapolvere in casa, metto le camicie in lavatrice.

Alle nove e un quarto dovrebbe passare la tipa dell'agenzia per mostrare casa al prossimo inquilino.



Non mi piace essere disturbato la mattina, ma è l'unico modo possibile.



Alle 9.40 mi chiamano, scusandosi, che l'appuntamento era stato annullato.



Scendo al bar a fare colazione. In realtà ho fatto tutte le operazioni in trance. Il mio cervello si sveglia dopo il mio corpo e prima del fegato.



Poi il fegato, generalmente, esce con una scusa e tenta di espatriare, ma queste sono altre storie.



Nel bar entra prima di me una donna visibilmente caruccia, la seguo con lo sguardo.

Attacca un cappuccino.

E una tiritera:

"Quanto non sopporto quelli che si alzano alle dieci del mattino!!!"

Non ce la faccio. Rispondo.

"Signora, mi scusi, io sono uno di quelli. Mi vuole forse sparare?"

"No, ma sicuramente avrà le sue buone ragioni..."

"Può darsi. Ho finito di lavorare alle tre".

"Va bene, ma uno che finisce alle dieci?"

(Uno che finisce di lavorare alle dieci, secondo me è poco meno meritevole di uno che finisce alle tre... supponendo che finendo alle 22 abbia cominciato alle 13, o alle 14, se fa un turno... oppure, insomma, credo se la possa prendere comoda...)

"Signora, mi perdoni se mi intrometto... ecco... credo che lei si stia riferendo al suo compagno/marito... la prego, accetti questa cioccolata da parte mia per addolcirsi la mattinata... e, mi perdoni... gli uomini oggigiorno sono rarissimi: si tenga stretto il suo compagno, lo metta su un piedistallo, lo veneri in quanto uomo "normale" e lo perdoni almeno oggi, che è San Valentino..."

"Ma lei parla proprio come Antonio... ma vi siete messi d'accordo?"

Sorridiamo tutti. Le va via.

Mi spiega la barwoman:

"No, guardi, è arrabbiata perché non ha trovato in vetrina un regalo che avrebbe voluto... in realtà il marito è venuto qui alle sette... ha comprato il tutto e glielo farà trovare quando tornerà a casa..."



Mi imbatto in "Amore Liquido", un articolo terrificante sulla Gazzetta del Mezzogiorno, lontanamente ispirato dall'omonimo saggio di Bauman, sulla precarietà dei rapporti.



Il giornalista non è che non abbia capito il senso... ma era avvelenato contro l'amore... e non ha capacità di scrittura. Quelli che passano da copiare il compito al liceo alla gazzetta.



Una zappa in mano, ripeto mentalmente.



Io, personalmente, credo nell'amore. E nella sua celebrazione, sempre, in ogni modo.



Credo nell'innamoramento, nell'essere compagni e complici.



Credo nell'essere amici, e amanti al tempo stesso.



E nell'essere soli.



Perché è una necessità interna.



Credo in tutti questi stati dell'essere, perché sono tutti autentici, e necessari.



Credo che esista la capacità di sentirsi, e di guardarsi vivere, un attimo, da fuori, per apprezzarsi di più.



Non credo nelle tristi generalizzazioni. Nelle facili generalizzazioni.

.

Io non sono cinico, ma nemmeno desideroso di false aspettative.



Credo che l'isteria non serva, e che ogni atto non abbia quel senso di catastrofico.



Del resto, sulla terra, gli unici a festeggiare San Valentino siamo solo noi umani.





Gli altri, guardandoci, sghignazzano.

martedì 12 febbraio 2008

Doverose precisazioni



Due anni fa, dovendo arredare la casetta che ora sto lasciando, e non sopportando i mobili componibili (mi piace sempre costruirmi le mie cose, sarà che da bambino mi costruivo da solo i giocattoli, poi son passato alle donne, poi alle aziende, e ora son tornato ai giocattoli, che sono storie, idee, aziende, amori, perché tutto è un gioco, perfetto, altissimo e mirabile)... incontrai in un bricocenter un amico d'infanzia, con il padre...



- Waglio'!!! (1)



- Madu'!!! (2)



- Come stai?



- Resisto! e tu?



