sabato 29 aprile 2006

Il Mito dell'Amore

"Il Mito dell'Amore
muore
senza tante cortesie
ti accorgi che è finita
da come cadi nell'insofferenza
ciò che ti unisce
ti dividerà:
nei miei ricordi
la quarta sinfonia di Brahms"


E' una canzone di Battiato. Ovviamente. Seconda strofa, Destruens.
Dichiarò qualche tempo dopo che lo stato ideale per scrivere era una pace interiore. Io non capivo (e forse non capisco bene bene neanche ora), perchè vivevo tutto in maniera passionale, un post-romantico, tutto Sturm Und Drang, che ovviamente vede la produzione dell'arte come una esplosione delle passioni, una sublimazione delle passioni.

Poi magari son cambiato, forse un po': saranno le esperienze, saranno gli errori (le stesse cose viste da direzioni differenti).
Comincio pian piano ad essere d'accordo con lui. A malincuore, perchè significa che mi sto privando di una parte di meccanismi che conoscevo di me stesso. E felice, perchè al tempo stesso dovrei potrei mi ingannerei ad un modo magari migliore di vivere. E non solo l'amore.

Il problema è, ancora, sapere che diamine è questo Amore.

Che non è sicuramente la cura per la solitudine (tanto quando sei solo sei solo lo stesso).
Che non è sicuramente il volersi bene. Questa è l'amicizia.
Che non è l'attrazione. O solo quella. Si chiama Sesso. E lì basta cercare su google e hai voglia...
Sarà il profumo dell'altra volta... o sarà ridere... o sarà continuare a ridere, dopo. Dopo tanto tempo. Quando è finita la solitudine. O quando si affaccia di nuovo. Nelle cose "serie" della vita. Quando l'amicizia c'è, ed è profonda. Quando quell'amica ti piace e ti attrae. E ti fa anche carne. E quando parli, e ti confronti. E non ti secchi. E le chiedi cosa ne pensi. E c'è voglia, sempre (o abbastanza, sempre, dai!) di vedersi. E di ridere. Ridere. Sempre.

E pare semplice?

Piangere è facile. Appunto. E' ridere che è difficile.

Mah... ci vorrebbe un buon riso con pollo e curry.

E sarebbe il caso che questi post me li leggessi io per primo.

14 commenti:

  1. no è facile per niente, ma nemmeno piangere è facile..nulla è facile ma basta desiderarlo..

    buona domenica

    RispondiElimina
  2. l'amore è magia, impossibile descrivero..impossibile non riconoscerlo, ciao

    RispondiElimina
  3. "L'amore fa passare la malinconia...qualcuno vuole bene ai piu' lontani anche per telefono... l'amore fa begli gli uomini,

    sagge le donne...fa grandi le occasioni di credere e di imparare...cose che fanno ridere

    l'amore fa cose che fanno piangere... aprire bene gli occhi,

    amare piu' se stessi l'amore fa."



    questa è di Fossati



    Serena







    RispondiElimina
  4. "Dimenticherai me…..domani;

    dimenticherai quasi tutto insieme a me…. perchè domani danzerai quel tuo ritmo ed ascolterai solamente il tuo sangue che scorre più giusto.

    Continuerò, ammirandoti, a restarti vicino. A chiamarti per nome.. ad evocarti… ad invocarti.

    I miei occhi continuano sbarrati…ma rileggere le tue lettere.. la tua lettera arrivata oggi, sentirti così compreso in te stesso mentre mi scrivi con la penna in mano e non sulla tastiera di un computer …è già questo un motivo per chiamarti Privilegio, per sentire più forte la voglia di fare qualcosa per te che mi faccia ricordare e che ti faccia rispondere a chi ti chiedesse di me chissà in quale tempo "Mai nessuno mi aveva considerato come lei prima.. e mai nessuno mi ha più considerato così dopo. Come un

    gioiello, come un cucciolo, come un fiore."

    Scrivevo questo a un antico amore, una lettera scritta e mai spedita, per una di quelle passioni che sin dal primo

    giorno si sanno essere senza speranza. Vorrei poter dire le stesse cose con occhi non sbarrati, sprofondati anzi nei

    tuoi occhi, potendo permettermi, finalmente, di sperare e di essere certa che esisti.

    RispondiElimina
  5. Se ti firmi, posso aggiungerti alla nostra lista dallo psicanalista.



    Poi fa quel che vuoi.

    RispondiElimina
  6. chi è l'ultimo?



    già, io vengo dopo l'anonimo :)





    Serena

    RispondiElimina
  7. Brahms è Brahms. Ed è la seconda, più che la quarta, ed è passione che ti incenerisce le membra. (e pure, diciamolo, quel bellissimo primo violino...omissis....). Suonarla, poi, è la vera storia.



    Lo sturm und drang è Wagner. E' isotta che muore, è sto Lohengrin (sarà per le cinque ore d'opera che mi sta sulle balle, troppo presuntuoso...), è sto anello del Nibelungo (quasi titolo porno..). Ed è soprattutto estremizzazione dei sentimenti. Un po' l'americanata finale, talmente pomposo da risultare falso.

