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domenica 29 giugno 2008

Cose che non so

"Mamma, il mio cognome non mi piace.

Eppoi mi sfottono a scuola.

Posso chiamarmi come Pasquale?"

Pubblica dichiarazione della Principessa



Ora, parliamone.

L'argomento è difficile, delicato e tutti gli aggettivi che si merita.

Tra l'altro sono le tre di notte (come nei polmoni di Camilleri, per intenderci), e sono qui dopo l'ennesimo trasloco in una bellissima casa al centro di un piccolo paese vicino Bari, che nelle sue infinite e immense stanze accoglie tutta la tribù composta dal sottoscritto, dalla mia compagna e dai suoi cuccioli.

Premesso che non è il caso di parlare troppo con la Principessa, perché vi sgama, comunque, in maniera irrimediabile... e vi dice quelle due parole che vi trafiggono l'anima... son cose.



Son cose che non so, come cantava Fossati in Albertina (che qualcuno sarebbe il caso che se l'andasse a riascoltare...).

Cose che non so perché i ruoli sono complessi. Quello che viene chiamato "legame di sangue" talvolta li semplifica, li rende ovvi, scontati e spesso "malati".

Non che siano da preferirne altri, per carità. Ma nessuno è obbligato a tenersi un padre che non ci ama.



Io credo che le persone si scelgono, anche. Si incontrano per similitudini, per empatia, per orizzonti simili.



Credo nell'Amore, quello con la A maiuscola, quello che ti fa dire "ti amo" senza paura, quello che ti fa prendere decisioni importanti.



L'Amore che supera ogni difficoltà.



Tutto questo Amore è fatto per trasmettere bellezza, Poco importa da dove questa bellezza sia venuta. E' qui, E vuole essere coltivata, amata, e fatta volare via.



E qualunque nome, o cognome abbia.



Perché i bambini sono figli dell'Amore.



E l'Amore non è un gioco di definizioni. Né è un gioco.



"Ho letto il tuo libro. Ci sono le poesie. Mi piacciono le poesie..."

E con queste parole la Principessa mi ha atterrato.



E son quelle cose che non ti rialzi più.



Se sei fortunato, voli direttamente.

giovedì 22 maggio 2008

Il mio Amore ha gli occhi grandi



Il difficile è cominciare. Perché cominciare a raccontare significa cominciare a spogliarsi. E dopo i vestiti ti togli la pelle, pezzo dopo pezzo, cellula dopo cellula, a rivelare l'anima tua al mondo.



Perché l'Amore non è di un altro. L'Amore è tuo, tuo di te che ami. E ti conosce meglio di quanto tu pensi di conoscere te stesso.



E cominci a raccontare.



Allora, andiamo.



Il mio Amore ha gli occhi grandi.



E io sono partito da lì, e in quegli occhi mi ci sono perso. Perché in realtà m'ero perso prima. Questa volta, al limite, in quegli occhi mi ci sono ritrovato. Perché amare è ritrovare sé stessi. Perché non è il desiderio dell'Amore: quello ti fa perdere. E' l'Amore che è il ritorno. Perché ritorni a te stesso per renderti conto che sei uno, e poi diventi metà, e poi torni ad essere intero, uno più uno, tre. L'eterno generatore. Ma queste sono altre storie.



Perché pensi di essere arrivato quando sei solo. Perché va bene così. E perché va di moda. Perché, single, è figo.



Perché in realtà da solo ci cominci poi a stare bene. E non sei cinico, non sei acido. Sei tranquillo. E rimetti i tasselli del mondo insieme, come in un puzzle, del quale prima non ci hai mai capito niente.



Poi in questi tasselli allontani la fretta, le cose fatte perché si devono fare, perché le fanno tutti. Cominci persino a dire di no a qualche donzella, come se fossi tu la donzella stessa in attesa del cavaliere.



Ma in realtà sei il drago, che riposa e medita per scoprire il vero.



E fuor di metafora, qualche volta ti rompi le scatole, te ne torni a casa e ti apri un bel libro.



Oppure, ne cominci a scrivere uno.



Perché, tornando, ti sei fermato a guardare la Luna e le stelle. E il cielo nero nero non era, ma c'era luce, e nuvole, e racconti.



E un viaggio, profondo, dentro te stesso.