- Bene! ho comprato casa! a Rutigliano! lavoro come chimico a Tecnopolis e lo trovo comodissimo. Ovviamente la casa l'ho presa da solo! e tu?



- Beh, sai... ho fondato un consorzio all'export e un comitato cittadino, ho preso più aerei che treni per un paio d'anni... poi ho scoperto un buco di bilancio nell'azienda di famiglia che pareva uno stato del sudamerica e mi sto divertendo così...



- Dicono che ti sia sposato...



- Sì, contro una vostra collega. Sono finito a M. per cinque anni. Poi mi son ripreso... il cervello e la mia vita. E ora mi sono trasferito a Giovinazzo, dove tutti andavamo a passeggiare. Ti ricordi?



- E' incredibile. La tua vita sembra un romanzo!



- Potrebbe essere un inizio.



Lo è stato.



La realtà supera spesso la fantasia. E non è un luogo comune.





(1) Waglio': Amico mio!

(2) Madu': Madonna santa! (che tutto attaccato significa un altra cosa, leggi, Serè!)



lunedì 11 febbraio 2008

Tutto il mondo è paese

A tavola.



- Sentito la notizia? S'nasscnnut' (1) Carla Bruni...



Tutto il mondo è paese.



(1) S'nascnnut', se n'è scesa. Scendersi: restare incinta, propriamente di donna che vuole incastrare un uomo.

venerdì 1 febbraio 2008

La strada nel bosco



Ci sono degli eventi che sembrano predestinati, connessi gli uni agli altri.

La felicità più grande è sentire questa predestinazione. Che viene confermata dal più razionale "senno di poi", per carità...



Ma l'attimo in cui fai qualcosa, e senti che sarà l'inizio di una cosa più grande, è meraviglioso.



Ho fatto questa foto questa estate, durante un servizio fotografico che ci ha portati in giro per le campagne del brindisino.



Era una delle inquadrature scelte per il video da girare. Solo che quando scendemmo dal fuoristrada dissi "quì quì... facciamola quì... la camera che entra, come se stesse camminando... e poi spazia ad aprire sulla radura, la vecchia chiesa, il pozzo..." Sembrava che fosse stato costruito tutto per combaciare con le esigenze di copione e di regia.



Son belle cose.

Scatto le mie foto per vedere come sarebbe venuta la ripresa nel giorno successivo, per mostrarla al regista e al cameraman per decidere il taglio, ma anche perché era bellissima.



E' un ritorno all'infanzia, al mondo dei sogni, al mondo delle favole.

E senti tutto un profumo di bellezza che passa gli alberi aggrappato ai raggi di luce, ai barbagli, alle stesse foglie mosse dal vento, ai rami e ai tronchi che sembrano braccia e gambe di antichi giganti.

Sembrava quasi che di lì a poco si sarebbe affacciato Barbalbero a salutarci.



Poi ho messo tutto sui miei DVD.

E ho spostato l'archivio.

E poi il DVD è scomparso, perché l'etichetta era sulla custodia. Solo sulla custodia.

E non l'ho rimesso a posto.



E poi ho incontrato una persona speciale.

Perché la vita, alla fine, gli incontri te li fa fare.

Anche se prima ti avverte, casomai, di mettere il vestito buono.

E quel sabato mattina sapevo che la persona speciale sarebbe venuta. Ma non sapevo che sarebbe stata così speciale.

Non sapevo che ci avrebbe onorato della sua sapienza...

Non sapevo che ci avrebbe onorato della replica di una sua conferenza, raccontandoci per filo e per segno come collegare gli elementi dell'universo, favola per favola, storia per storia, leggenda per leggenda.



Ed io ascoltavo questa persona, e sorridevo.



Perché mentre parlava un ago invisibile cuciva nella mia mente concetti che erano lì, da tempo, ad aspettare un senso comune che sospettavo ci dovesse essere.

Come i pezzi di un grande immenso puzzle... loro sanno che sono parte di un disegno, tu no, se non hai la scatola.

Questa persona è la scatola.

La scatola con il disegno.



Ieri ho ritrovato il DVD.

E la foto.

Perché sapevo che c'era, sapevo che sarebbe stata perfetta. Da un tripudio di colori, i colori dei sogni, alla definizione della strada nel bosco al secondo sguardo, a passare da un punto all'altro, a vagare, a superare la strada, al dopo.

