"Scatta un buon negativo e puoi farne quello che vuoi. Se devi aggiustarlo in camera buia, è meglio che cambi mestiere"
(Nino B., il mio maestro alla "bottega" di Fotografia) *
Leggendo i commenti di Celestechiaro mi sono venute in mente alcune cose che, anzichè risposte in linea, che sembrano polemiche che lasciano il tempo che trovano, forse meritano un po' di spazio (così magari uno si diverte a commentare ancor più analiticamente. Oppure può, come il 99 per cento degli internauti, slumacarsi su Facebook).
A parte il simpatico paradosso di Zenone, considerando che nè Achille nè la tartaruga sono esseri infinitesimi ma hanno una massa e una dimensione, e che alla fine Achille riesce a farsi la sua zuppa di tartaruga... ho sempre pensato alla fotografia come una necessità espressiva: un mezzo attraverso il quale tagliare la realtà e raccontare un'emozione, un guizzo di vita, una storia. Magari tutt'altra cosa dal soggetto. Perchè ogni cosa ha molteplici significati, come ogni nostra cellula contiene il DNA per creare infiniti cloni di noi stessi.
Io credo nel pensiero laterale, in quella capacità che ha la nostra mente di agire parallelamente e quali autonomamente su vari argomenti: mentre ci si concentra alla guida (senza prendere pali, ovviamente), la mente spazia in analisi e congetture, oppure, e a me funziona sempre, l'idea "globale", la "visione d'insieme" di un qualcosa che sto studiando mi appare all'improvviso "pronta all'uso" mentre distraggo l'altra parte della mente con qualcosa di futile, dalla programmazione, al fotoritocco, al cazzeggio puro sulla rete. (Questa parte è poco didattica).
Ad esempio, oggi, facendo ordine sull'hard disc interno del pc per far spazio al nuovo lavoro in corso, ho ritrovato questo "buon negativo", scattato durante una gita lo scorso anno. Volevo un po' di scatti che mi dessero le luci del bosco. Ovviamente, il ricordo del bosco che volevo riprodurre era un altro: un pomeriggio di venti anni fa, passato quasi per caso nelle luci basse che balenavano tra le chiome più fitte di un bosco sul Gargano, o, qualche anno più tardi, i chiaroscuri dei miei pomeriggi tra un appuntamento di lavoro e l'altro, in Calabria, ad esplorare la parte "selvaggia" della Statale 106, quella che da Coundufuri Marina si arrampica sull'Aspromonte, col bosco da una parte e il mare dall'altra, e serpeggia per sessanta chilometri fino a Locri, che ti sembra di aver attraversato l'Amazzonia... per la bellezza, la solitudine, la luce... e l'immenso tempo che ci impieghi.
Lì c'era "Visioni" di Alice a tenermi compagnia, a ricordarlo bene.
Ora ho preso uno scatto, ben bilanciato, ho contrastato, ho aggiunto quella luce che mi ricordavo, ho tolto quella parte di cielo che avrebbe dato fiato ad un raggio invece magico e totalizzante, aggiunto qualche barbaglio, un po' di flare... e poi ho discusso col capo della nuova campagna pubblicitaria, proprio bastata sulle dream photo.
Ora, non è che sia venale, per carità...
Però...
E' che spesse volte ho desiderato avere negli occhi stessi una macchina, un obiettivo, una pellicola, per immortalare certi particolari che partono dal "presente e vivo" e arrivano giusto alle "porte dell'infinito".
Ho avuto la fortuna di ricordare queste emozioni. E di riporovarle ancora quando ho avuto il tempo, la possibilità, la volontà di fermarmi e di fermarle.
L'emozione è unica e molteplice. E a fotografarla, perdonatemi, non si ruba l'anima.
Si condivide l'infinito.
Ciao Giacomino.
