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venerdì 23 maggio 2008

Brevi lezioni di marketing

Certe volte mi stupisco della mia innocenza:



ho portato Il Drago(*) da Feltrinelli dopopranzo.



Risultato: sono uscito con un gioco per la ps2.



Ora, premettendo che



- il drago NON è interessato alla letteratura, né ai fumetti

- non è utile per accalappiare le femmine in quanto figlio della donna che amo alla follia che 1) farebbe la spia (anche se si corromperebbe con un adeguato numero di figurine) 2) non tradirei mai la donna della mia vita, neanche col pensiero;

- esiste sempre un reparto giochi e video in qualunque LaFeltrinelli, alla faccia della cultura mentre io, che sono un uomo di marketing, quando vedo un libro stampato torno ai bei tempi in cui credevo persino nel comunismo e nella bontà dell'umanità; in realtà venderebbero anche la loro nonna...



CHE CAVOLO CI VADO A FARE ALLA FELTRINELLI?



Quando penso al colore dei capelli della mia ex suocera torno con i piedi per terra.



Dovrei portarmi dietro una sua foto.



Terrebbe lontani anche gli spiriti malvagi, ne sono sicuro.



Ma mi ammorberebbe la chiappa. Son sicuro anche di questo.



Una donna puoi amarla, tradirla, sposarla, lasciarla... fino a passarle accanto e chiederti ma chi cacchio è questa... ma una suocera è per sempre: ti odierà comunque con immutata e terribile ostinazione.



Sarà la tintura. Quella penetra. Oppure il contrario: che i capelli siano di quel colore indicibile perché pescano in un cervello insano???



Mah.



Le suocere sono come le stelle, il loro posto è in cielo.



E il mio posto col Drago è lontano dai reparti giochi della Feltrinelli, dove subdole operazioni di marketing fanno ficcare il piccio(**) alle anime innocenti. Ma la salverò, quest'anima innocente! O mi suiciderò buttandomi dal primo piano direttamete sui divanetti dove falsi intellettuali fanno gli strafighi fingendo di leggere... (e guardami guardami!!!)



Anche perché Sony ha già abbastanza soldi e i giochi si DEVONO scaricare aggratis.



Scusate lo sproloquio.



Buona serata. E guardatevi il cielo stanotte. E sperate che ogni stella sia una suocera... lontana... lontana...





(*) Il Drago è uno degli United Children della mia Donna, attualmente la mia unica occupazione nel tempo libero. Anche nel tempo non libero, a pensarci. Ma son soddisfazioni. Abbiamo Il Drago, La Principessa e Il Tenebroso. Sarete informati sugli sviluppi.



(**) Dicesi "ficcare il piccio" di quel processo paraisterico durante il quale un innocente bambino assume il livello isterico di due o più donne. Solo che una donna la caghi. Il bambino ti strazia il cuore. Ma poi lo prendi a sgannassoni. Generalmente uno sgannassone ogni "me lo compri?". Mai entrare con un bambino e una carta di credito CONTEMPORANEAMENTE in un negozio. O farvi notare da lui che cinque minuti prima avete fatto Bancomat. Non ci crederà mai che i soldi finiscono misteriosamente verso la fine del mese...

giovedì 17 aprile 2008

Traslochi 2

I grandi misteri dei traslochi, in particolare quelli gestiti dalla tua nuova compagna:



- le foto delle tue ex si perdono misteriosamente;

- assieme alle foto, spariscono misteriosamente i tuoi maglioni vecchi;

- assieme alle foto e ai maglioni, si rompono inspiegabilmente alcuni piatti (della serie: amore, lavali tu);

- lei seleziona i tuoi libri di psicologia, che misteriosamente vengono spolverati, sistemati, venerati;

- lei butta i cartoni; tu adori i cartoni: vabbè;

- tu monti la libreria, tu e il drago (spettacolare bambino di lei, sul quale torneremo con l'annosa questione: "a che minchia serve il decametro quadro?"), mentre lei vi guarda sorridente, e distante, e fa finta di andare a prendere i biscotti dall'altra stanza;

- il drago, che capisce in fretta, sa che qualcuno lo sta fregando;

- ad un certo punto la tua roba sembra misteriosamente di meno.