E si ritorna.

Perché tutto torna a posto, nel mondo.



E ti trovi persino con l'abito giusto.

martedì 29 gennaio 2008

Questo taglio di luna



"Sai che ogni giorno passano richiami

che poi svaniscono nel labirinto dei tuoi pensieri;

forse per questo gli angeli

riportano alla tua tavola

memoria e tepore della sobrietà.



Passano i giorni senza fermarsi mai,

spia la tua vita molto di più.

Se avrai paura e non ti fermerai

un’emozione ti accarezzerà, ti riscalderà"



Alice, Passano gli anni.



Questa è la luna di ieri.

Sarà una combinazione di fattori, sarà stato il mare nero che respirava qui a qualche metro, sarà questo vento nuovo...

Sarà che mi son ritrovato a ricordare la bellezza di questa canzone e la situazione in cui mi capitava spesso di sentirla.

Chi non ha mai percorso la statale 106 ionica da Catanzaro verso Reggio Calabria non ha mai visto davvero il buio: chilometri e chilometri a sessanta all'ora, di notte, dove l'unica luce, se non ci sono paesini, è quella dei tuoi fari e la strada è una lingua nera che si allarga, si restringe, si arrampica su qualche promontorietto o costeggia il mare.

Sei tu, la strada, i tuoi pensieri.

Se sei fortunato, c'è la luna, che rende il tutto di cristallo.

Se sei fortunato, c'è questa musica dolcissima, questa voce distaccata dal mondo che ti parla, e tu hai ventiquattro, venticinque anni... e non ti senti "vecchio", ma ti senti già grande.



(Foto di AmorPlatonico, F6.3/1250, 480mm)


lunedì 28 gennaio 2008

Sesso con AmorPlatonico

Amica: Non so perché... ma mi ronzano intorno soltanto uomini sfigati, playboy depressi, maniaci con la doppia vita...



Amorplatonico: ...ahem...



Son cose.



giovedì 24 gennaio 2008

Adoro il mio lavoro.



Sintesi, motto di spirito, ironia.

E un pizzico di senso di colpa (me lo hanno insegnato le donne, ma per me ho trovato la soluzione).



E poi altra poesia. Ma son cose. Mie.



(La prossima volta la foto la farò direttamente io. Ma non so se torno. Al limite: saluti... - Battiato in lontananza: "...e sento come un mal d'Africa...")

sabato 19 gennaio 2008

La stupidità si alza presto

lo2

Io lavoro spesso di notte.



Mi piace quel momento in cui il sonno lascia il posto al ticchettio dei tasti del computer.

E i pensieri del giorno si riordinano in tutte quelle forme d'arte che rappresentano il mio lavoro.

Non è una regola, perché nell'ispirazione non ci sono regole.



Non sono per gli artisti mestieranti, quelli che dicono di lavorare dalle nove alle diciassette.

Non lo sono perché, magari, non ci riesco. Ma io funziono così. E rispetto le date di consegna.



Io qualche volta faccio tardi.



E, poiché immagino che altri abbiano i ritmi diversi dai miei, non do fastidio a nessuno, almeno credo, perché, innanzitutto, non voglio essere disturbato.



Chiamo i miei clienti e contatti dopo le 10 di mattina, perché, magari, alle 9.00 stanno aprendo il negozio, e devono fare qualcosa prima di rendersi presentabili al mondo.



E magari il pomeriggio alle 14.30 hanno altro da fare.



E, ancora peggio, alle 13.30 stanno pranzando (qui a sud facciamo così). E non siamo in un ipermercato aperto 24 ore su 24.



E oggi è sabato.



Il citofono squilla alle 07.50



"Scusate la Primera grigia è vostra?"



Sono gli operai che stanno restaurando la casa a fianco.



Giustamente, se tu ti alzi presto, tutto il mondo fa come te.



Domani vengo io a suonare a casa tua. Mentre stai facendo il TUO meritato riposo.



E non ditemi che sono intollerante. Perché parcheggio dall'altra parte della piazza: tanto, se ti devono portar via l'auto non si fanno problemi, e tenerla fuori, a due metri o a duecento non fa differenza.



Ma il problema, credo sia chiaro, è d'ordine generale.



