"Erano giorni di maggio
tra noi si scherzava
a raccogliere ortiche"
Tempo fa, un'amica mi segnala una casa editrice a cui mandare il mio manoscritto.
Sopraffacendo la mia indolenza, stampo tutto in formato A4, dopo aver rivisto un po' di cose, ed invio, accompagnato dalla simpatica lettera che ho postato da qualche parte sul blog intorno al 20 settembre.
A metà tra l'entusiasmo e il dubbio, ripenso alle mie cose.
Poi vengo a sapere che un altro scrittore nascosto aveva mandato loro il suo di manoscritto, prima dell'estate.
Mi comunica che aveva ricevuto dopo un paio di mesi la lettera di conferma, e che chiedevano, ovviamente, un sacco di soldi per pubblicare.
Ora, io sono un imprenditore, e sono abituato a trattare con chi lancia il doppio per prendere metà. Ma ho una mia etica.... non vendo fumo, non sconto oltre il ridicolo, preferisco non vendere a chi non apprezza. E a chi non paga.
Ma i miei vestiti (quelli che vendo) sono di seta. Se è plastica, lo dico.
Ora, una casa editrice è un'azienda che fornisce servizi: distribuzione, visibilità, possibilità di vendere, in cambio di una buona parte del prezzo di copertina.
Non ha un prodotto proprio, ma distribuisce quello di altri.
La sua bravura è nel fiutare il prodotto "vergine", non ancora pubblicato, e investirci sopra.
Se mi devo autoglorificare, perdonatemi, mi faccio una vacanza, mi compro una macchina fotografica nuova, una pila di libri...
Se voglio fare il pagliaccio, mi affitto una CLS per un giorno.
Ma un libro è una cosa seria.
E' la parte di noi che parla e che per prima dobbiamo ascoltare. Se è un atto creativo. Se quello che scriviamo "canta".
Se tutto fila, non annoia, anzi... evoca... perchè certa arte altro non fa che creare l'incanto per far nascere Eros. Quell'Eros, che, come racconta Platone, ti porta in alto verso l'Iperuranio delle verità.
L'artista cioè è invasato dal Dio che gli prende la mano e scrive.
Qualche volta, vi giuro, è successo anche a me. Credo. Per altre cose mi sbaglierò... ma tant'è...
Non sono Umberto Eco.
Faccio un rapido esame del sito web della famigerata casa editrice, IL FILO EDIZIONI, di Viterbo. Sede, per altro di Stampa Alternativa.
Presidente onorario Alda Merini.
Tra gli ospiti... De Crescenzo... che racconta che in Italia saranno una decina (tra cui annovera sè stesso) gli autori che possono campare dai loro libri. Gli altri devono fare un altro lavoro.
Altri ancora, noi, quindi, dobbiamo PAGARE PER PUBBLICARE.
Da buon venditore, chiedo ad una mia amica di una NOTA LIBRERIA BARESE di sapere quali libri delle edizioni IL FILO hanno a catalogo. Solo alcuni libri di Pessoa. Le nuove voci, la collana dei giovani autori, non viene distribuita.
Ok. Si rivolgono agli APS, gli autori a proprie spese, come li definisce ECO nel Pendolo.
Che ci sia una lobby di personaggi che approfitti dei sogni di gloria di alcune persone, è palese.
Che queste siano in accordo con altri esponenti della cultura (oddio, De Crescenzo è il Cohelo italiano: leggi un suo libro, bello, leggi il secondo... pare già sentito... il terzo è fotocopia dei primi due, ma la gente non ha memoria... minchia, pare Orwell!!!)... dico, questo è terrificante. O triste. Fate voi.
Ma quello che mi è arrivato, rasenta la truffa...
Qualche giorno prima di Natale, mi arriva un plico in posta prioritaria (non raccomandata!) con la lettera dell'OK, altri fogli, e un volume, le NOTE DI EDIZIONE.
Le prime due righe, con l'OK, mi fanno sognare, davvero, perchè si sogna, per quei dieci, dodici secondi...
"...ovviamente a patto che Lei sia in grado di COMPRARE o FAR COMPRARE direttamente dalla NOSTRA CASA EDITRICE un certo numero di volumi... per permetterci di coprire i rischi sulla pubblicazione di autori sconosciuti."...
Ok, se non volete correre rischi, pubblicate solo i classici. Tanto, se non sbaglio, il Governo finanzia le case editrici... sotto certi punti di vista...
Poi, nel contratto... cioè... direttamente in bella... IO DEVO FIRMARE DIRETTAMENTE UN CONTRATTO? E CHI SONO, MICHAEL JACKSON?... non volete prima parlare con me, sapere che faccio, se ho altri ventotto romanzi nel comodino, se sono un pazzo furioso, se potete vendere la mia immagine come padre pio, se ho bisogno di un visagista, di uno psichiatra, di un prete...
Firmi qui qui e qui...
Poi... la cosa piu' bella:
la cifra è XXXX, che può pagare in:
1) contanti
2) bonifico
3) tre comode rate
4) dieci comode rate.
Ora... la pubblicazione NON AVVIENE al pagamento dell'acconto, come quando ti compri un televisore all'unieuro (anzi, il televisore lo paghi sei mesi dopo l'acquisto)... ma solo DOPO che hai SALDATO tutte le rate (contravvenendo al principio primo della rateizzazione, il godere del bene mentre lo si paga) e, badate bene... SE UNA DELLE RATE DOVESSE ESSERE OMESSA la casa editrice potrà decidere di non pubblicare l'opera e NULLA SARÀ DOVUTO.
Premesso che un giorno io e il mio avvocato ci divertiremo...
Dopo il primo momento di indignazione totale e di schifo e di ribrezzo per questi nuovi ladri e imbroglioni... considerando che le note di edizione NON SONO LE STATISTICHE DI VENDITA ma le slinguazzose testimonianze degli autori pubblicati...
... mi rendo pacificamente conto di una cosa.
BRAVI
Sono io che mi indigno. Ma per cosa? Ho un cugino che si indebita per pubblicare racconti di cui se ne salvano due o tre, e parla di amici che "correggono" le sue opere (non sono editor, per carità!), che gli dicono "come e cosa scrivere"... e vende servizi telefonici con riunioni multilevel... e pare che sia felice...
Se la felicità costa duemila euro, rateizzabili..., scusatemi... mi sbaglio io. Davvero.
Domani aumento il listino dei miei abiti da sposa, visto che anch'io vendo sogni.
I miei, almeno, ti fanno sentire regina, per un giorno, ma regina. L'amore, quello, devi mettercelo tu.