[In questa immagine sono "taggate" con la memoria le seguenti foto non fatte: la finestra di Casa Leopardi a Recanati, in gita scolastica dell'88, la Sila Piccola all'altezza di Taverna di Catanzaro nel 1994, il Bosco di Vico del Gargano nel 1996, e una corsa in un posto che non ricordo, ma dovevo avere sei o sette anni, il Giardino dei Gelsi alla Villa della Zia Maria nel 1975, la luce a Castel del Monte, tutte le volte che ci sono stato, un certo bosco in una località imprecisata del Nord della Scozia, nel 2001 - di cui si sono tristemente perse tutte le tracce - la villetta al mare, a San Girolamo, di Zio Gino e Zia Annarella, e quello strano e lunghissimo giardino, e lo Zio che mi toglieva le scarpe e mi faceva giocare con la sabbia nella spiaggia artificiale nel lido di fronte... e diceva a mia madre "e fai giocare il bambino!"... Doveva essere il '74. E già mia madre rompeva professionalmente i cabbasisi al pianeta...]
(*) Una volta un "fotografo" quando ho citato il "maestro che mi ha insegnato a fotografare"... ha storto il naso, adducendo che la fotografia non si impara. L'arte è innata, è vero. Però la dimestichezza col mezzo si impara con la pratica. Tutti siamo teoricamente in grado di fare tutto (tranne alcune aree del PdL, tipo Brunetta, diciamo). Però se quando dovessi vedere un tramonto fossi costretto a leggermi d'un fiato il manuale della Canon farei davvero notte. E poi non s'è imparato come a scuola ("Chi sa, fa. Chi non sa fare, insegna", dicevano i latini). L'avere qualcuno che, come i sacerdoti egizi, si "lascia guardare" mentre lavora, è un gran risparmio di tempo. Il resto, fa i servizi alle prime comunioni a centocinquanta euro, se gli va bene.
lunedì 3 ottobre 2011
A viver di fiaba
martedì 10 maggio 2011
Un buon incassatore
"Tu sei un buon incassatore" mi disse una volta una persona che credevo amica, in una fase un po' turbolenta della mia vita.
Sono un buon incassatore. E' vero. Ho pazienza. Più che pazienza uno stoico principio di sopportazione. E, forse, credo di sapere dove voglio arrivare. E credo di aver imparato a valutare le mie forze, e quanta energia investire per arrivare a qualcosa.
Sono un buon incassatore. Avevo l'abitudine, data da una certa "sensazione di chissà quale superiorità" (semplicemente si chiama irresponsabilità), di passare sopra le cose. Di non chiarirle subito. Era come se per eccesso di democrazia, però, permettessi alla gente di oltrepassare, in varia misura, il limite del mio personale.
Ma non si può sempre dimenticare e perdonare. Perchè, tanto, non serve. Se l'altro ripetutamente ricade nell'errore. Perchè se l'eterna ripetizione dell'errore è tipica dell'Inferno, qui siamo ancora, fortunatamente, sulla terra.
Perchè poi esplodo, come una pentola a pressione.
Perciò, cara signora delle pulizie, che ti aggiri per l'azienda come un orsetto lavatore (orsetto lavatore prossimo al quintale, direi)... sappi che nascondere i cestini dei rifiuti ad uno che è già di suo disordinato, è veramente un colpo basso.
(Foto AP, "parte" della sua scrivania perennemente incasinata).
mercoledì 16 febbraio 2011
Misteri.
L'Indimenticabile entra in camera da letto dove sono slumacato orizzontalmente con il pc in equilibrio sull'addome mai tartarugato...
I: "Ma qui si sente un odore strano..."
AP: "Ti giuro che ho fatto la doccia!" (Sindrome di Homer)
I: "No, è che sarò io che sono allergica... sensibile agli odori... pure di là nello studio..."
AP: "Dici che sono quelle vecchie carte?"
I: "Veramente sono i calzini della bambina incollata a Facebook..."
AP: "..."
(E' colpa di Facebook, lo so. Che uno 'ste cose le spara sul social network e magari ha quei sette secondi di notorietà. Ma, si sa, il blog è per sempre).
(Foto di AP, l'unico 6x3 di Castellana Grotte, ambito come l'ufficio in centro a Manhattan).
lunedì 4 ottobre 2010
E sposatevi il cuoco...