Considerato il tutto la amo alla follia.



E follia è la parola giusta.

venerdì 1 febbraio 2008

La strada nel bosco



Ci sono degli eventi che sembrano predestinati, connessi gli uni agli altri.

La felicità più grande è sentire questa predestinazione. Che viene confermata dal più razionale "senno di poi", per carità...



Ma l'attimo in cui fai qualcosa, e senti che sarà l'inizio di una cosa più grande, è meraviglioso.



Ho fatto questa foto questa estate, durante un servizio fotografico che ci ha portati in giro per le campagne del brindisino.



Era una delle inquadrature scelte per il video da girare. Solo che quando scendemmo dal fuoristrada dissi "quì quì... facciamola quì... la camera che entra, come se stesse camminando... e poi spazia ad aprire sulla radura, la vecchia chiesa, il pozzo..." Sembrava che fosse stato costruito tutto per combaciare con le esigenze di copione e di regia.



Son belle cose.

Scatto le mie foto per vedere come sarebbe venuta la ripresa nel giorno successivo, per mostrarla al regista e al cameraman per decidere il taglio, ma anche perché era bellissima.



E' un ritorno all'infanzia, al mondo dei sogni, al mondo delle favole.

E senti tutto un profumo di bellezza che passa gli alberi aggrappato ai raggi di luce, ai barbagli, alle stesse foglie mosse dal vento, ai rami e ai tronchi che sembrano braccia e gambe di antichi giganti.

Sembrava quasi che di lì a poco si sarebbe affacciato Barbalbero a salutarci.



Poi ho messo tutto sui miei DVD.

E ho spostato l'archivio.

E poi il DVD è scomparso, perché l'etichetta era sulla custodia. Solo sulla custodia.

E non l'ho rimesso a posto.



E poi ho incontrato una persona speciale.

Perché la vita, alla fine, gli incontri te li fa fare.

Anche se prima ti avverte, casomai, di mettere il vestito buono.

E quel sabato mattina sapevo che la persona speciale sarebbe venuta. Ma non sapevo che sarebbe stata così speciale.

Non sapevo che ci avrebbe onorato della sua sapienza...

Non sapevo che ci avrebbe onorato della replica di una sua conferenza, raccontandoci per filo e per segno come collegare gli elementi dell'universo, favola per favola, storia per storia, leggenda per leggenda.



Ed io ascoltavo questa persona, e sorridevo.



Perché mentre parlava un ago invisibile cuciva nella mia mente concetti che erano lì, da tempo, ad aspettare un senso comune che sospettavo ci dovesse essere.

Come i pezzi di un grande immenso puzzle... loro sanno che sono parte di un disegno, tu no, se non hai la scatola.

Questa persona è la scatola.

La scatola con il disegno.



Ieri ho ritrovato il DVD.

E la foto.

Perché sapevo che c'era, sapevo che sarebbe stata perfetta. Da un tripudio di colori, i colori dei sogni, alla definizione della strada nel bosco al secondo sguardo, a passare da un punto all'altro, a vagare, a superare la strada, al dopo.

E si ritorna.

Perché tutto torna a posto, nel mondo.



E ti trovi persino con l'abito giusto.

martedì 29 gennaio 2008

Questo taglio di luna



"Sai che ogni giorno passano richiami

che poi svaniscono nel labirinto dei tuoi pensieri;

forse per questo gli angeli

riportano alla tua tavola

memoria e tepore della sobrietà.



Passano i giorni senza fermarsi mai,

spia la tua vita molto di più.

Se avrai paura e non ti fermerai

un’emozione ti accarezzerà, ti riscalderà"



Alice, Passano gli anni.



Questa è la luna di ieri.

Sarà una combinazione di fattori, sarà stato il mare nero che respirava qui a qualche metro, sarà questo vento nuovo...

Sarà che mi son ritrovato a ricordare la bellezza di questa canzone e la situazione in cui mi capitava spesso di sentirla.