E l'hai fatto da solo, e poi per incanto, per incanto riconosci qualcuno che accanto a te, o per strada, mentre cammini, ha il tuo stesso passo.



Camminami accanto.



E poi le guardi gli occhi. E sono grandi, e profondi. E un po' tristi, come gli occhi di chi ha visto davvero il mondo.



Ma guardano alto, e in fondo. E in fondo sorridono di una luce che hai soltanto immaginato.



Perché da sempre hai cercato, in fondo, quegli occhi. E no, no! Non c'è il tu narrativo, e basta con quest'aria da scrittore! Io l'ho cercato, io l'ho sperato.



L'ho cercato da sempre, quel bagliore negli occhi. Come se fossi un modesto Proust ho messo insieme i tasselli di un sogno, di mille sogni, di una vita. Una vita intera.



E sempre ho cercato quegli occhi grandi.



Sempre.



E sempre mi sono ingannato in altri occhi, che sembravano più luminosi e più facili.



E poi ho capito.



E li ho visti tra mille.



E li ho visti, perché il mio Amore ha gli occhi grandi.



Che guardano l'Infinito.



Pieni di Infinito.

martedì 6 maggio 2008

Sesso con AmorPlatonico

[DOPO]



- Ma quella cosa che mi hai detto prima... mentre facevamo l'amore... era proprio brutta... ma sinceramente non mi sono fermata perché il contesto non era da interrompere...

- Veramente volevo dirti che tutto quello che mi accade è splendido e eccitante, e per di più accade con te che sei la donna della mia vita...

- Ah, volevi dirmi questo?

- Scusa per l'improprietà di linguaggio ma ero concentrato a ben altro...

- Hai fatto miglior figura nell'altro senso...

sabato 12 aprile 2008

Principi

I bambini sono la versione più simpatica del Secondo Principio della Termodinamica.


 

venerdì 28 marzo 2008

Variazioni sul tema

keys

Splinderiana: E così le hai chiesto di sposarti. Ma non sei ancora divorziato...

Io: Divorzio avviato. Attendiamo istruzioni dall'alto. Questa era una prova... una prenotazione, diciamo...

Splinderiana: Quindi?

Io: Niente... le ho chiesto "Vuoi sposarmi?" e lei...

S: Lei ti ha lanciato un ferro da stiro?

Io: No, mi ha detto di sì...

S: Allora glielo hai lanciato TU il ferro da stiro?



Questa la voglio come testimone. Giuro.

Ho anche un vago sospetto su che tipo di regalo ci farà.

Traslochi

llovetonight

Siccome l'uomo è strano, si porta prima il letto. Poi si dimentica tutta l'elettronica a casa vecchia. E pare brutto lasciarla lì.



E allora dorme dentro un sacco a pelo(*), per svegliarsi presto e portare queste scatole scatolette vestiti bicchieri pentole elettrodomestici armadi porcamiseria armadi il tutto per due comode rampe di scale a chiocciola.



E poi gli vengono strani pensieri.



E manda strani messaggi.



SMS LUI "SPOSAMI"

SMS LEI "Sì, Ti sposo."

(preoccupato, respira, respira. Temerario, insiste)

SMS LUI "Guarda che non si accettano resi"

SMS LEI "Sì. Amore mio."



Porca miseria, faccio sempre così. Non mi controllo. Mi vengono fuori.

Perché le cose si fanno d'istinto.



Com'è che diceva De André? "Il risposarsi è la vittoria della speranza sull'esperienza."



Il vero problema è che LEI non cancella mai i miei messaggi.



(*) citazione dotta da Battiato, Mesopotamia, che è tutto un bel dire ("Che cosa resterà di me, del transito terrestre? di tutte le impressioni che ho preso in questa vita?").

venerdì 14 marzo 2008

Prigioni



Quando ami, ami e basta:

se cominci a farti troppi calcoli,

allora, tanto vale, andare a puttane.

Così il costo lo sai prima.

(Considerando che, in tal caso, l'investimento emotivo è pressoché lo stesso).





Grazie, come sempre, a PensieriDiCarta per la sintesi.

Foto, a scanso di equivoci, mia. Sbarre di Photoshop.