La preadolescenza è quel periodo in cui in casa ti stai per trovare degli spilungoni brufolosi e taciturni... con i quali salta ogni possibilità di comunicazione.
Preadolescenza perchè alternano questo stato ("ooohhh fatti i fatti tuoi") con capricci bambineschi.
Ieri ho preparato il ragù con gli involtini, quello col soffritto, e con l'odore che si spande per tutta casa (senza essere bruciato: le cose odorano o se fatte veramente bene, o se prossime alla combustione).
La Principessa, ovviamente, ha glissato sui maccheroni al sugo: "Non mi piacciono!". Amen.
Oggi l'Indimenticabile glieli ha propinati dicendo: "No, ma è un altro sugo!".
Risultato: piatto vuoto, scarpetta col pane, complimenti allo chef. Poi l'Indimenticabile ha svelato il trucco.
Quando ho chiamato casa, oggi... la piccola ha detto "Vabbè, mo ti passo... LA TRADITRICE..."
Poi uno dice...
lunedì 6 settembre 2010
L'Uomo del Pollo.
Alba.
Sto cercando di comprendere, come tutte le domeniche mattina, il perchè uno debba svegliarsi per il casino del mondo.
Irrompe l'Indimenticabile, e mi chiede:
- "Amore, hai visto le mie giacche?"
Il mio senso dell'umorismo, fortunatamente, s'è svegliato prima di me:
- "Giacche?!? ma scherzi?!? così in alto?!? qui stiamo ancora a "dove sono finiti i calzini?"!"
(In foto, calendario con grande massima, scarabocchiato da un ignorante, come tutte le grandi cose della storia. Sullo sfondo, il mio Uomo del Pollo).
[Per chi fosse interessato, AmorPlatonico non è svanito. S'è preso un paio d'anni sabbatici, ma poi uno o prende un Pulitzer, o apre un blog. Lui, che è un immodesto, propende per la seconda soluzione.]
giovedì 11 giugno 2009
Salvati almeno tu...
Per disintossicarmi delle lettere in burocratichese che sto leggendo e, ahimè, scrivendo, in tutta questa atmosfera kafkiana (ma chi è questo Kafkian?), credo che comincerò finalmente a scrivere metodicamente le "Mirabili avventure dell'ultimo Gasterorattopodonte rimasto sulla Terra".
Per la gioia della mia bambina, presidente del Gasterorattopodonte fan club.
(Foto di AP, diventata marchio aziendale).
mercoledì 20 maggio 2009
Lapsus freudiano
Indimenticabile: "Allora volevo dirti che stamattina TUA FIGLIA..."
AmorPlatonico "..."
domenica 17 maggio 2009
giovedì 14 maggio 2009
martedì 5 maggio 2009
TOP 17
lunedì 4 maggio 2009
Dieci anni. Di galera.
Principessa: "Domani parti?"
AmorPlatonico: "Sì!"
P: "E dove vai?"
AP: "In Austria, dalla Swarovski. Se passiamo da Salisburgo ti porto le Mozartklugen"
P: "E che sono?"
AP: "Letteralmente 'le palle di Mozart'!"
P: "E che ce ne facciamo dei suoi testicoli?"
Ho paura. Davvero.
mercoledì 15 aprile 2009
Drammi
(Si avvicina con passo felpato e una tazzina di caffè in mano... mi bacia sulla guancia e mi dice...)
- "La Principessa sta mettendo in ordine la stanza..."
AP: "Ah si? notevole!"
I: "Sai, ha preso a cuore il discorso sulla "caserma" che ho fatto l'altro giorno: questa è come una caserma in cui tutti i soldati devono fare il loro dovere..."
AP: "Ma tu sai che quella vuole fare il generale, vero?"
domenica 1 marzo 2009
Istruzioni per l'uso
Hai voglia a cliccare!
A me non funziona.
Non so se sono io... o se in rete (e in generale) la risposta a questa questione è assai ardua.
A me l'ipocrisia (inutile, perché è sempre inutile), l'arroganza, l'incomunicabilità fanno vomitare.