Scusate lo sfogo. Io odio essere svegliato.



Il quartiere sta andando a fuoco?

Godzilla è spuntato dal porto?

Sono tornati gli americani a bombardare l'acciaieria?

Mastella è tornato a fare il Ministro di Grazia e Giustizia? (questo mi interessa di meno)

Sei una delle mie ex che mi sta chiedendo: scusa? (ancora meno)



NO?



Allora fatemi la cortesia:



Non rompetemi il cazzo.



Amen.

giovedì 17 gennaio 2008

martedì 15 gennaio 2008

Perché non voglio ferirti il cuore



E così torni, e sono mille le parole che mi dici. E sono mille luci, e mille ombre.

Parli,

e racconti e ti racconti

e mi racconti

per raccontare in fondo

te stessa a te stessa.

Perché è così che si fa.

E accade, ancora, ancora.

E le parole perdono senso e diventano onda, come una antica preghiera.

Perché il rito eterna.

E tu non sei donna, sei tutte le donne.

E non voglio ferirti il cuore.

Perché sei la mia passione.



lunedì 14 gennaio 2008

The Road House Blues



The future is uncertain

and the end is always near.



(Evvai!)



(Foto di AP. Lui è Lucio, il "bello" della Taverna Vecchia, all'opera con l'armonica in LA).

Sesso con AmorPlatonico

Amica: No, quella stronza di segretaria... mi ha rovinato la vita... credo che mi suiciderò!

AP: Non puoi suicidarti senza prima aver fatto l'amore con me...

A: Hai ragione. Prima facciamo l'amore, poi mi suicido.

AP: Sei pazza? Avrò sensi di colpa vita natural durante!



Son cose...

sabato 12 gennaio 2008

Bianconero



Mi parli di bianconero, mi chiedi informazioni, nozioni di fotografia.

No, bella mia. Non ci sono più le pellicole bianconero. Non ci sono proprio più le pellicole. Chi scatta ancora in pellicola non è un puro. E' un demente.  O  un  pagliaccio che vuole mostrare la Rolleiflex, o la Leica da dodici milioni. Di lire, non di pixel. Allora significa che sei vecchio. E hai bisogno di mostrarti ad un pubblico. La tua Leica  allora è come una vecchia Porsche. Bellissima. Ma consuma, inquina e si scassa.

Perché, mi insegnano, ad una certa età, o sei vescovo, o sei sagrestano.

Cresci, bello, cresci.



Ma torniamo a noi.

Mi chiedi se ogni foto può essere bianconero.

No.

Il bianconero è fatto di contrasti. Non di colori. Colori contrastanti possono dare identici toni di grigio.

Il bianconero è fatto di luce. Di luce ed ombra. Per certi versi è iperreale. Come se tagliasse la realtà in nuove visioni.





Il bianconero racconta. Diversamente dal colore. Racconta sentimenti puri. Si distacca dalla realtà dei colori e ti porta non ad un coro, ma ad un pensiero dominante. Ad una sola voce.



E tu ci canti assieme.



Se chi canta è bravo.



E se sei bravo anche tu.



E, fondamentalmente, se hai voglia di cantare.



(Lui è Davide Santorsola. Il sempreverde Keith Jarret di Bari. E quando lui suona, suona insieme il resto dell'universo. La foto è da pellicola. Ed è una signora pellicola: una T-Max P3200 Kodak, tirata a 6400 iso. Splendida. Dovevi comprarti lo sviluppo push T-Max e sviluppartela da solo. Una volta sono arrivato a 25.000. Fotografavo la notte, la gente, con la luce fioca delle lampade da trenta watt. O delle candele. Vedevi come vedono gli occhi, che di notte non guardano con la luce, ma con l'intelligenza, con la memoria, ricostruendo immagini parziali. Era la pellicola del racconto. Ora devi tribulare un po' di Photoshop. Ma funziona, fortunatamente, uguale. Ma quando vedo qualcuno lodare una macchina perfettissima... mi piacerebbe farlo discutere con un crick. Perché non è la macchina che scatta. Sei tu. Sempre e soltanto tu. E non c'è cosa più sublime di condividere la bellezza).

venerdì 11 gennaio 2008

Conosci te stesso...





















(foto non disponibile (*). NON è un errore del vostro browser.

