giovedì 16 novembre 2006

Se non puoi combatterli, fatteli amici.

Questa mattina sono stato elegantemente svegliato alle 6,00 dai servizi sicurezza.

- Gentile signor AmorPlatonico, è XXXX sicurezza, mi dispiace disturbarla...

- Si figuri, mi dica...

- E' suonato l'allarme della sede aziendale. Mandiamo una pattuglia?

- Certo, grazie (No, lasci, mi vesto, vado in strada, arrivo in piazza, mi infilo in una cabina telefonica, mi metto il costumino da Superman e faccio tutto da solo... ma che cazzo li pago a fare?)



Dopo cinque minuti.

- Gentile signor AmorPlatonico, è XXXX sicurezza, mi dispiace disturbarla...

- Mi dica, li avete presi?

- No, tutto a posto. Buona giornata.



Premetto che dovrei mettere un cartello: questa azienda è dotata di sensori perimetrali ad infrarossi, quindi: se volete rompere i maroni, o vi fate venire la temperatura di sette gradi come le lucertole, o, se volete utilizzarla come trampolino per entrare nel giardino della signora accanto, quella che prende il sole nuda, ricordatevi che:

1) è novembre, e fa freddo

2) sono le sei di mattina, il sole non è ancora sorto

3) ho già abbastanza problemi per conto mio, senza che il servizio sicurezza mi svegli per rassicurarmi del loro zelo.



Non potendo convincere il telefonista della XXXX sicurezza che sarebbe meglio fare il sopralluogo PRIMA di chiamare e far preoccupare inutilmente il sottoscritto, che magari gradirebbe un rassicurante fax la mattina: "gentilissimo, stanotte è suonato l'allarme e prontamente la nostra pattuglia di supereroi ha constatato: nulla/messo in fuga i malviventi/salvato il mondo. Tanto le comunichiamo per rassicurarla che ci prendiamo cura delle sue cose. Grazie e arrivederci".



Per cui dovrò rivolgermi direttamente alla malavita.



Considerando che alle 10 mi ha chiamato l'avvocato che ha maltrattato telefonicamente un funzionario bancario...



Considerando che nel pomeriggio ho una riunione di figli di papà... ehm manager del settore sposa per discutere di lamentele vari e fantasie... ehm... nuove prospettive...



E il sole è ancora alto...



Mi sa che andando a Parigi mi allungo a Lourdes.

lunedì 13 novembre 2006

La Volpe


... sarà il mio amore che ha trovato la strada, sarà...

sarà la volpe quando viene l'inverno sarà...

sarà la volpe quando viene l'inverno... sarà

(Ivano Fossati)






Perché certe volte la vita diventa maledettamente curiosa. Perché le esperienze si incastrano e si complicano.

Maledettamente.

Fino a farti pensare che ad altre persone, in realtà, non è accaduto nulla.

Ma non si vive per differenza.



Ma tutto questo ti affanna. Perché diventa ombra nella vita. Perché la tua vita stessa diventa ombra.

Perché, dall'altra parte, ti fa sentire che cosa è la vita stessa.

Perché hai voglia di vivere, davvero.

Perché, per quanto sia complicato, niente deve farti mancare la voglia di innamorarti.



Sarà Scorpione? Allora significherà stare tanto tempo a letto.



La cosa non mi spaventa.



Magari è la volta buona che avremo dei bambini.



Quanti, ti chiedo.

Dieci, rispondi.

Dieci, confermo.

Sette, ritratti.



Buon compleanno, Amore mio.

(Un amore come tanti, o tanto amore?)



(E poi staremo a vedere se è solo inganno, incanto, oppure è sentimento, perché sentimento è l'emozione che prende vita, e accompagna verso Dio, un Dio qualunque,  il movimento dei muscoli).

mercoledì 1 novembre 2006

Reveries - Istruzioni per l'uso.

Nous, de temps en temps

nous sommes des enfants

sans problèmes ni loi

de nos droit on est sûr

les mains sales d’confiture

contre le sofa…



De puis ce matin

nos pattes sont en satin,

fauves les yeux pleins d’sauvage

dans la nuit d’la savane

se moquant de la rage

d’quelq’un en panne…

Oh, spleen, oh, rêverie

Oh, spleen, oh, synphonie

Oh, spleen, oh, memory!



Oui, pardon,pardon…

Ah, oui, glissons, glissons…

Habillé en bel-homme, j’ai perdu ma jeunesse

Mon visage de canaille,

en laine-grisaille…



Oui, de temps en temps…





Spesso nelle vesti di questo bel personaggio che è AmorPlatonico, in fondo non tanto dissimile dall'essenza del sottoscritto, mi capita di "parlare d'amore", di quello che ci deve essere, di com'è, di come dovrebbe essere e, sopratutto, perchè NON E'.



