venerdì 1 dicembre 2006
Il grande post sul senso della vita
- Domani ho da lavorare, domenica ho un pranzo, lunedì... lunedì vediamo.
martedì 28 novembre 2006
Dopo l'ultima città invisibile
“Tu es Petrus...”
Oltre l'ultima città, ne esiste una dove le persone sono delle pietre da costruzione, la società e le unioni d'amore sono immensi edifici, strade, piazze, formate da tanti e vari elementi, ciascuno con la sua forma, le sue caratteristiche, le sue inclinazioni.
Esistono tre principali categorie di pietrepersone: le personemattone, le personepietraviva e le personepietradimare.
La città-mondo è fatta di incastri di queste e dei loro derivati.
Ovviamente possiamo pensare che sia molto facile incastrare fra di loro le personemattone.
Sono belle, quadrate. Solari. Efficaci. Da loro non potrai aspettarti niente di meno che la praticità. Sono precise, efficienti. Sono meno belle a vedersi magari da sole, ma unite in grandi distese, creano mondi.
Hanno superfici combacianti. Sono incastri perfetti, sono elementi fatti per essere composti, utilizzando la giusta quantità di legante. Né troppa, né troppo poca.
Alcune di loro sono perfette parti di colonne, altri perfetti pezzi di architravi.
Le personemattone sono state disegnate ciascuna per avere il proprio posto. Ciascuna per avere una funzione. E ogni pietra è felice di essere una parte di un tutto.
Le personepietradimare sono levigate, tonde. Bellissime. Come i sassi levigati dal mare.
Hanno scelto d'essere così dopo tanto tempo e tanti sforzi. Non si attacca loro la polvere e il tempo, il terreno e le piante.
Sono meravigliose da sole, con i loro colori. Difficilmente hanno la possibilità di incastrarsi senza problemi, perchè non hanno cavità, né asperità, né rugosità. Sembrano quasi vetriformi.
Ma difficilmente accettano il loro destino d'essere pietre solitarie o, al massimo, di decorazione. E vogliono unirsi alle altre. E spesso si uniscono ai propri simili.
Ma i muri così costruiti non sono solidi. Hanno in realtà bisogno di tanta malta e tanto cemento per riempire ogni cavità e per proteggere dal freddo e dalle intemperie.
Ma diventano muri stupendi, delle opere d'arte: su un mare di malta o di cemento si stagliano queste forme rotonde, smussate, questi angoli dolci, come se il muro fosse fatto di tanti cuscini lucenti, ognuno con la propria luce, uniti in simmetrie di colori e di armonie incantevoli, oppure tutti uguali come forma e colore, a contrasto con la malta che li tiene uniti. Nelle città note, la malta e il cemento sono come i compromessi sociali e le convenzioni che tengono uniti gli uomini-isola, ma questa è un'altra città ancora.
Come non è facile unirsi, non è facile staccarsi. Tanta è la malta che li unisce che diventano ormai pezzi di metallo. Hanno solo la speranza che qualcosa nel legante ceda per poter essere libere. Ma le personepietradimare in quel caso non tornano come prima. Ma sono sempre e comunque contaminate da tracce di quel legante che precedentemente avevano accettato per unirsi ad un simile che ora non sopportano più nel loro progetto di bellezza.
Le persone pietraviva sono gli elementi più strani di questo mondo.
Sono fatte di pietra solida, compatta. Dei più vari colori, e dalle forme irregolari. Ma sono così tante e diverse le forme, che alla fine l'Architetto le compone. Insieme. In muri che già a secco hanno la loro funzione.
Magari si compongono in cerchi, in immensi nuraghi, in torri.
Oppure sono fondamenta solide d'altre costruzioni.
Ogni personapietraviva è aspra e dura. E' fatta di punti d'attrito. Offre all'erba e alla polvere posto per attaccarvi. E' aperta a tutto quello che non è simile a lei.
Oppure sceglie una compagna.
Che abbia le asperità combacianti.
Ma le avrà sempre e solo da un lato.
Saranno, magari un complesso architettonico fatto di due simili al centro, e altre curiose costruzioni lì dove le loro differenti asperità portano altri punti di contatto.
