Oggi non sono in vena
di vivere o morire
il suono che riempie la mente
cancella ogni velleità
si spogliano lenti
i meandri dei pensieri
di ogni intellettualità
e diventa poi bellissimo
restarsene da solo.
E mi ritrovo qui
conoscermi conoscendoti
o quella maschera di te
che mi lascerai amare
o no.
AmorPlatonico, Presenza Dell'Io, Al Cospetto del Re dell'Incanto.
*
* *
Il fatto è che avrei saputo soltanto dopo come erano andate veramente le cose. Ne ero certo. La sensazione era questa, ma non avrei sopportato saperlo da qualcun altro.
La memoria mi si era annebbiata completamente, come se ad un certo punto mi avessero infilato del polistirolo nel cervello. Da quel punto in poi, fino al giorno dopo, era come se mi fossi addormentato in una camera d'isolamento.
La mattina avevo verificato. Non mi ero né ubriacato, né avevo consumato droghe. Semplicemente mi ero svegliato con la sensazione di non essere rientrato.
Rientrato per un'ora consona, diciamo.
Eppure, non riuscivo a ricordare.
Nulla. Un vuoto totale. Come se la notte di ieri fosse stata vissuta da un altro me.
Mi misi in piedi. Mi controllai meticolosamente il corpo, per cercare un segno rivelatore, un qualcosa che mi aiutasse a capire.
Non c'erano escoriazioni, graffi. Non mi faceva male nulla. Quindi nessuna fuga, nessuna strana avventura.
I vestiti riposti sulla sedia accanto al letto non davano segni di un posto in particolare: nessun odore, nessuna traccia di fango o di qualcosa di strano. Certo, pensare a me stesso come un criminale non è la cosa più bella del mondo. Ma tant'è.
Eppure una soluzione ci doveva essere.
Non era possibile. Eppure non avevo tracce della serata precedente.
Il giorno prima, sì, me lo ricordavo perfettamente. E anche quelli ancora.
Ma c'era questa notte. Come se fosse stata vissuta da un altro. Non era mia. Qualcosa era successo.
E non sapevo se terribile o benigna.
Ci doveva pur essere un dettaglio, in giro per la casa, che mi avrebbe fatto ricordare quello che mancava alla mia vita.
Non è possibile perdere una notte.
La sensazione era opprimente. Un senso di incompletezza, un magone in gola, allo stomaco, non saprei essere preciso. Una sensazione diffusa di malessere.
Come se ci fosse stata, dopo, una grave e tragica notizia da apprendere.
Ma non mi sentivo un ladro, né un assassino.
Che avessi provocato un incidente terribile, e fossi fuggito, e avessi rimosso tutto quanto?
No. Non era quello.
Assolutamente.
Non poteva essere così. La mia vita non poteva essere inframmezzata da un episodio degno di un film di seconda visione.
Eppure la sensazione e il vuoto c'erano.
Ma tutto era perfetto. La stanza, il letto, i comodini, la luce a destra e i libri lì accanto. La bottiglia dell'acqua, smezzata.
Il ventilatore, lento, faceva scendere dal soffitto una brezza che sarebbe stata piacevole se con questo vuoto non trasmettesse invece un'aria soffocante.
Il suono della sveglia mi fece trasecolare. Guardai i numeri sul display. Sotto le cifre delle ore, un altro timer.
TEMPO DALLA CREAZIONE 4':50''
TEMPO DI RIPRESA DEL CONTINUUM DELLA COSCIENZA: 10"
Lo sapevo. Sapevo tutto ora. Contai mentalmente sperando nella liberazione.
Nove
Otto
Sette
Sei
Cinque
Quattro
Tre.
Due.
Uno.
ZERO.
------------
Foto e profumo di IcePetal.
Madonna, che capolavoro!!!!
RispondiEliminaBravo, bravo, bravo!
L'idea del continuum della coscienza, poi....
Chapeau, Amor.
Ed una cena.
ops, parere in comune con Madame...
RispondiEliminaa leggere tutta l'opera, poi, il parere cambia. in meglio. ;)
Serena