Ci sono i grandi amori nella vita.
Generalmente si pensa ad una donna, ad un compagno, ai figli.
Ci sono i grandi amori, diversi.
Perché l'anima vive vite parallele.
Un grande amore, generalmente, ci salva.
Non credo agli amori che fanno soffrire. Sono amori malati, sono deviazioni della mente. Un amore non è mai tristezza, ma una luce infinita. E ti eleva.
Platone scrisse:
"Gli uomini chiamano Amore Eros, perché ha le ali. Gli dei lo chiamano Pteros, perché ha il potere di darle".
Ora, premesso che spesso le nostre vicissitudini, le nostre malinconie ci fanno dimenticare gli insegnamenti più profondi, mi piace pensare che ci siano dei punti fermi, davvero fermi che ci fanno uscire dall'inferno della ripetizione dell'errore.
Nella mia vita non sono stato un santo. Lo ammetto senza paura.
Gli errori che ho commesso sono deviazioni da quello che di buono ho visto e imparato, dettati da un certo senso di autodistruzione misto ad una incosciente consapevolezza di immortalità.
E li ho pagati tutti.
La ripetizione dell'errore, il vortice fino al limite del buio.
Fino a combattere l'orrore.
Fino a credere che non ci siano soluzioni.
Fino a quando l'istinto di sopravvivenza non si ribella.
E poi le tenebre si squarciano inevitabilmente, perché la vita è fatta di luce.
Io sono fatto così.
Spesso mi son fatto inutilmente del male, crogiolandomi in situazioni di stallo, finché non sono esploso.
La mia Bibbia, il libro sul cuore che ferma il proiettile è un libro di Borges.
Il primo libro è stato La Cifra.
E ogni volta che stavo cadendo nel vortice, un suo verso mi ha spaccato l'anima, e mi ha fatto ricordare chi sono, e il profumo della bellezza.
Mi ricordo a casa dei miei, in quella che, impolverata, era ancora la mia stanza, i versi de "Le due cattedrali" che mi svegliavano dal torpore di un rapporto ormai finito. E mi facevano tornare a vivere...
"Adesso, schiavo, sei morto. Dal cielo platonico contempli, con sorridente pietà, le due cattedrali: quella che eressero le generazioni di Francia e quella che tramò la tua ombra, entrambe riflessi di un archetipo inconcepibile".
E tutta una serie di pensieri irrompono nell'anima, spazzano via le ombre, e riaprono le possibilità.
Io porto dentro di me quel libro. Perché, sebbene ogni volta che mi pare di averlo compreso mi riveli qualcosa di nuovo, la meraviglia supera l'incertezza, l'incanto la paura dell'ignoto.
Io credo nel destino.
E credo nella nostra capacità di guidarlo, di esserne i conduttori. Di cavalcare il Drago.
Credo che si possa uscire da ogni situazione di tensione, che i problemi non sono destinati a durare per sempre, a meno che non si sia affetti da un insano masochismo.
Perché esiste un ordine delle cose.
Io credo nel destino.
E nella bellezza.
Ieri la mia compagna aveva finito un libro. Mi ha chiesto un titolo.
Io ho vagato nella nostra biblioteca, l'unica parete veramente completa di questa casa fin troppo grande e ho tirato fuori due cose a me carissime: "Il codice dell'anima" di Hillmann e "L'Aleph" di Borges.
Lei ha scelto magicamente L'Aleph.
Oggi ero tuffato nel monitor del computer a ritoccare delle foto. Lei si avvicina, mi porge la sua mezza tazza di caffè.
Mi accarezza come solo lei sa fare.
Ed irrompe: "Ho cominciato l'Aleph... la definizione della divinità, la maestosità dei pensieri, la profondità delle parole... la magia che riesce a creare... è un libro bellissimo..."
Aveva gli occhi belli. Lei ha sempre gli occhi belli. Ma lo erano di più. Belli come io sospettavo che fossero in realtà, senza un velo di tristezza.
Se qualcuno mi chiederà una definizione di Amore, io racconterò questa storia.
"Tutto il passato torna come un'onda, e quelle antiche cose sono qui, solo perché una donna ti ha baciato".
E oggi il bacio più bello me lo ha dato un bambino che diventa sempre più mio.
(Foto di AmorPlatonico. Mare gentilmente offerto da Marsala, con tanti saluti alle note di Mal d'Africa di Battiato che mi hanno accompagnato nell'ultimo viaggio in Sicilia).
Generalmente si pensa ad una donna, ad un compagno, ai figli.
Ci sono i grandi amori, diversi.
Perché l'anima vive vite parallele.
Un grande amore, generalmente, ci salva.
Non credo agli amori che fanno soffrire. Sono amori malati, sono deviazioni della mente. Un amore non è mai tristezza, ma una luce infinita. E ti eleva.