Chi non ha mai percorso la statale 106 ionica da Catanzaro verso Reggio Calabria non ha mai visto davvero il buio: chilometri e chilometri a sessanta all'ora, di notte, dove l'unica luce, se non ci sono paesini, è quella dei tuoi fari e la strada è una lingua nera che si allarga, si restringe, si arrampica su qualche promontorietto o costeggia il mare.

Sei tu, la strada, i tuoi pensieri.

Se sei fortunato, c'è la luna, che rende il tutto di cristallo.

Se sei fortunato, c'è questa musica dolcissima, questa voce distaccata dal mondo che ti parla, e tu hai ventiquattro, venticinque anni... e non ti senti "vecchio", ma ti senti già grande.



(Foto di AmorPlatonico, F6.3/1250, 480mm)


giovedì 24 gennaio 2008

Adoro il mio lavoro.



Sintesi, motto di spirito, ironia.

E un pizzico di senso di colpa (me lo hanno insegnato le donne, ma per me ho trovato la soluzione).



E poi altra poesia. Ma son cose. Mie.



(La prossima volta la foto la farò direttamente io. Ma non so se torno. Al limite: saluti... - Battiato in lontananza: "...e sento come un mal d'Africa...")

sabato 19 gennaio 2008

La stupidità si alza presto

lo2

Io lavoro spesso di notte.



Mi piace quel momento in cui il sonno lascia il posto al ticchettio dei tasti del computer.

E i pensieri del giorno si riordinano in tutte quelle forme d'arte che rappresentano il mio lavoro.

Non è una regola, perché nell'ispirazione non ci sono regole.



Non sono per gli artisti mestieranti, quelli che dicono di lavorare dalle nove alle diciassette.

Non lo sono perché, magari, non ci riesco. Ma io funziono così. E rispetto le date di consegna.



Io qualche volta faccio tardi.



E, poiché immagino che altri abbiano i ritmi diversi dai miei, non do fastidio a nessuno, almeno credo, perché, innanzitutto, non voglio essere disturbato.



Chiamo i miei clienti e contatti dopo le 10 di mattina, perché, magari, alle 9.00 stanno aprendo il negozio, e devono fare qualcosa prima di rendersi presentabili al mondo.



E magari il pomeriggio alle 14.30 hanno altro da fare.



E, ancora peggio, alle 13.30 stanno pranzando (qui a sud facciamo così). E non siamo in un ipermercato aperto 24 ore su 24.



E oggi è sabato.



Il citofono squilla alle 07.50



"Scusate la Primera grigia è vostra?"



Sono gli operai che stanno restaurando la casa a fianco.



Giustamente, se tu ti alzi presto, tutto il mondo fa come te.



Domani vengo io a suonare a casa tua. Mentre stai facendo il TUO meritato riposo.



E non ditemi che sono intollerante. Perché parcheggio dall'altra parte della piazza: tanto, se ti devono portar via l'auto non si fanno problemi, e tenerla fuori, a due metri o a duecento non fa differenza.



Ma il problema, credo sia chiaro, è d'ordine generale.



Scusate lo sfogo. Io odio essere svegliato.



Il quartiere sta andando a fuoco?

Godzilla è spuntato dal porto?

Sono tornati gli americani a bombardare l'acciaieria?

Mastella è tornato a fare il Ministro di Grazia e Giustizia? (questo mi interessa di meno)

Sei una delle mie ex che mi sta chiedendo: scusa? (ancora meno)



NO?



Allora fatemi la cortesia:



Non rompetemi il cazzo.



Amen.

lunedì 14 gennaio 2008

The Road House Blues



The future is uncertain

and the end is always near.



(Evvai!)



(Foto di AP. Lui è Lucio, il "bello" della Taverna Vecchia, all'opera con l'armonica in LA).

Sesso con AmorPlatonico

Amica: No, quella stronza di segretaria... mi ha rovinato la vita... credo che mi suiciderò!

AP: Non puoi suicidarti senza prima aver fatto l'amore con me...

A: Hai ragione. Prima facciamo l'amore, poi mi suicido.