Premere F5 non servirà assolutamente a nulla)






















AP: Allora cosa ne pensi della copertina del libro?

Editor: Va molto bene, molto poetica. Quando l'hai fatta?

AP: Un po' di tempo fa. Ero ad una mostra. La bambina l'ho trovata così, pensierosa...

Editor: E vestita così? Roba da matti!

AP: Non mi stupisco piu' di niente! :D

Editor: :D

AP: Ma avrei un dubbio...

Editor: Ah, sì?

AP: Ho fatto delle foto spettacolari ad Amore e Psiche del Canova al Louvre... potremmo usarle sia per la copertina, in alternativa, che per l'arredamento del locale... io le ho tenute in atelier... e non erano affatto male... in particolare un primo piano dei volti... solo che c'è un problema...

Editor: Ti pareva! quale?

AP: Ecco... i files originali delle foto stanno sul mio vecchio hard disk... che si è bruciato... oppure in un cd da qualche parte (e dire qualche è riduttivo)... oppure una copia ce l'ha la mia ex moglie... visto che le abbiamo fatte insieme... magari... telefonando...

Editor: sì? ...NON TE LE DARA' MAI.

AP: Caffè?



Cambiare argomento al volo evita l'arrovellarsi del fegato.

Talento innato degli scrittori. Ma ancor più degli editori.



(*) La foto per questo post è Amore e Psiche del Canova, fatta dal sottoscritto al Louvre. Una stampa distrutta si trova a capoletto, a casa mia. Che sarebbe anche carino per invitarci le fans al posto della collezione di farfalle... detto questo...

















(sedici battute di silenzio. conta.)




















In realtà oggi si parla di annullamento del tempo. Perché esistono dei momenti, delle relazioni, delle situazioni in cui il tempo si ferma. Non si dilata. Si ferma proprio.



Come se si entrasse in contatto con l'oceano dell'anima.



Sperando di non incontrare indomabili tempeste.

domenica 6 gennaio 2008

sabato 5 gennaio 2008

Il dito e la luna



Io sono disordinato. Parecchio. Riuscirei a mettere in disordine una stanza vuota.



Ma non butto mai nulla. E tengo tutto a mente. I posti, le cose.

Diciamo che vivo una vita intensa, e una cosa patetica come riordinare la lascio ai poveri di spirito.

Diciamo che quello che dovrebbe essere il salotto è un deposito immenso di libri, scatole di foto, riviste, scatoloni con cablaggi vari di chissà quale marchingegno, in attesa di trasloco.

Diciamo.



Ma diciamo anche che riordinare è un atto meraviglioso d'amore verso noi stessi.

Perché non si sistemano soltanto le cose.

Si riprendono, si aggiustano.



Si riaprono pagine della nostra vita, si rinforzano di colore i ricordi.

Io, personalmente, ho la piacevole sensazione di aver fatto una bella vita.

Qualche volta meno bella, qualche volta più prigioniera.

Altre volte libera, piena, solare.

Solare anche nella notte. Perché la notte non è l'assenza di luce.



La vera bellezza, suppongo, è riuscire a guardare il dito e la luna.



(Foto di AmorPlatonico, S. Andrea, Roma. Luce provvidenziale. Lei, una delle "donne della mia vita": chissà che fine avrà fatto ora?).


mercoledì 2 gennaio 2008

Quartostato



Succede che hai passato il pomeriggio a farti venire un'idea per un lavoro, e nel frattempo che il cervello si attivi ti sei passato un po' di archivio, tanto per mettere qualche etichetta.



E ritrovi le foto di qualche anno fa, che ti sei scansionato perché non esistevano ancora le digitali.



E sono quelle di qualcuno che ha lasciato un'impronta.



Ne prendi una, un'ora di Photoshop per togliere un po' di rumore e un'ombra che non c'entrava.



E' un'opera d'arte: il fotoritocco, la foto, il ricordo, il quadro d'insieme.



Poi, segno del del destino, Photoshop si pianta. E dà errore.



Zitto e riavvia.



Allora beccatevi questa (la prima che trovo, sottomano, degli archivi correnti).



Sgrunt!



(Salva ogni tanto, demente! - e non soltanto le fotografie!)



(Foto di AmorPlatonico, Barivecchia, 2007)