E non c'è antiemetico che tenga.
Poi magari stai meglio, ma ti brucia sempre la gola.
giovedì 26 febbraio 2009
Odori
Esiste un profumo che accompagna la mia vita, e che ha significato, quando prepotentemente è entrato nei miei giorni bellezza, cambiamento, vento nuovo.
E' un profumo indefinito, che ha preso le sembianze della carta stampata, degli acidi di stampa, del pungente odore del fissaggio.
Poi è diventato l'odore degli inchiostri dalla stampante, o il secco particolato del toner, fino alla strana sensazione tattile delle foto a sublimazione.
Perché raccontare le idee non è solo un mestiere, e c'è un modo "perfetto" di fare le cose, e queste diventano, quasi magicamente, più grandi di te, se e quando riesci ad afferrare, e a trasmettere, un concetto universale.
martedì 17 febbraio 2009
Dichiarazioni d'amore
"Meglio cento suocere che un solo uomo ammalato."
L'Indimenticabile
(Ok, mi prendo una Oki e mi levo dagli zebedei).
(Foto di AP, tetti parigini nottetempo, che non so cosa c'entra a parte il freddo che era uguale lì e qui)
In realtà la cosa più bella di oggi è stato il Drago che studia biologia e parla dei pini, che campano fino a tremila anni. E davanti alla pagella ha detto: "vabbè, mo' gli faccio vedere io".
(Colonna sonora, Trust dei Cure, con quel verso bellissimo che è "I love you more than I can say")
lunedì 16 febbraio 2009
Chi nasce tondo
Non può morire quadro.
E con questo, non ho altro da aggiungere.
(Foto AP, Parigi, Galerie Lafayette. Io e la mia carta di credito, questa volta, ne siamo usciti indenni.)
lunedì 9 febbraio 2009
Suocere
Adesso le uccido.
Sono due. Dietro di me. Non riesco neanche a girarmi a guardarle, non mi incuriosisce il loro aspetto fisico.
Potrebbero anche essere due strafighe modelle dell'est di facili costumi.
Ma non cambia il mio approccio metodologico. Le voglio uccidere.
Una in particolare, quella dietro la mia spalla destra. Sta parlando di cibo, di preparazioni, di “tutto quello che si può fare con un chilo di farina”.
Premettendo che sono le 14 e quindi non è il caso... ma, diciamolo... “sto imparando a fare tutto partendo da...” e sciorina sfogliate, pizze, prosciuttemozzarella, ragù... per poi pronunciare la frase chiave di tutto: “me lo sta insegnando MIA SUOCERA”
Lo ammetto. Sono invidioso.
Mia madre in cucina era una schiappa. Sono famosissime le sue “scatolate”, che non sono delle particolari lasagne in carrozza ma delle fenomenali aperture di scatolette di tonno e simmenthal per sfamare eventuali ospiti. Ma ancora peggio, per sfamare noi, la sua famigliola.
Ho ancora i brividi quando mio cugino, famigerato direttore di produzione (in realtà faceva il giro delle signore che lavoravano a casa per mio padre), ospite a pranzo, curiosò in cucina: in una pentola bolliva l'acqua per la pasta, e disse “acqua!!!”, nell'altra, ignaro, affogato in una chiazza d'olio, un pomodoro pelato, e disse “pummarolo!!!”, e nell'altra ancora, coperta da coperchio(!!!) bolliva incurante del mondo una scatoletta da 400g di carne simmethal. Ed esclamò: “Ah! Ottimo, buatto!!!”.
Non lo dimenticherò mai.
Io a suocere sono stato sfortunato. Quando erano bravissime in cucina erano totalmente pazze sotto tutti gli altri punti di vista, della serie che ti avrebbero fatto firmare la cessione del quinto, non del quinto dello stipendio, ma del quinto lavoro che avresti dovuto fare per mantenere quei gioielli di portapassera che erano le loro figliole... oppure si dimenticavano i cani da qualche parte, avevano un pessimo rapporto con la pasta al forno, ti parlavano per ore, giorni, settimane e mesi dell'unico esame dato a giurisprudenza, oppure, peggio, si mettevano in concorrenza con le figlie – e dopo aver visto “Il Laureato” la cosa, ho pensato, non avrebbe dovuto dispiacermi.