AP: Sei pazza? Avrò sensi di colpa vita natural durante!



Son cose...

sabato 12 gennaio 2008

Bianconero



Mi parli di bianconero, mi chiedi informazioni, nozioni di fotografia.

No, bella mia. Non ci sono più le pellicole bianconero. Non ci sono proprio più le pellicole. Chi scatta ancora in pellicola non è un puro. E' un demente.  O  un  pagliaccio che vuole mostrare la Rolleiflex, o la Leica da dodici milioni. Di lire, non di pixel. Allora significa che sei vecchio. E hai bisogno di mostrarti ad un pubblico. La tua Leica  allora è come una vecchia Porsche. Bellissima. Ma consuma, inquina e si scassa.

Perché, mi insegnano, ad una certa età, o sei vescovo, o sei sagrestano.

Cresci, bello, cresci.



Ma torniamo a noi.

Mi chiedi se ogni foto può essere bianconero.

No.

Il bianconero è fatto di contrasti. Non di colori. Colori contrastanti possono dare identici toni di grigio.

Il bianconero è fatto di luce. Di luce ed ombra. Per certi versi è iperreale. Come se tagliasse la realtà in nuove visioni.





Il bianconero racconta. Diversamente dal colore. Racconta sentimenti puri. Si distacca dalla realtà dei colori e ti porta non ad un coro, ma ad un pensiero dominante. Ad una sola voce.



E tu ci canti assieme.



Se chi canta è bravo.



E se sei bravo anche tu.



E, fondamentalmente, se hai voglia di cantare.



(Lui è Davide Santorsola. Il sempreverde Keith Jarret di Bari. E quando lui suona, suona insieme il resto dell'universo. La foto è da pellicola. Ed è una signora pellicola: una T-Max P3200 Kodak, tirata a 6400 iso. Splendida. Dovevi comprarti lo sviluppo push T-Max e sviluppartela da solo. Una volta sono arrivato a 25.000. Fotografavo la notte, la gente, con la luce fioca delle lampade da trenta watt. O delle candele. Vedevi come vedono gli occhi, che di notte non guardano con la luce, ma con l'intelligenza, con la memoria, ricostruendo immagini parziali. Era la pellicola del racconto. Ora devi tribulare un po' di Photoshop. Ma funziona, fortunatamente, uguale. Ma quando vedo qualcuno lodare una macchina perfettissima... mi piacerebbe farlo discutere con un crick. Perché non è la macchina che scatta. Sei tu. Sempre e soltanto tu. E non c'è cosa più sublime di condividere la bellezza).

venerdì 11 gennaio 2008

Conosci te stesso...





















(foto non disponibile (*). NON è un errore del vostro browser.

Premere F5 non servirà assolutamente a nulla)






















AP: Allora cosa ne pensi della copertina del libro?

Editor: Va molto bene, molto poetica. Quando l'hai fatta?

AP: Un po' di tempo fa. Ero ad una mostra. La bambina l'ho trovata così, pensierosa...

Editor: E vestita così? Roba da matti!

AP: Non mi stupisco piu' di niente! :D

Editor: :D

AP: Ma avrei un dubbio...

Editor: Ah, sì?

AP: Ho fatto delle foto spettacolari ad Amore e Psiche del Canova al Louvre... potremmo usarle sia per la copertina, in alternativa, che per l'arredamento del locale... io le ho tenute in atelier... e non erano affatto male... in particolare un primo piano dei volti... solo che c'è un problema...

Editor: Ti pareva! quale?

AP: Ecco... i files originali delle foto stanno sul mio vecchio hard disk... che si è bruciato... oppure in un cd da qualche parte (e dire qualche è riduttivo)... oppure una copia ce l'ha la mia ex moglie... visto che le abbiamo fatte insieme... magari... telefonando...

Editor: sì? ...NON TE LE DARA' MAI.

AP: Caffè?



Cambiare argomento al volo evita l'arrovellarsi del fegato.

Talento innato degli scrittori. Ma ancor più degli editori.