Ringraziando i morituri che lunedì mattina sono entrati a casa mia e mi hanno spolverato la collezione di CD, aiutandomi a risolvere il conflitto con la mia memoria storica (grazie ancora e, caso mai riusciate a ricavare più di 100 euro dai miei 300 cd, vi auguro di spenderli TUTTI non in droga, o in alcool, o in metadone, ma in acconto a famelici avvocati divorzisti...), mi è tornata in mente questa meravigliosa canzone di Paolo Conte.



Paolo Conte è il poeta dei "grandi amori sottili". Lui disegna e racconta "sceneggiature trasversali". Va diritto a quella parte del cuore che è a metà tra il grande amore e la tua voglia di libertà. Descrive, in un attimo, la cosa più bella che tu possa provare.



Su questa canzone mi ricordo, semplicemente, una uscita verso Bari sud, credo Polignano... la mia vecchia Croma (ne ho avute due, una tramandata da papà, grigia, diesel e lentissima, ma romanticissima, e una tutta blu semiblindata, tutta lustra di pelle e di cavalli... ad ognuna di esse son legate grandi cose...), cinque persone in macchina, Reveries che parte, io e lei che ci guardiamo nello specchio retrovisore, ci sorridiamo, ci prendiamo teneramente per mano.



Vabbè, poi è finita. Ma perchè non abbiamo letto le istruzioni.



Ecco, Paolo Conte ti racconta questo. Ti racconta le cose importanti, ti racconta le affinità, quella cosa meravigliosa che in "Fuga all'Inglese" suggerisce ai due amanti di sgattaiolare via dalla conferenza...



E sono mani che si incontrano, sguardi, amori in fuga. Sono quelle cose che sembrano ricordi, sembrano sogni, ma sono quello che gli uomini chiamano "amore" e la vera base, credo, di quello che poi si chiama "vivere quotidiano".



Due persone che non fuggirebbero insieme, perdonatemi, non possono pensare di viverci, insieme.



E citando dai "tredici comandamenti" scovato su uno spazio di un'amica...



"La cosa piu' bella che esiste, è l'amore".



Credo che fuggirò verso Parigi.



Perchè Parigi è Parigi. E val bene una messa.



Devo solo farmi andar bene il francese, che dopo il polacco, è la mia lingua preferita.

lunedì 30 ottobre 2006

Voglio fare la Parrucchiera

AP: allora mi mandi il file "cuore-di-xxxxx-howto.html"? (*)

SplinderianaSaggia: Amor Amor, il cuore se vuoi me lo strappo dal petto e te lo mando via dhl. splatter quel tanto che basta per ognisanti, no?



Le vie dell'inferno sono -da sempre- lastricate di buone intenzioni.



(*) Mi riferisco scherzosamente ai file HowTo di Linux, i manuali on line dove trovi le risposte praticamente a tutto, sul Sistema Operativo Libero e, talvolta, su paralleli temi esistenziali.

sabato 28 ottobre 2006

Attentato!!!






Questo post è VM18.

Io adoro i gatti. Mi piacciono davvero tanto. Il gatto è l'essenza della libertà, dell'indipendenza, del fascino misterioso della Natura. E' stato sempre considerato un animale sacro e, qualche volta, sacrilego. Qualche gatto ci ha per questo rimesso le penne.



Quando penso ad una donna fascinosa penso ad una gatta, sorniona, che fa le fusa ma non ne capirai mai, appieno, il motivo. E va bene così.



Dopo i gatti, per preferenza, vengono i cani, ma non è questo l'argomento del post. Per ultime, mi scusino, le piattole. Le cozze, le cozze no. Quelle le gradisco. Con tanto aglio, prezzemolo e pepe, incastonate in un intreccio di spaghetti al dente saltati in quel profumato brodo primordiale e innaffiate di un bianco, preferibilmente siciliano.



Odio le cozze bipedi. Ma in questo caso, forse, è colpa mia.



Ma non è neanche questo l'argomento del post.



Torniamo ai gatti e agli animali domestici in generale.



Premesso che il mio modello di gatto è quello di campagna, che decide lui di stare con te e non viceversa, che sparisce ogni tanto tornando tutto acciaccato perchè si è conquistato anche lui la patata nella stagione degli amori, oppure torna satollo grasso da fare paura col campanello al collo rapito dalla vicina di casa (non accade solo ai gatti)...