Ad una dissi: “Signora!” (sempre chiamarle “si-gno-ra”... già così se ne approfittano!) “ma che buoni i peperoni!”. Ho dovuto lasciare la figlia per ordine del fegato. Peperoni dovunque... roba che appena suonavo il campanello per far scendere quell'angioletto biondo-barbiforme-occhioverdeazzurro sentivo la sua vocina... “Dai, sali cinque minuti... ho fatto i peperoni”. Anche il cane spariva. Il marito sghignazzava... avendo finalmente la moglie trovato una vittima...
Poi c'è quella che cucina con il Bimbi. Diffidate di tutte quelle persone che destinano il valore di uno stipendio annuale medio di un quarto livello per l'acquisto di questo strumento. Il bimbi vi deturperà la vita: ossessionate dalle rate, queste donne cercheranno di ammortizzarlo in tutti modi, cucinandovi intingoli a “lenta cottura” tutti i giorni... si alzeranno alle quattro del mattino per farvi trovare il panbrioches, cucineranno zuppe e minestroni, zabaioni a gò-gò... e alla fine genereranno figli e figlie per trovare un pubblico che prima consumi e poi, in preda ormai ad un incontrollabile raptus di mania di grandezza, che facciano delle standing ovation ad ogni piatto presentato. La mania di grandezza pervade le generazioni: se avranno figlie femmine, tortureranno i loro fidanzati, se avranno dei maschi, faranno bella mostra di queste preparazioni da “amica cucina” parlandone per ore ed ore a quelle poverette delle fidanzate. Il delirio di onnipotenza si strasferirà per via paragenetica rovinando madri e figli e generazioni di rapporti.
Si dice che a casa di un piccolo funzionario di una banca milanese avessero recapitato un Bimbi. Il primogenito, un coglione che cantava sulle navi da crociera... fu contagiato dal delirio di onnipotenza. Si laureò in economia al Ce.Pu, e ora fa il Presidente del Consiglio, e crede di essere Dio, perché si sta attrezzando per governare la vita e la morte.
Mentre la polizia politica è già sulle mie tracce, cerco di cancellare dalla memoria anche l'aspetto sessuale della suocera. Tolte quelle oggettivamente gnocche, quelle che conosci in quell'età in cui non sai chi scegliere tra mamma e figlia (e ritorna prepotentemente “Il Laureato”, anche se ultimamente di quel film mi ricordo prepotentemente la sequenza della macchina che resta senza benzina), ci sono quelle che in un modo o nell'altro hanno traviato lo sviluppo sessuale delle figliole.
Siccome, oggettivamente, non ti fidanzi solo per parlare di Petrarca e guardare le stelle, ti confronti con la figlia della pretessa mancanta... quella del senso di colpa cosmico, quella che fa finire il corpo maschile alla cintura, partendo da sopra, e quello femminile al collo, sempre partendo da sopra. E lì diventa un'espugnazione. Neanche i piemontesi a Porta Pia... perchè a parole non si convince e restavo sempre un gentiluomo. Dentro di me c'erano Testo e Sterone che mi consigliavano “Legala, legala! E falle questo questo e quest'altro”. In realtà non avrei dovuto legare la figlia, ma imbavagliare la madre. Perché poi, dopo, all'ormone si cede e lei di tortura l'anima con i suoi sensi di colpa. E allora pensi di imbavagliare anche la figlia...
Poi ci son quelle moderne: quelle che vedono la figlia quasi ammuffire (“mn'è sta'ffasc la paluscn') e dicono “ma guarda che non serve essere sposati per fare un figlio”... e tu le guardi e dici “brutta bastarda!” “Hai detto niente?” “Posso avere dell'altro purè?”