Perché le sbarre, spesso, ce le creiamo da soli.



mercoledì 12 marzo 2008

Le donne sono animali strani

Sono in Calabria, nell'azienda di cui sono il direttore commerciale. Vediamo tessuti, pizzi, merletti. Ci lanciamo in nuove idee e tiriamo le somme dei vecchi progetti.

Il tutto, ovviamente, condito con parecchia ironia, molto cameratismo e molto peperoncino.

Ma, stavolta, scusate, il vino l'ho portato io, perché il Cirò non lo capisco. Tredici gradi di assoluto mattone. Lo bevi e basta. Un mattone. Mi sembra di essere Calvi con i mattoni, appunto, in tasca impiccato sotto il Ponte dei Frati Neri.  In realtà lo faccio per il fegato:  se lo devo distruggere,  che almeno abbia il retrogusto di bacche.



La segretaria mi interroga:



- Mi giungono voci che lei si sia fidanzato... in effetti si vede, è così sorridente... e non è più cinico verso le donne!!!



- Guardi, non è esattamente così... io resto cinico. Solo che la mia donna è eccezionale.



E continuiamo a fare ipotesi su chi-come-quando e in particolare perché.



Squilla il telefono.



- Ciao, ti ricordi di me?



(per sicurezza, guardo il nome sul display)...



- Certo! Come stai?



- Bla bla bla...



Era la ragazza con cui sono uscito qualche giorno prima di gettarmi a capofitto nella storia con la mia donna, quando decidi varcare il confine sottile e tremendo che va dall'amicizia all'amore. Sperando che non torni indietro.



- Allora come stai?



- Mi sono fidanzato!



- Veramente anch'io frequento una persona... che non ha sbagliato nulla...



- Perché... io ho sbagliato qualcosa?...



- Beh, sì... avevate entrambi le stesse possibilità...



Mi sono sentito come Stella Solitaria che combatte con Lord Casco Nero in Balle Spaziali.



Grandi domande:



1) Che CAZZO significa "avevate le stesse possibilità?" che ti andavamo bene entrambi? allora non ti va bene - realmente - nessuno dei due. In amore si sceglie, ci si guarda dentro, dentro e fuori, si sente non il brivido della conquista (quello è per le storie da una notte - e basta, dico, abbiamo già dato!), ma un sentimento più maturo, più lento, più delicato.



2) Tu hai commesso degli errori.

No. Ho smesso di frequentarti perché non mi andava un'altra storia "a breve". Tanto, non avrebbe funzionato.



3) E a che cavolo serve continuare a fare la ruota? dirmi "potevi essere tu"... Non volevo essere io. Semplicemente. Perché non ho sentito le campane. Perché la bellezza, da sola, non basta. Perché ci sono storie su storie, e vissuto, e da vivere, che mi affascina. Non si vive in vacanza.

E per molti, una donna è una vacanza. Perfetta. Che finisce. Per me, no.

Quindi, amica mia, al massimo, ringraziami. Ti ho fatto incontrare l'uomo della tua vita. O un uomo. O, comunque, uno che non sono io. Ti sei salvata da me, in fondo.



Almeno, offrimi un caffè.



Caffè, per due, grazie. A me senza zucchero, che mi piace, dopo, sentire il sapore in bocca.



(E comunque, il resto, è diverso.

Si chiamano vite parallele.

Si chiama camminare insieme, per strada, senza porsi l'annosa domanda: "ma che cavolo vuole questa da me?".

Perché la domanda te la poni. Sempre.

Ma la risposta non c'è, non è scontata, non è un programma da attuare. Non è una relazione politica.

La guardi, ti guardi, sorride, sorridi, continui a camminare.

Sembra un film.

Ma sono molto più di due ore, e non è ancora finito.)

venerdì 7 marzo 2008

La luce della luna



Certe volte restiamo prigionieri dei luoghi, esattamente come delle situazioni.



Quello che io definisco "vortice" è il Maelstromm  di incastri, di coincidenze, di eventi che sono disarmonici rispetto al nostro essere.



In questa psicoanalisi da sabato pomeriggio (che le lettrici sostituiscono saggiamente con una seduta dal parrucchiere) mi permetto di affermare che man mano che si matura, che ci si conosce, si riesce quasi miracolosamente a sapere quello che ci è assonante, e quello che non lo è.



Per me la felicità, come il dolore, sono sentimenti "fisici". Sono materia. Ti piovono addosso.



