sabato 2 settembre 2006

Chi a stella è fisso


uomo_vitruviano

"Non si volta chi a stella è fisso"

Leonardo Da Vinci




Non ho voglia di fare polemiche inutili o esprimere sensazioni qualunquistiche.

Credo che nella vita bisogna avere una buona curiosità di fondo, una intelligenza eclettica, ma anche maestri e ambienti in grado di stimolarla.

Credo che esista una capacità d'intuire il globale, che ci fa prevedere, oltre il quotidiano, una certa direzione. E non ci fa accontentare dell'uovo oggi.

Ma di una fenice, non una gallina, domani.



Come commentavo sul bellissimo post di greenwich innamorato (qui), bisognerebbe leggersi sempre le cose che si scrivono. E' un messaggio di noi stessi, di un io interiore, di un tempo dilatato, di una coscienza più profonda, all'io esterno, quello dell'uovo.



E non cominciamo a tirar simbologie sull'essenza dell'uovo come elemento generativo, che pianto una chiosa da Pendolo Di Focault (i poveri di spirito invece leggeranno Dan Brown).



Le parole sono importanti. Hanno una capacità generativa. E pesano. Tanto. E non solo quelle dette, ma quelle dette e ascoltate, dette e non ascoltate e semplicemente pronunciate all'aria, come l'onda di una preghiera.



(Per favore, quacuno che racconti a ME questo post. Grazie. O delle pillole, fa lo stesso. Oggi non so cosa voglio dirmi.)

martedì 29 agosto 2006





XLVI


Difficilis facilis, iucundus acerbus es idem:

Nec tecum possum vivere, nec sine te.


Marziale.




(Complicata e facile, gioviale e aspra tu sei, contemporaneamente:

Nè con te, nè senza di te ormai posso vivere)


Il senso dell'Amore, il conflitto con l'Imperfezione.

Oggi sto così serioso, scusatemi.

Rideremo domani. Sicuramente.


I migliori complimenti agli U2 per l'originalità.


lunedì 28 agosto 2006

Gödel



“La simulazione di un sistema complesso non può essere meno complessa del sistema stesso” (Teorema di Gödel, corollario)



Non so quanto pagherei per avere la possibilità di esprimere i miei pensieri senza i preamboli necessari per permettere a me stesso di concepirli, esprimerli, recepirli, razionalizzarli. E magari ammettere che non sono sbagliati.



Il problema è che quando si parla dell'amore va a finire che si parla del senso della vita.



E che i preamboli stessi si chiamano vissuto. E spesso durano anni. Perchè non si può fare a meno. Perchè non ci si fida di sé stessi.



Anni.



Oppure frazioni di secondo.






“Bella, che c'importa del mondo

Verremo perdonati te lo dico io

da un bacio sulla bocca

un giorno o l'altro

...

e tutto questo tempo nuovo

che arriva con te.”

Ivano Fossati



Ed è sempre così.

sabato 26 agosto 2006

La fine di un Amore - citazioni



La fine di un amore: cala il sipario sul dramma che comincia.



Epitaffio, più che citazione, da Tiziano Sclavi, Appunti per un romanzo immprobabile, TRE.

La foto è di AmorPlatonico. Il mare, dietro, è di un Dio Minore.



L'amore, la passione, l'affetto, i sentimenti, i dubbi, le affinità, le differenze, l'esperienza, il vissuto, il non vissuto, il problema della presenza, la complicità, le aspettative, la fiducia, l'inganno, gli orizzonti, la generosità e l'egoismo. E la razionalità. E il futuro.



Impacchettare bene bene e spedire affanculo.



Scusate il francese.

venerdì 25 agosto 2006

Woman In Chat

[riporto i post del 24, che splinder ha deciso di rendere illeggibili, mi scuso per i commentatori. sapete che vi voglio bene (bang! bang!.... scusate... bang! - ne era rimasto uno]




Mumble Mumble



Splinderiana: Ma il mio profilo è così interessante? eh eh?

AmorPlatonico: quello che è messo in rete è quello che giudichiamo importante per farci conoscere

AmorPlatonico: o quella parte di noi che vogliamo far conoscere

AmorPlatonico: o il personaggio che vogliamo far conoscere

AmorPlatonico: o quello che pensiamo di essere

AmorPlatonico: (datemi quattro caffè e una leva, e vi solleverò il mondo)



A Woman In Chat




WomanInChat: pazzesco però come racconti tu le cose...

AmorPlatonico: perchè?

WomanInChat: perchè si...

AmorPlatonico: pure tu.