(*) La foto per questo post è Amore e Psiche del Canova, fatta dal sottoscritto al Louvre. Una stampa distrutta si trova a capoletto, a casa mia. Che sarebbe anche carino per invitarci le fans al posto della collezione di farfalle... detto questo...

















(sedici battute di silenzio. conta.)




















In realtà oggi si parla di annullamento del tempo. Perché esistono dei momenti, delle relazioni, delle situazioni in cui il tempo si ferma. Non si dilata. Si ferma proprio.



Come se si entrasse in contatto con l'oceano dell'anima.



Sperando di non incontrare indomabili tempeste.

lunedì 26 novembre 2007

Ogni tanto



Ogni tanto, mentre lavoro distolgo lo sguardo.



(Foto di AmorPlatonico, Libreria Zanaboni, Torino, durante la presentazione di un libro.)

sabato 24 novembre 2007

Istruzioni per l'uso



Dopo un po', generalmente, si chiudono gli occhi.

E l'arte s'invola.



(Ma oggi sto pensando altro. Sarete presto informati.)

giovedì 25 ottobre 2007

Ma tutto questo è già più di tanto

gabbianoÈ una notte in Italia che vedi

questo taglio di luna

freddo come una lama qualunque

e grande come la nostra fortuna

che è poi la fortuna di chi vive adesso

questo tempo sbandato

questa notte che corre

e il futuro che viene

a darci fiato.



(Ivano Fossati, Una Notte in Italia)



L'effetto che fa su di me la musica (e la poesia) di Fossati è una specie di caldo abbraccio.

Fossati scrive per immagini, come se ogni strofa fosse una fotografia. Descrive passo dopo passo delle emozioni, e poi, alla fine, due versi per commentare, come una didascalia.



Solo che Fossati va dentro le cose. E, come i grandi fotografi, non racconta un evento, ma racconta una storia, una emozione attraverso la descrizione di una realtà.



E questa musica ha sempre accompagnato la mia vita. E il "taglio di luna" mi ha ricordato un amore, perchè ogni amore è quell'amore.



E ho guardato al futuro, e a quanto è incasinata, ma bellissima, la vita. E la tristezza va via.



E non riesco a capire quelli che di Fossati dicono... che è triste.



Sarà.



Per me son persone che non ascoltano. Ma non che non ascoltano Fossati. Non ascoltano e basta. Han bisogno di rumore sempre uguale, con titoli diversi, per non sentire l'urlo della solitudine.



Ma tutto questo è già più di tanto...



(Effetti deleteri di un pomeriggio di Photoshop. Un tempo, quando stampavi, uscivi che puzzavi di acido, e di ammoniaca. Insomma, eri rinco e puzzavi di piscio di gallina. Ora, Photoshop è asettico. Ma crea assuefazione.)

venerdì 5 ottobre 2007

Dedicato.



E' ufficiale. Esce a Natale.

Il mio primo libro.



E sarà dedicato ai bambini.



Perché loro è la speranza.



L'innocenza non è qualcosa di cui doversi vergognare. Eppure...

...eppure quando penso che la gente piccola si fa del male gratuito per quattro spiccioli, vomito.



C'è un momento, nella vita, in cui il bambino che c'è in noi vomita anche lui, esce a compare le sigarette e non torna più.



Il disegno è del piccolo Francesco, dieci anni, figlio della mia editor.

Ieri mi ha visto così.



Non sono così stempiato, ma mi ha tolto qualche chilo, il che non guasta.



Ma disegna bene, il cucciolo. Coglie l'anima. E ha anche un che di cubista. Un piccolo Picasso.



Son cose.

giovedì 4 ottobre 2007

L'esclusa

backstage

Certe volte dire che la felicità è dietro l'angolo sembra una banalità.



(Foto di Amorplatonico, Mare dietro casa sua. Dedicato alla Francese)

giovedì 20 settembre 2007

Più di mille parole.