Il dolore, in particolare, ti stordisce. Il tuo corpo, la tua psiche reagiscono. Intontendoti. Una parte di me crede alla reazione puramente fisica della psiche, che si "difende" con costruzioni mentali che la scienza chiama depressione. E che cura con le pillole.



Nei miei momenti difficili di pillole non ne ho prese. Mai. Di palate in faccia, qualcuna. Poi, lentamente, ho imparato a guardare il Maelstromm da fuori.



E a recidere le parti necrotiche della mia anima.



Per non far espandere il morbo.



L'operazione non è esente da dolore. Ma alla fine scopri che è necessaria.



E che il resto del corpo, quasi miracolosamente, si rigenera e prospera.



E respiri.



E senti.



E la felicità che provi è vera. E sana.



E ha un sapore leggero. Di brezza.



Bene. Questa è la mia nuova casa.



Devono attaccarci ancora la luce. Doppi sensi.



La penombra (doppi sensi, ancora) è di colei che sta diventando, fino a prova contraria, la donna della mia vita.



(Foto dal cellulare. Perché ogni tanto la reflex non me la porto. E il soggetto è sfuggente. Ma è emblematica. E didascalica. Se a qualcuno dovesse alzarsi la glicemia per questo post, cazzi suoi.)

lunedì 25 febbraio 2008

Tempo e silenzio

ltrani

Questa storia comincia con una cattedrale. Perché è così, ma anche perché è bello farla cominciare da qui.



E la cattedrale ospita una luna, in alto, a raccontare, e un mare calmo, a navigare.



E sul mare, e sulla cattedrale, un vento, freddo e tagliente come piace a me.



E silenzio. E il passo di un amico.



E immensi ricordi. E immensi progetti.



Perché un luogo della memoria ti ricorda chi sei, e chi sei stato, e quello che stai diventando.



E dalla cattedrale, dal mare, dalla luna, dal vento, dal passo di un amico racconteremo un'altra vita.



E amore, tanto.



Oppure niente.



Perché l'amore è duro. E fragile. Come un cristallo.



Perché non lo si capisce mai, appieno.



E in tutto questo vento, e in tutta questa luna, in tutto questo mare, in tutti questi passi, resto con un magone al cuore, e mi ricordo d'aver vissuto.



Perché senza magoni al cuore, la vita ti passa accanto.



Permettete, io il profumo lo sento.



Oggi è tempo, e silenzio.



E magari qualche spiegazione razionale.



Perché è così.



Ma anche no.



(Se solo Fossati, oggi, smettesse di cantare, mi farebbe un piacere, che lancia picconate all'anima. Gratis).

giovedì 14 febbraio 2008

Il biglietto della rosa






Io e te

siamo l'amore

e il tempo

Amore liquido



Mi sveglio prestissimo, essendo andato a letto, per motivi quasi lavorativi, alle tre.

Di malavoglia, apro gli occhi alle sette, e mi butto sotto la doccia.

Visto che ci sono, rassetto il bagno, passo l'aspirapolvere in casa, metto le camicie in lavatrice.

Alle nove e un quarto dovrebbe passare la tipa dell'agenzia per mostrare casa al prossimo inquilino.



Non mi piace essere disturbato la mattina, ma è l'unico modo possibile.



Alle 9.40 mi chiamano, scusandosi, che l'appuntamento era stato annullato.



Scendo al bar a fare colazione. In realtà ho fatto tutte le operazioni in trance. Il mio cervello si sveglia dopo il mio corpo e prima del fegato.



Poi il fegato, generalmente, esce con una scusa e tenta di espatriare, ma queste sono altre storie.



Nel bar entra prima di me una donna visibilmente caruccia, la seguo con lo sguardo.

Attacca un cappuccino.

E una tiritera:

"Quanto non sopporto quelli che si alzano alle dieci del mattino!!!"

Non ce la faccio. Rispondo.

"Signora, mi scusi, io sono uno di quelli. Mi vuole forse sparare?"

"No, ma sicuramente avrà le sue buone ragioni..."

"Può darsi. Ho finito di lavorare alle tre".

"Va bene, ma uno che finisce alle dieci?"

(Uno che finisce di lavorare alle dieci, secondo me è poco meno meritevole di uno che finisce alle tre... supponendo che finendo alle 22 abbia cominciato alle 13, o alle 14, se fa un turno... oppure, insomma, credo se la possa prendere comoda...)