La specie peggiore sono le sorde. Quelle che non è che devi urlare per farti sentire... ma quelle che non hanno capito che tipo di lavoro fai... e ti inchiodano sul divano... e cominciano a parlarti di calze... “Calze, 'Si-gno-ra'?”... per ore e ore... “Sì... perchè manca in Italia una calza da uomo economica, ma fatta bene... io ho fatto i conti... e basterebbe investire cinquecento milioni nell'attrezzatura...” Dopo un'altra ora ne sono venuto a capo: ho distrutto la coscia della progenie a pizzichi e lei è riuscita a stoppare la genitrice... dicendo: “Guarda che lui produce abiti da sposa... non tratta intimo”. E la tipa, in contropiede, reagì da maestra: “Ma sa che lei ha lo stesso taglio di occhi di Richard Gere”... ed io tentai un recupero in zona Cesarini: “Si-gno-ra... volevo dirle... io veramente può dirmi quello che vuole ma tanto sua figlia non la sposo”. E scappai.
Alla fine uno pensa di poter mettere mura, quartieri, città, chilometri, tra te e tua suocera.
Il problema è che tornano sul luogo del delitto, sempre, ad istruire meglio le figlie. Perché, dentro una donna, comunque, si nasconde, come dentro il fiore il frutto, una suocera.
Meno male che 'ste due se ne sono andate, altrimenti sarei impazzito. Non posso pensare a nessuna azione eroica. La suocera è troppo forte. L'unico modo per vincerla è non ingaggiare mai un combattimento.
Io ora, lo ammetto, sono profondamente innamorato. Vergognosamente innamorato. Talmente innamorato che mi sto per risposare.
Non ne avrai avuto abbastanza, direte voi.
So che sarà tremendo. Io e la mia attuale suocera ci siamo rigorosamente evitati. Non per non rovinare qualcosa, tanto non può rovinare nulla, perché il sentiemento è forte, e cementato.
Perchè io ora ho la soluzione.
Ho comprato un Bimbi. E lo userò dapprima come talismano. Come il cristallo verde di Kripton per Superman.
Ma poi, se è il caso, visto che è fatto di lega al titanio manco lo Shuttle, lo userò come arma per difendermi!!!
Le suocere sono come le stelle. Il loro posto è in cielo.
sabato 31 gennaio 2009
Alfa e Omega
Thanks for the ride.
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Aggiornamenti.
Salvo complicazioni (tipo che mi cadono le dita o mi viene bene la lobotomia) scrivo.
Perchè questo blog mi ha accompagnato in momenti inenarrabili, e chi l'ha letto fin dall'inizio li ha vissuti con me.
Ora, spessissimo, quello che scrivo è di carattere più personale, perché la mia vita è finalmente arrivata ad una giusta dimensione.
Il profumo del sale, ora, è questo amore. Che non avrà mai fine, almeno nella volontà, perché la volontà é fondamentale. Non credo al caso. Perché il destino te lo costruisci tu, con le tue scelte. E le cose finiscono sopratutto per volontà. Altrimenti non sarebbero neanche cominciate.
Quindi, Proust, vatti a nascondere.
mercoledì 7 gennaio 2009
Trecentossessantacinque, ed oltre
Ci sono tutte cose che amo: il colore rosso, che è il sangue, la passione, il movimento. La fermezza, che è la base della vita, il movimento, il fondamento dell'universo.
C'è la nostra Principessa, che oggi ha messo da parte la sua intelligenza tagliente, con la sua voglia di essere semplicemente bambina.
E la sua mano verso l'alto, ad aggrapparsi per salire. Che è quello che stiamo facendo, tutti, insieme.
Con quello che c'è scritto a destra, nel senso della continuazione:
"Ti amo".
Un anno fa, ora, e ancora. E mai un giorno di meno.
lunedì 29 dicembre 2008
Ricorsi storici
Principessa (fregandosene): Non lo so!!!
Prevedo a breve motorini sequestrati e macchine ammaccate.
E "guarda, l'ho parcheggiata lì... ma che vandali"
E non ci potremo fare nulla.
Assolutamente nulla.