La cosa che mi piace di più del fare ritratti, anche quelli su commissione, anzi, sopratutto quelli, è quando si stabilisce quel feeling meraviglioso, una specie di transfert, tra fotografo e soggetto, e si crea quell'armonia che tira fuori la parte più bella del soggetto e, al tempo stesso, mi permette di raccontare, attraverso uno sguardo, un gesto, un gioco di luci, la bellezza del mondo.



Finchè sarà così, non riuscirò a chiamarlo mai lavoro.



La parola giusta sarebbe "amore" o "passione".



Il che riporta ad un sacco di altre (belle) cose.

giovedì 6 settembre 2007

La realtà è un'opinione.





Davanti ad una mia cliente:



Venditrice di atelier: Allora questo non le piace?

Cliente: No...

VdA: Ma allora questo e questo e questo...

Cliente: No, davvero, lo vorrei così...

VdA: Come questo?

Cliente: NO!

VdA: Signorina, lei ha delle idee chiare. Ma un po' confuse.



Donne.

Per questo vi adoro!



(foto di AmorPlatonico)

giovedì 23 agosto 2007

La misantropia celeste

Ho passato la mattinata con il regista del video pubblicitario su cui stiamo lavorando.

Io ho quattro directory di foto di backstage da selezionare, lui il copione intero, con i testi, le riprese fatte e tanta buona volontà.



Arriva a casa mia che il sole indora il mare. E' uno dei motivi per cui abito qui. E non ci sono santi, quando sei di cattivo umore: ti basta uscire di casa, la mattina, per trovare una buona ragione per ridimensionare le cose.



Ci tuffiamo tra i meandri del mio hard disk a ricercare le musiche piu' adatte, ad ogni ripresa, ad ogni inquadratura, per trasformare un company profile in un'opera d'arte. O almeno in qualcosa che soddisfi innanzitutto noi.



Assieme a noi, si è svegliato il vicolo.



E la vicina di casa, la Vicina Pricipale.



Ora, la mia vicina di casa non è un essere normale. Se così fosse, vi giuro, mi farei tagliare di netto i miei organi sessuali per non aver contatto con donne del genere: una volta, parlando in una vicolo reunion (quando torni presto la sera) di separazioni, divorzi, divisioni di patrimoni: lei guardò il marito e disse:

"Tanto la casa è mia, quindi, Nicò, stai attento".



E per il resto urla contro i figli perchè, se urli, hai ragione. Urla sempre. Contro il pianeta. Scomodando la Madonna di Corsignano e tutti i Santi e i Beati.



Perchè a lei tutti danno fastidio.



In aggiunta, per l'estate sono arrivati "quelli della Yaris rossa", auto di famiglia proditoriamente e napoletanamente parcheggiata a serrare l'entrata del vicolo.



Anche "quelli della Yaris rossa" sono dei seguaci della teoria del Decibel. Se non urli, non ti capisco.

Il problema è che la Signora Yaris sta seguendo l'esempio della Vicina Principale nell'uso dell'ugola.



E mentre si pranza, salta Gabriele Arcangelo appresso al ragazzino.



Ora, leggendo il testo del fuori campo, a me e al regista son venuti i brividi al cuore.



E mentre selezioniamo foto, mentre ascoltiamo Nino Rota, mentre ricordiamo ogni scena girata...



"Nico' hai capito o no? e vieni subito! e muoviti, mannaggiallasantissimaxxxxx!!!"



E ho cliccato su "Colonne sonore" e poi su "Apocalypse Now". E ho pensato che in fondo in fondo il napalm è una cosa buona.



Sulle note di Wagner, vi giuro, il cielo si è oscurato.



Non è venuta la mano di Dio in persona, ma tanto è bastato.



Due tuoni.



La Vicina Principale esce dal balcone e raccatta il golfino steso ad asciugare, inveendo contro Dio, Budda e Allah.



Poi, d'incanto, il vento di mare a profumare la stanza. Un attimo di meraviglioso silenzio. E uno scroscio d'acqua.



Acqua benedetta, sicuramente.



E silenzio.



L'acqua, a quanto pare, le inibisce..



Silenzio.



Ed Enya che canta, piano, incrociandosi col ritmo dei goccioloni.