"Signora, mi perdoni se mi intrometto... ecco... credo che lei si stia riferendo al suo compagno/marito... la prego, accetti questa cioccolata da parte mia per addolcirsi la mattinata... e, mi perdoni... gli uomini oggigiorno sono rarissimi: si tenga stretto il suo compagno, lo metta su un piedistallo, lo veneri in quanto uomo "normale" e lo perdoni almeno oggi, che è San Valentino..."

"Ma lei parla proprio come Antonio... ma vi siete messi d'accordo?"

Sorridiamo tutti. Le va via.

Mi spiega la barwoman:

"No, guardi, è arrabbiata perché non ha trovato in vetrina un regalo che avrebbe voluto... in realtà il marito è venuto qui alle sette... ha comprato il tutto e glielo farà trovare quando tornerà a casa..."



Mi imbatto in "Amore Liquido", un articolo terrificante sulla Gazzetta del Mezzogiorno, lontanamente ispirato dall'omonimo saggio di Bauman, sulla precarietà dei rapporti.



Il giornalista non è che non abbia capito il senso... ma era avvelenato contro l'amore... e non ha capacità di scrittura. Quelli che passano da copiare il compito al liceo alla gazzetta.



Una zappa in mano, ripeto mentalmente.



Io, personalmente, credo nell'amore. E nella sua celebrazione, sempre, in ogni modo.



Credo nell'innamoramento, nell'essere compagni e complici.



Credo nell'essere amici, e amanti al tempo stesso.



E nell'essere soli.



Perché è una necessità interna.



Credo in tutti questi stati dell'essere, perché sono tutti autentici, e necessari.



Credo che esista la capacità di sentirsi, e di guardarsi vivere, un attimo, da fuori, per apprezzarsi di più.



Non credo nelle tristi generalizzazioni. Nelle facili generalizzazioni.

.

Io non sono cinico, ma nemmeno desideroso di false aspettative.



Credo che l'isteria non serva, e che ogni atto non abbia quel senso di catastrofico.



Del resto, sulla terra, gli unici a festeggiare San Valentino siamo solo noi umani.





Gli altri, guardandoci, sghignazzano.

martedì 12 febbraio 2008

Doverose precisazioni



Due anni fa, dovendo arredare la casetta che ora sto lasciando, e non sopportando i mobili componibili (mi piace sempre costruirmi le mie cose, sarà che da bambino mi costruivo da solo i giocattoli, poi son passato alle donne, poi alle aziende, e ora son tornato ai giocattoli, che sono storie, idee, aziende, amori, perché tutto è un gioco, perfetto, altissimo e mirabile)... incontrai in un bricocenter un amico d'infanzia, con il padre...



- Waglio'!!! (1)



- Madu'!!! (2)



- Come stai?



- Resisto! e tu?



- Bene! ho comprato casa! a Rutigliano! lavoro come chimico a Tecnopolis e lo trovo comodissimo. Ovviamente la casa l'ho presa da solo! e tu?



- Beh, sai... ho fondato un consorzio all'export e un comitato cittadino, ho preso più aerei che treni per un paio d'anni... poi ho scoperto un buco di bilancio nell'azienda di famiglia che pareva uno stato del sudamerica e mi sto divertendo così...



- Dicono che ti sia sposato...



- Sì, contro una vostra collega. Sono finito a M. per cinque anni. Poi mi son ripreso... il cervello e la mia vita. E ora mi sono trasferito a Giovinazzo, dove tutti andavamo a passeggiare. Ti ricordi?



- E' incredibile. La tua vita sembra un romanzo!



- Potrebbe essere un inizio.



Lo è stato.



La realtà supera spesso la fantasia. E non è un luogo comune.





(1) Waglio': Amico mio!

(2) Madu': Madonna santa! (che tutto attaccato significa un altra cosa, leggi, Serè!)



lunedì 11 febbraio 2008

Tutto il mondo è paese

A tavola.



- Sentito la notizia? S'nasscnnut' (1) Carla Bruni...



Tutto il mondo è paese.



(1) S'nascnnut', se n'è scesa. Scendersi: restare incinta, propriamente di donna che vuole incastrare un uomo.

lunedì 28 gennaio 2008

Sesso con AmorPlatonico

Amica: Non so perché... ma mi ronzano intorno soltanto uomini sfigati, playboy depressi, maniaci con la doppia vita...