Ok. Odio gli animali per forza di razza, per forza col pedigree. Non sopporto le castrazioni: quando trasformiamo degli esseri inseriti in un ciclo naturale in ridicoli “pets”, riflesso del nostro egoismo, dei tamagochi in carne ed ossa, ormai privi di stimolo vitale se non quello dell'ingrasso (e non accade solo ai gatti...).



Ma divaghiamo ancora.



Io ho letto Freud.



A quindici anni.



E lì mi son rovinato, forse... la psicanalisi freudiana (dopo, molto dopo, Jung), l'apoteosi della sessualità... bla bla bla... insomma... io, poveretto che leggevo queste cosettine a mare, in spiaggia, da tenero nerd, mentre le mie amiche al massimo sfogliavano Sorrisi e Canzoni e le intellettuali la settimana enigmistica...



Bene. Nella sua spiegazione sulla generazione dei sogni, Freud ipotizza un “Gestore del sogno”, incaricato dall'inconscio di gestire il susseguirsi degli eventi del sogno stesso, e di rispondere agli stimoli esterni.



Una certa categoria di sogni, quindi, non proviene direttamente dall'inconscio ma risponde a stimoli più esterni. Ad esempio... che so... la sete, o il bisogno di far pipì... o quello di fare un qualcosa di stressante il giorno successivo, come prepararsi ad un esame, relazionare al direttore di banca, presentare una collezione... sposarsi (no, per sposarsi si chiama prima l'avvocato, è meglio!).



Bene, in questo caso si sognano cascate... o di andare effettivamente in bagno... o di studiare come matti... tanto che la mattina ci si sveglia con la pacifica sensazione di essere Einstein... per quei sette-otto minuti, diciamo...



E il bello che il Gestore del Sogno non si accontenta di una singola immagine... ad uno stimolo rapidamente compone un sogno che “C'era una volta in America” sembra un cortometraggio, tutto imperniato di sensazioni (non di eventi distinti), di azioni, di sequenze... insomma, una vita in un secondo, che finisce con un suono grandioso di campane, giusto per non farci destare prontamente al suono della la sveglia.



Bene.



Questo processo è istantaneo, appunto.



Ma torniamo indietro.



Oggi, se qualcuno leggerà questo scritto, mi maledirà alquanto.



Ma sono perfido, e me ne vanto.



Bene.



Un tempo ero fidanzato con una fuorisede (e qui viene la parte pecoreccia: mandate i bambini a letto!)...



La cosa bella delle studentelle fuorisede è che sono studentelle, quindi con delle priorità diverse nella vita che il matrimonio, e che sono appunto fuorisede... bene... io il venerdì preparavo lo zaino e mi traferivo da lei.



Il lettuccio era singolo... ma l'amore lo trasformava in un “ring” esaltante.



Eppoi la giovinezza, la passione e tutta una serie di motivazioni rendevano abbastanza piacevoli lo scorrere di quei giorni senza tempo, quasi senza luce (era un appartamentino ricavato in un sottoscala), una specie di vacanza parigina, molto Bohemien...



Bene.



La mia fidanzata aveva un gatto.



E che gatto.



Persiano.



Otto chili.



Chi non ha presente cosa sono otto chili di gatto... immagini una damigiana da cinque litri di vino.



Bene. Ne aggiunga tre, la cosparga di pelo lungo, la munisca di zampe, coda, artigli, vocina stridula e occhi gialli e avrà un persiano di otto chili.



Il gatto persiano non è un gatto vero e proprio. E' una specie di incrocio tra un comodino del settecento e un pouf.



E' un animale stanziale. Anzi, stabile.



Generalmente viene fornito di cunei per il parcheggio. E' pigro, strafottente...



Più che persiano, è napoletano.



Dorme.



Oppure mangia.



Poi dorme, ancora.



Si alza, poi rinuncia.



Ridorme.



Si alza di nuovo (deve andare a fare i bisogni: doveva farli anche prima, ma è pigro. Ora deve farlo per forza).



Visto che c'è, rimangia.



Dorme.



Se perdete il momento in cui mangia o fa i bisogni, lo scambiate per un soprammobile.



Non è vero.



Una volta al mese, per cinque preziosi minuti, il gatto persiano si ricorda di essere un gatto come gli altri. E vuole giocare... smonta i maglioni, si appende alle cose, corre e salta rigorosamente per casa. Oppure fugge dalla porta. E si ferma dopo due metri fuori dall'uscio (fuori casa, lo sforzo si considera doppio e i cinque minuti diventano due, tre al massimo).



Poi è stanco, si prende un altro mese di ferie.