Voglio fare la parrucchiera



AmicaDiSplinder: Ho pensato che devo tagliarmi i capelli. Così corti mi danno un fastidio...

AmorPlatonico: ....



meet



Siti di dating? No! Grazie! So incularmi da solo.

Il profumo del sale ed altre stranezze



Oggi non sono in vena

di vivere o morire

il suono che riempie la mente

cancella ogni velleità

si spogliano lenti

i meandri dei pensieri

di ogni intellettualità

e diventa poi bellissimo

restarsene da solo.


E mi ritrovo qui

conoscermi conoscendoti

o quella maschera di te

che mi lascerai amare

o no.


AmorPlatonico, Presenza Dell'Io, Al Cospetto del Re dell'Incanto.


*

* *


Il fatto è che avrei saputo soltanto dopo come erano andate veramente le cose. Ne ero certo. La sensazione era questa, ma non avrei sopportato saperlo da qualcun altro.


La memoria mi si era annebbiata completamente, come se ad un certo punto mi avessero infilato del polistirolo nel cervello. Da quel punto in poi, fino al giorno dopo, era come se mi fossi addormentato in una camera d'isolamento.


La mattina avevo verificato. Non mi ero né ubriacato, né avevo consumato droghe. Semplicemente mi ero svegliato con la sensazione di non essere rientrato.


Rientrato per un'ora consona, diciamo.


Eppure, non riuscivo a ricordare.


Nulla. Un vuoto totale. Come se la notte di ieri fosse stata vissuta da un altro me.


Mi misi in piedi. Mi controllai meticolosamente il corpo, per cercare un segno rivelatore, un qualcosa che mi aiutasse a capire.


Non c'erano escoriazioni, graffi. Non mi faceva male nulla. Quindi nessuna fuga, nessuna strana avventura.


I vestiti riposti sulla sedia accanto al letto non davano segni di un posto in particolare: nessun odore, nessuna traccia di fango o di qualcosa di strano. Certo, pensare a me stesso come un criminale non è la cosa più bella del mondo. Ma tant'è.


Eppure una soluzione ci doveva essere.


Non era possibile. Eppure non avevo tracce della serata precedente.


Il giorno prima, sì, me lo ricordavo perfettamente. E anche quelli ancora.


Ma c'era questa notte. Come se fosse stata vissuta da un altro. Non era mia. Qualcosa era successo.


E non sapevo se terribile o benigna.


Ci doveva pur essere un dettaglio, in giro per la casa, che mi avrebbe fatto ricordare quello che mancava alla mia vita.


Non è possibile perdere una notte.


La sensazione era opprimente. Un senso di incompletezza, un magone in gola, allo stomaco, non saprei essere preciso. Una sensazione diffusa di malessere.


Come se ci fosse stata, dopo, una grave e tragica notizia da apprendere.


Ma non mi sentivo un ladro, né un assassino.


Che avessi provocato un incidente terribile, e fossi fuggito, e avessi rimosso tutto quanto?


No. Non era quello.


Assolutamente.


Non poteva essere così. La mia vita non poteva essere inframmezzata da un episodio degno di un film di seconda visione.


Eppure la sensazione e il vuoto c'erano.


Ma tutto era perfetto. La stanza, il letto, i comodini, la luce a destra e i libri lì accanto. La bottiglia dell'acqua, smezzata.


Il ventilatore, lento, faceva scendere dal soffitto una brezza che sarebbe stata piacevole se con questo vuoto non trasmettesse invece un'aria soffocante.


Il suono della sveglia mi fece trasecolare. Guardai i numeri sul display. Sotto le cifre delle ore, un altro timer.


TEMPO DALLA CREAZIONE 4':50''

TEMPO DI RIPRESA DEL CONTINUUM DELLA COSCIENZA: 10"


Lo sapevo. Sapevo tutto ora. Contai mentalmente sperando nella liberazione.

Nove

Otto

Sette

Sei

Cinque

Quattro

Tre.

Due.

Uno.

ZERO.


------------


Foto e profumo di IcePetal.



martedì 22 agosto 2006

Il Vino, Linux e le Donne.

tux2

Potrei cominciare, come sensazione, citando Proust. "Per molto tempo, da bambino, sono andato presto a letto, la sera" (O qualcosa del genere, a quest'ora la memoria si annebbia, e non ho ancora trasferito la mia bibiloteca nella mia nuova casa di tecnosingle).



Ecco, quella sensazione avvolgente di "dormiveglia pensieroso" è la stessa che spesse volte dirige il mio pensiero sommerso, quello che unisce con un filo sottile gli elementi del reale.