Amorplatonico: ...ahem...



Son cose.



martedì 15 gennaio 2008

Perché non voglio ferirti il cuore



E così torni, e sono mille le parole che mi dici. E sono mille luci, e mille ombre.

Parli,

e racconti e ti racconti

e mi racconti

per raccontare in fondo

te stessa a te stessa.

Perché è così che si fa.

E accade, ancora, ancora.

E le parole perdono senso e diventano onda, come una antica preghiera.

Perché il rito eterna.

E tu non sei donna, sei tutte le donne.

E non voglio ferirti il cuore.

Perché sei la mia passione.



domenica 6 gennaio 2008

mercoledì 2 gennaio 2008

Quartostato



Succede che hai passato il pomeriggio a farti venire un'idea per un lavoro, e nel frattempo che il cervello si attivi ti sei passato un po' di archivio, tanto per mettere qualche etichetta.



E ritrovi le foto di qualche anno fa, che ti sei scansionato perché non esistevano ancora le digitali.



E sono quelle di qualcuno che ha lasciato un'impronta.



Ne prendi una, un'ora di Photoshop per togliere un po' di rumore e un'ombra che non c'entrava.



E' un'opera d'arte: il fotoritocco, la foto, il ricordo, il quadro d'insieme.



Poi, segno del del destino, Photoshop si pianta. E dà errore.



Zitto e riavvia.



Allora beccatevi questa (la prima che trovo, sottomano, degli archivi correnti).



Sgrunt!



(Salva ogni tanto, demente! - e non soltanto le fotografie!)



(Foto di AmorPlatonico, Barivecchia, 2007)

sabato 29 dicembre 2007

La multa




Entra in scena sventolando una multa in mano, molto molto arrabbiata.



(Parla tutto d'un fiato, visibilmente eccitata)



Ecco, non è possibile, ancora!



Non ce la faccio più, è diventata un'ossessione: me lo ritrovo anche in sogno, mi perseguita!



Ma oggi ero sicura di essere stata attenta, fin dall'inizio: ho acceso la macchina, ho messo la retromarcia e stavolta ho guardato pure dallo specchietto retrovisore.



Mi sono truccata a casa: nessuno mi può dare colpa. E ho ricevuto solo tre telefonate. Ne ho fatte sei, io... ma che c'entra... mica uno può uscire dalla società solo perché sta guidando... ma ho messo tutte le frecce che dovevo mettere. Ho messo pure le quattro frecce ogni tanto.



Mentre guidavo ho sentito solo tre volte un clacson suonare contro di me. Sono stata attenta... (sognante) Ma che bello quel pezzo dei Village People... (canta) YMCA... (ripete il ritornello a voce alta) e poi ho guidato solo dieci minuti. E poi stavo al semaforo mentre cantavo. Cantavo... canticchiavo! Ma era un semaforo o uno stop? Comunque sono convinta che avrei dovuto fermarmi. E mi sono fermata.



Fatto sta che ora decido di parcheggiare... faccio un parcheggio regolarissimo, proprio da scuola guida, mi metto a destra della macchina, sterzo... dopo un po' sterzo dall'altro lato... non so esattamente quando, ma mi è riuscito bene, solo le ruote non sono proprio attaccate al marciapiede... ma ho i tacchi.



Ho fatto le cose da manuale, come dovevano essere fatte.



Ma c'è LUI, maledetto, che mi perseguita.



Ormai mi odia, ne sono convinta, mi ha puntata, ha deciso che sono io la sua vittima, e la sua vittima sono (sventola la multa).



Io non voglio dare la colpa all'autorità, ma deve capire che il passo carrabile si mette LUI sempre davanti alla mia macchina...



(Dalla piece teatrale "Pannello di Controllo" di Pasquale Ruggieri e Roberta Tavarilli)



(Roberta Tavarilli fotografata da Pasquale Ruggieri, in arte AmorPlatonico)

Sarà



Sarà che guardo sempre di più i particolari.

Sarà che adoro il mio 500 millimetri.

Sarà che uso Photoshop come la camera buia quindici anni fa.

Sarà anche che due giorni di influenza modificano di gran lunga le proprie capacità mentali.