sabato 24 febbraio 2007

Toglietemi tutto

"Son le cose

che pensano

e hanno di te

sentimento.

Esse t'amano,

e non io.

Come assente

rimpiangono te

Son le cose

prolungano te

Certe cose."

Le cose che pensano, Battisti-Panella.





Più volte penso negli ultimi giorni a quanto affanno ci mettiamo nelle "cose", negli oggetti, appunto, e di quanto essi ci rendano di fatto schiavi.

Che un minimo di "vizi di forma" ci debbano essere concessi è pacifico.

Penso solo alla grandezza del fardello.

E a quanto tutto questo rientra in un matematico calcolo di redditività.

E in mezzo a tutto questo la parola magica.

"Felicità"



E non è una canzone di Al Bano.



Piccola parabola.



Una volta ero fidanzato con una fotomodella: gnocca fantastica, prototipo di Barbie, femminilità al 200%.  Famiglia contrastata, grande desiderio di fuga. Ed io che ero troppo bravo ragazzo (non che ora non lo sia, bravo, intendo, ragazzo, meno... di anni ne ho ormai venti, o molti di meno), e credevo di costruire nei termini del paradigma borghese. Storia in crisi. Lei scompare. E torna dopo qualche settimana, con un Breil fiammante al polso.



Già.



Toglietemi tutto.



(La cosa drammatica è che se stanotte non faccio bagordi domani scrivo una cosa mostruosa. Cavoli vostri)


7 commenti:

  1. Legarsi agli oggetti significa (fin troppo spesso) perdere di vista le persone... A Christmas Carol di Dickens docet ;)

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  2. il paradigma borghese... ammesso che ne abbiamo la stessa visuale... non penso mica sia tanto da bravo ragazzo.



    da mille altre cose che non sarebbe carino elencare si.



    almeno nella mia visione.

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  3. non eri tu quello disperato perchè ti mancava il pc e la macchinetta digilale?

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  4. Elizaveta, Elizaveta, essù....

    Non lasciarti contagiare dalla pirlimpite, dio bono.

    Non è che Amor si lagnava della mancanza della Canon.

    Gli mancava quello che la Canon rappresentava : la libertà di esprimere se stesso.

    E gli manca anche ora.

    Come manca a me.

    Che son circondata dai Nokia.

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  5. Ah, gli oggetti, le parole... tra poco arriveremo alle opere e alle omissioni.

    Di soccorso.



    AmorPlatonico. Disconnesso.

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  6. E parliamo di omissioni, dunque...

    Chè io ti ho offerto una spalla per piangere ed un asilo per riflettere.

    Tu, invece, sette ore per me non le trovi mai....

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  7. @madame

    Premesso, che apprezzo, ti ricordo che:

    - Io non piango mai, nè sanguino: non ne ho il tempo.

    - Per l'asilo non ho più l'età, tranne quello politico: potendo, sceglierei un paese d'oltrecortina, ma, sfiga delle sfighe, non esistono più.

    - Per le sette ore credo che faremo tutto un conto, ad interessi legali.

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