Ho cominciato a gustare il vino tardi. Prima il rosso, che è piu' facile, poi i bianchi.



Il primo rosso è stato, ovviamente, il Primitivo di Manduria (anche se il vitigno piu' buono è brindisino, non tarantino), protagonista delle spaghettate universitarie: facile, buono, sincero. Il bianco era sospettoso: da bambino lo sentivo aspro, poco gradevole, subdolo. Ma era il vino dei ristoranti, quello che ti propinavano sul pesce. E spesso nei ristoranti, almeno quelli che frequenti all'inizio con papà e mamma, il vino non è il protagonista. Sulla pepata di cozze o sui tagliolini all'aragosta ti sparano il locorotondo classico da cinque euro alla cisterna.



Poi c'è stato un angelo biondo, incantevole. Un metro e ottantasette di dolcezza, dubbi esistenziali e sensualità. Una gatta sorniona dagli occhi di cielo. E la nonna romana, che portai a pranzo come se si dovesse conoscere la suocera. E quest'altra bella signora che, nonostante l'età, trincava allegramente il frascati superiore.



E lì, tra la biondezza fresca, felice per quella conoscenza, e l'antica signora vedova dell'ingegnere degli ingegneri, ho cominciato a pensare che il bianco aveva la sua ragion d'essere.



E il vino dei castelli accompagna proustianamente quel senso di dolce e sensuale ricordo di quella relazione che (come ogni donna che ho incontrato) ha lasciato un dolce segno nel mio cuore.



E di lì, ogni storia che ha avuto luogo in quella zona a sud di Roma fatta di colline e di arbusti che ti sembra che tra un po' incontri Cesare.



Oppure Aldo Fabrizi.



La differenza fondamentale tra winzozz e linux è che winzozz bene o male funziona. Installi, cerchi di non farti virusizzare, e piu' o meno parte tutto, persino la periferica piu' scalcagnata. Io continuo a preferire il config.sys, quando mettevi le mani tu, e sapevi che se scheggiava o si piantava era colpa tua.

Windows, ad un certo punto, è come il rapporto "standard" con una donna: funzionicchia, ma è ridondante di cose che non hai richiesto e che non ti servono, e il tuo processore (o la tua anima) non vanno a 3GHz ma molto piu' lentamente. Poi ogni tanto si pianta.

Il senso di potere che hai quando formatti è immenso. Tutto sembra rifunzionare perfettamente, fino a incasinarsi di nuovo.

A meno che eviti, una volta scelta una configurazione funzionante, di non installare nulla di nuovo. E non ti fai domande sulle nuove versioni dei programmi.

E i tuo fidanzamenti durano decenni.



Linux è fatto per pensare.

Pochi concetti basilari: lo user space e il kernel space, i permessi, il concetto di rete che impernia ogni cosa, i servizi, i daemon, il filesystem. Tutto il resto, parte di qui.

Un po' complicato a volte da configurare. Ma non spengo il server da mesi, in azienda.



Una volta, mi ricordo, il computer frullo' per due ore. Feci il backup, salvai tutto. Spensi. L'HD non si riaccese piu'. Winzozz mi avrebbe fatto perdere dieci anni di contabilità. Un raid software da cento euro aggiustò poi tutto.



Per linux esistono gli how-to. Magari un po' complicati, ma tutto esiste. Ci metti piu' tempo. Ci metti le notti.

Ma tutto esiste. Ed è open. Ed è free.



Cuore-delle-donne-howto.html cercasi, da sempre.



Ed è tutto collegato. Il vino, linux, le donne. Sono passioni. Il senso, il profumo della vita. Credere che tutto possa funzionare, un giorno, senza dover riavviare.



Quando, dall'altra stanza, il tuo amico belga ti chiama (fa niente che è capodanno, e che tutti sono di li a brindare...) perchè il primitivo che hai portato è ossigentato e pronto, e senti quel benedetto retrogusto di bacche... quando tu parli e lei finisce la frase. Quando controlli cosa hanno spedito dieci minuti prima, e tu sei dall'altra parte dell'oceano, da un browser qualsiasi, in un internet point.



E tutto questo lo hai capito e lo hai fatto tu.



"Questo cuore ha commesso una operazione non valida, e sarà terminato".



Tra le mie amicizie di chat, una donna (bionda, a pensarci) che hackerava con linux... a adorava il vino. E, per un certo periodo, anche me.



Ah!, l'amour...



Chi non ha mai installato una distribuzione non può capire.