E comunque, stai preoccupato, Nicò, che il maltempo passa.

mercoledì 22 agosto 2007

Pasquale Coviello, in arte Jonathan Livingstone

gabbianol







Ho fatto questa foto su commissione.


Serviva una foto alla Jonathan Livingstone.


Quando me l'hanno chiesta, ho pensato: vabbè, semplice: vado a mare e fotografo i gabbiani. Avrò l'imbarazzo della scelta: Livingstone, Amusden, Nobile, Magellano.


Ho avuto soltanto l'imbarazzo: i gabbiani non li ho trovati.


Primo giorno. Porto di Giovinazzo.


Deserto.


I gabbiani sono andati via.


Semmai piccioni. A mare. E non a Venezia.


Cercavo un Livingstone e ho trovato dei Carbonara, dei Rossiello, dei Nardulli. Neanche un Colombo, perchè svolazzavano, ma senza caravelle. E il piccione è anche subdolo, perchè se lo fotografi da basso potrebbe persino regalarti qualcosa di non richiesto.


Allora mi sono trasferito a Santo Spirito. Porto di pescatori. Come nel peschereccio azzurro.


Niente.


Neanche piccioni.


C'è un Colombo, ma è Marco Colombo, un mio amico, che mi ha offerto un caffè.


Capitan Findus, quello c'è: ma sta giocando a tressette al bar, parecchio perso, con una distesa di Peroni, rigorosamente ghiacciata, nei pressi.


Secondo giorno. Disperato, mi gioco la carta discarica.


Perchè si trasferiscono lì, che c'è sicuramente cibo. Non voglio immaginare che tipo... ma non mi sconvolgo più per niente.


Ci sono delle tortore. Solo tortore. Enzo, Giovanni, Giacomo Tortora.


Enzo è quella che mi ha presentato le altre e ha tentato di far parlare un pappagallo. L'hanno arrestata. Ho fotografato il tutto in speranza di un utlizzo futuro.


Ho chiesto di Jonathan, ma la tortora è riluttante.


Nel frattempo il guardiano della discarica mi ha gentilmente invitato a togliermi dai cabbasisi.


E l'Alfa si è riempita defintivamente di polvere, passando dal blu notte al giallo sabbia.


Più che Ansel Adams, mi sento Rommel, la volpe del deserto.


Ma ho scoperto che il gabbiano c'è ma non è il suo turno. Vola dopo le 17, col fresco, ma con la luce che non mi serve più.


E sono lì, tutti in fila, sul cumulo di lerciume. Non è esattamente la foto che mi hanno commissionato. E sono il gabbiano Scaraggi, Saracino, Sannicandro.


Hanno fatto la loro scelta di vita.


Sono disperato.


Vado a Palese, sul lungomare.


Ho fatto come tutti.


Ho pagato.


Quello è il gabbiano Pasquale Coviello, in arte Jonathan Livingstone.


Dieci euro di pesce azzurro, e passa la paura.


A saperlo prima, uno risparmia.


Ma ho dovuto fare il bonifico anticipato.


domenica 12 agosto 2007

Quando cresci male

salicel_IMG_9638

l_IMG_9639cisterne05Ho imparato prestissimo a leggere. La biblioteca che mia nonna aveva comprato era costituita principalmente da enciclopedie, perchè "u m'ninn ava' sstiddia' ".

Io sono nato nel '71, l'enciclopedia era aggiornata al '67.

C'erano le immagini dei prototipi del LEM e gli uomini non erano ancora andati sulla luna.

Ma c'era tutta la nuova architettura degli anni '60, la storia di Brasilia, la città costruita nella foresta dal nulla.

E poi ho cominciato ad amare l'arte moderna, e a trovare il bello nella luce che dipinge, all'alba, persino le cisterne di vino.

Poi, delle cisterne, ho imparato ad amare il contenuto.

Questo post è dedicato ai miei amici Cannone, enologo, e Anonimista, sommelier, che mi dedicano consigli preziosi per gustare meglio il frutto di una storia.



(Il salice che apre la galleria, è un salice salentino. Doc anche lui.)