Platone scrisse:
"Gli uomini chiamano Amore Eros, perché ha le ali. Gli dei lo chiamano Pteros, perché ha il potere di darle".
Ora, premesso che spesso le nostre vicissitudini, le nostre malinconie ci fanno dimenticare gli insegnamenti più profondi, mi piace pensare che ci siano dei punti fermi, davvero fermi che ci fanno uscire dall'inferno della ripetizione dell'errore.
Nella mia vita non sono stato un santo. Lo ammetto senza paura.
Gli errori che ho commesso sono deviazioni da quello che di buono ho visto e imparato, dettati da un certo senso di autodistruzione misto ad una incosciente consapevolezza di immortalità.
E li ho pagati tutti.
La ripetizione dell'errore, il vortice fino al limite del buio.
Fino a combattere l'orrore.
Fino a credere che non ci siano soluzioni.
Fino a quando l'istinto di sopravvivenza non si ribella.
E poi le tenebre si squarciano inevitabilmente, perché la vita è fatta di luce.
Io sono fatto così.
Spesso mi son fatto inutilmente del male, crogiolandomi in situazioni di stallo, finché non sono esploso.
La mia Bibbia, il libro sul cuore che ferma il proiettile è un libro di Borges.
Il primo libro è stato La Cifra.
E ogni volta che stavo cadendo nel vortice, un suo verso mi ha spaccato l'anima, e mi ha fatto ricordare chi sono, e il profumo della bellezza.
Mi ricordo a casa dei miei, in quella che, impolverata, era ancora la mia stanza, i versi de "Le due cattedrali" che mi svegliavano dal torpore di un rapporto ormai finito. E mi facevano tornare a vivere...
"Adesso, schiavo, sei morto. Dal cielo platonico contempli, con sorridente pietà, le due cattedrali: quella che eressero le generazioni di Francia e quella che tramò la tua ombra, entrambe riflessi di un archetipo inconcepibile".
E tutta una serie di pensieri irrompono nell'anima, spazzano via le ombre, e riaprono le possibilità.
Io porto dentro di me quel libro. Perché, sebbene ogni volta che mi pare di averlo compreso mi riveli qualcosa di nuovo, la meraviglia supera l'incertezza, l'incanto la paura dell'ignoto.
Io credo nel destino.
E credo nella nostra capacità di guidarlo, di esserne i conduttori. Di cavalcare il Drago.
Credo che si possa uscire da ogni situazione di tensione, che i problemi non sono destinati a durare per sempre, a meno che non si sia affetti da un insano masochismo.
Perché esiste un ordine delle cose.
Io credo nel destino.
E nella bellezza.
Ieri la mia compagna aveva finito un libro. Mi ha chiesto un titolo.
Io ho vagato nella nostra biblioteca, l'unica parete veramente completa di questa casa fin troppo grande e ho tirato fuori due cose a me carissime: "Il codice dell'anima" di Hillmann e "L'Aleph" di Borges.
Lei ha scelto magicamente L'Aleph.
Oggi ero tuffato nel monitor del computer a ritoccare delle foto. Lei si avvicina, mi porge la sua mezza tazza di caffè.
Mi accarezza come solo lei sa fare.
Ed irrompe: "Ho cominciato l'Aleph... la definizione della divinità, la maestosità dei pensieri, la profondità delle parole... la magia che riesce a creare... è un libro bellissimo..."
Aveva gli occhi belli. Lei ha sempre gli occhi belli. Ma lo erano di più. Belli come io sospettavo che fossero in realtà, senza un velo di tristezza.
Se qualcuno mi chiederà una definizione di Amore, io racconterò questa storia.
"Tutto il passato torna come un'onda, e quelle antiche cose sono qui, solo perché una donna ti ha baciato".
E oggi il bacio più bello me lo ha dato un bambino che diventa sempre più mio.
(Foto di AmorPlatonico. Mare gentilmente offerto da Marsala, con tanti saluti alle note di Mal d'Africa di Battiato che mi hanno accompagnato nell'ultimo viaggio in Sicilia).
il titolo e' borges... e ci sono e citazioni.
RispondiEliminaa me sto post e' piaciuto davvero tanto.
se ci rivedremo prima o poi hai una birra pagata.
Da quando sei innamorato fotografi le cose nella loro semplicità, prima cercavi il complicato, ciò che ti spaccava l'anima, l'incomprensibile, l'inafferabile. Ah, l'Amore che miracoli fa!!!
RispondiEliminaIo credo nella casualità che non è affatto casuale, anzi.
RispondiEliminaIncontri persone, o anche libri, perfino post di sconosciuti che ti porgono una traccia da seguire, un'idea da sviluppare, proprio quando ne hai bisogno, anzi quando sei "pronto".
Questo tuo post ha sollevato un onda nei miei pensieri, ha lasciato degli echi ...