    Che poi Wagner a me piace pure. Ma non centra proprio con Brahms.



    (anche se con quel primo violino c'ho suonato pure i maestri cantori di Norimberga, del Wagner....e capperi come cantavano....sti cantori....ehm...)

    RispondiElimina
  8. ...Davvero terribile era alle feste di compleanno, l’attesissimo momento delle foto di gruppo durante il taglio della torta; solitamente sgattaiolavo sotto il tavolo di nascosto e la tovaglia creava attorno a me un antro in cui i suoni e la luce mi giungevano attutiti; improvvisamente ero di nuovo sola, libera di poter essere me stessa o di poter essere una nullità, ero io e la mia diversità cessava di farmi male. Allo stesso tempo, però, era anche una sfida per vedere se qualcuno si accorgeva della mia mancanza; aspettavo lì, timorosa di essere scoperta ma, allo stesso tempo, desiderosa di essere cercata; era una continua sfida tra le mie paure più grandi e la voglia, latente ma vigorosa, di poter entrare a far parte di quel girotondo per me così misterioso, nel quale sentivo chiaramente di non avere un posto. Ancora mi chiedo, forse più spesso di quanto dovrei, che cosa si prova a sentirsi una parte funzionante di un tutto, un tassello, anche misero ed insignificante, di un ingranaggio che prescinde le singole individualità e le fonde, che va avanti sempre e comunque, che ti trascina con sé e ti permette di non porti mai alcuna domanda. Avrei volentieri ceduto la mia individualità e il mio mondo per avere anche solo un minuscolo pezzetto di quella felicità, che ai miei occhi sembrava perfetta ed inarrivabile; ma non ne ero capace, e sempre ritornavo dentro di me, aggrappandomi alle uniche cose certe che avevo, poche per la verità, come la mia solitudine e la mia crudele diversità. La mia curiosità più grande era sapere se, in tutta quella gente in festa, ci fosse qualcuno che si sentisse come me, un altro piccolo alieno verso cui volgere lo sguardo, qualcuno che magari riuscisse meglio di me a mascherare il proprio scompenso e che avesse trovato un giusto compromesso tra lo stare dentro e lo stare fuori; dovevo assolutamente trovarlo, con grande tenacia, sapendo che ogni piccolo alieno sa nascondersi molto bene e sa dissimulare perfettamente il...

    RispondiElimina
  9. Davvero terribile era alle feste di compleanno, l’attesissimo momento delle foto di gruppo durante il taglio della torta; solitamente sgattaiolavo sotto il tavolo di nascosto e la tovaglia creava attorno a me un antro in cui i suoni e la luce mi giungevano attutiti; improvvisamente ero di nuovo sola, libera di poter essere me stessa o di poter essere una nullità, ero io e la mia diversità cessava di farmi male. Allo stesso tempo, però, era anche una sfida per vedere se qualcuno si accorgeva della mia mancanza; aspettavo lì, timorosa di essere scoperta ma, allo stesso tempo, desiderosa di essere cercata; era una continua sfida tra le mie paure più grandi e la voglia, latente ma vigorosa, di poter entrare a far parte di quel girotondo per me così misterioso, nel quale sentivo chiaramente di non avere un posto. Ancora mi chiedo, forse più spesso di quanto dovrei, che cosa si prova a sentirsi una parte funzionante di un tutto, un tassello, anche misero ed insignificante, di un ingranaggio che prescinde le singole individualità e le fonde, che va avanti sempre e comunque, che ti trascina con sé e ti permette di non porti mai alcuna domanda. Avrei volentieri ceduto la mia individualità e il mio mondo per avere anche solo un minuscolo pezzetto di quella felicità, che ai miei occhi sembrava perfetta ed inarrivabile; ma non ne ero capace, e sempre ritornavo dentro di me, aggrappandomi alle uniche cose certe che avevo, poche per la verità, come la mia solitudine e la mia crudele diversità. La mia curiosità più grande era sapere se, in tutta quella gente in festa, ci fosse qualcuno che si sentisse come me, un altro piccolo alieno verso cui volgere lo sguardo, qualcuno che magari riuscisse meglio di me a mascherare il proprio scompenso e che avesse trovato un giusto compromesso tra lo stare dentro e lo stare fuori; dovevo assolutamente trovarlo, con grande tenacia, sapendo che ogni piccolo alieno sa nascondersi molto bene e sa dissimulare perfettamente il...

    RispondiElimina
  10. La cosa più vera che hai scritto è, che il vero amore avviene quando non si smette mai di ridere insieme...

    RispondiElimina
  11. Un giorno troverò anche la Grande Domanda, la cui risposta è: 42!

    RispondiElimina
  12. @anonimo



    Pare facile? ciascuno nasconde scatole di aspettative dietro la parola "amore". Appena qualcuno la pronuncia, tac! le tira fuori e le apre. Come se le avessi ordinate tu.

    E invece è stato il medico.

    Psicanalista, pergiunta.

    E neanche tanto bravo!

    RispondiElimina
  13. facile: "che taglia porti?"



    (ridochenontidico)



    Serena

    RispondiElimina