Torniamo a noi e all'idillio con la fidanzata.



Eravamo lì... pomeriggio della domenica. Sonnecchianti sul lettino, proditoriamente sistemato al centro della stanza per starci più o meno in due.



Mi son distratto un attimo.



Mi appisolo.



Una parte di me, che non era un piede o un braccio, sporgeva ignara dalle coperte.



Erano i cinque minuti del mese, accidenti.



Il persiano maledetto è stato più veloce del Gestore del Sogno.



Non ho sognato di essere un prigioniero americano torturato dai vietnamiti, o un prigioniero vietnamita torturato dagli americani, né Braveheart sul patibolo, né Craxi con il piede amputato... no. Il Gestore non ce l'ha fatta a mitigare.



Sento uno strappo. Lì dove non poteva essere. Non poteva essere una manovra erotica da risveglio dei sensi.



Non poteva essere altro che un'amputazione alla Bobbit...



Mi sveglio di soprassalto, urlando come un ossesso...



E trovo questo ammasso di grasso e pelo e artigli attaccato al mio compagno di battaglia. Che mi guarda, fesso e soddisfatto...



La mia fidanzata ride. Io urlo. E sanguino. E quel maledetto essere infimo piattoloso con pedigree sgattaiola contento per la stanza come se io volessi giocare...



Lo volevo uccidere, altrochè!



Io quella donna, non so per quale motivo, forse per masochismo, l'ho sposata.



A quel gatto se ne sono aggiunti altri due.



Il mio appartamento sembrava uno zoo (comprendendo anche me, per carità)... e la possibilità di vestirsi di nero era minata dal pelo che arieggiava, nonostante fossi sposato contro una maniaca della pulizia, minaccioso nell'aria tentando di attaccarsi unicamente al mio completo da lavoro.



Il gatto è stato castrato, in seguito, perchè “poverino, poi soffre... lo faccio per lui” (e non accade solo ai gatti)... eppoi sporcava il tappeto quando si ricordava di avere una sessualità (e non accade solo ai gatti).



Durante la separazione, lei mi chiese

- Come ci dividiamo i gatti?

- In senso longitudinale - risposi io - Prendo tutte le metà sinistre...




giovedì 26 ottobre 2006

Io e Alonso Chisciano

Spesso mi innamoro del vento

che passa così in fretta,

giusto per non scoprire

- totalmente -

il cuore.



Ah, per favore, prima di commentare,

mettetevi una mano sulla coscienza.

Io amo questa donna.

Sfilata.

Lei arriva, praticamente vestita con un velo di vernice nera.

Conversazione profondissima sui gambaletti negli stivali.

Vabbè. Non pretendo di parlare di Borges in un backstage. Accade solo nei film. Però tiene il ritmo della conversazione.

E si muove come una dea.

E' un mio difetto.

La fotografo.

Mi sorride.

Sorriso d'ordinanza, catalogo io nel cinismo col quale guardo sempre queste cose.

Ma l'ho vista da qualche parte.



IO: Ma hai sfilato a Romasposi?

LEI: No, e tu a Genova?

IO: No... e a Milano per xxx?

LEI: No...

IO: Ok, dammi comunque il tuo numero...

LEI: 328...



Poi ci ho pensato. L'ho vista nei miei sogni.



Devo smetterla di bere il vino la sera e cancellare questo cazzo di modello di gnocca dai miei desideri.

E dirigermi verso le donne vere.



A trovarle.



Forse, Parigi vale una messa, ma questa è un'altra storia.



Ah (comunicazione di servizio), e quelle due tizie che ogni volta mi rapiscono e mi chiudono in una stanza di MSN Chat appena mi trovano in rete e si tarzanizzano confrontandomi con frittelle di uomo basico... appena cambio messenger sapranno il fatto loro.



Ok. a questo post mi darei un bel sei meno. Ma solo per la foto il sei. Il resto rasenta il due più.

Ma oggi è giovedì.



***


Piccolo gossip.

Alla sfilata c'era la Chiappini, molto interessata alla moda, devo dire... e la Francesca del GF 2006, una specie di bambola gonfiabile semovente.


Ad un certo punto arriva la Lecciso... capricciosissima... e a fine serata le Iene, che intervistano la Lecciso che scappa via.

Poi spengono le telecamere e tutti insieme, sorriso finto, a tagliare la torta.


Ma tutti questi sono angeli minori.


Avete visto "Il diavolo veste Prada?".

Io pensavo d'essere la candida Andy.


Ma finisco sempre più per riconoscermi in Miranda: capelli bianchi, gusto squisito e solitudine inclusi.