Insieme, unite da una parte, per scelta, e scelta tra mille e mille altre forme, e aperte al mondo per tutto il resto.
sabato 25 novembre 2006
Chi ruba per soldi, chi (non) per fame
Amica: Sono stata da Feltrinelli, alla presentazione di quel libro di cui ti parlavo. Interessante, sai (...). Poi mi sono guardata intorno... quanti bei libri... io leggerei sempre e dovunque... ma ultimamente sto un po' scarsa a soldi...
Mi sarebbe piaciuto rubarli... ma non tutti... uno... che dici mi avrebbero arrestato?
AmorPlatonico: hmmm sai, la legge non punisce chi ruba per il proprio sostentamento.
Dopo questa dolcissima dichiarazione d'amore per le pagine scritte, oggi apprendo che un mio conoscente, figlio di una ricca, benestante e stimata famiglia del mio paese è stato di nuovo arrestato. Gli hanno trovato in un deposito della droga e un bel po' di monete da due euro false (le vendeva a 1,60, esattamente al giusto cambio, ho pensato, senza la svalutazione voluta dal governo Amato un po' di tempo fa, quindi, una persona esperta in economia, in fondo).
Qual'è quella forza misteriosa che ti ferma dall'impulso di rubare una mela, o un libro, che desideri ardentemente per fame fisica o fame d'anima e invece ti fa trafficare su cose illecite pur non avendo bisogno, in fondo, di lavorare?
Ed io che mi danno sempre per il buon nome e tutto il resto...
Due conti (e la Cabbala barese)
Dunque...
Aldo Giovanni e Giacomo: 35.. gli anni di Cristo piu' due...s tampato: e chi se lo scorda più!
Douglas Adams: 42-7=35
Algebra amatoria: 5*(7=Crisi del settimo anno)=35 (cominciando da neonati, ma già in sala parto mi davo da fare...)
Avete capito.
E' il mio compleanno!
Fatemi gli auguri!
Per la saggezza popolare, sono arrivato alla metà della mia aspettativa di vita (70? 75? 80? 2957?)... speriamo.
Dopo (ri)chiamo il mio fegato e vedo se entro stasera decide di tornare. Speriamo abbia il telefono acceso.
* *
Estemporaneo.
Sono terrorizzato.
Mi sto riprendendo solo ora.
Oggi ho fotografato una bellissima ragazzina (io le ho chiesto se fosse maggiorenne, lei mi ha risposto che di anni ne ha 24!).
L'ho selezionata per un catalogo. Bel viso, nasino all'insu', occhi del colore del mare, labbra bellissime. Carnagione chiara, bionda. Movimenti eleganti. Mi ricorda, in positivo, la Marini, ma senza l'aria da fatalona.
Chiama il fidanzato.
Lei mi dice di rispondere. "Guarda che lo conosci!"
Scopro che è un mio amico.
D'infanzia.
La guardo, e mi terrorizzo.
Mi gelo.
Mi sconforto.
La ragazza assomiglia moltissimo alla madre di lui (che è una bella donna, davvero, tanto che la sorella di lui ha popolato i miei sogni d'infanzia per non so quanto tempo. Ma io facevo troppo l'intellettuale, e non capivo...)
Sarà una manifestazione Edipica?
Se penso a mia madre, giuro, cambio sesso.
Poi penso a mio padre...
Com'era il fatto degli angeli?
* *
e i capelli da ragazzo
in camera ha un ritratto
che si è fatto da sè"
(Ivano Fossati).
In fondo che cos'è un blog, se non un ritratto fatto da sè?
(40+2=42!)
venerdì 24 novembre 2006
Peregrinazioni del Sè
Siamo vittime inconsapevoli del divertimento di un Dio infante.
(Stanislav Lem, Solaris)
La fantascienza è un modo per indorare e divulgare. Asimov è stato un grandissimo divulgatore, una specie di Piero Angela al cubo.
E si divertiva a giocare con il cosmo, cosa che ti permette una mente eclettica. E tra astronavi e robot, il senso dell'immenso, un divino materiale, la capacità dell'uomo di sopravvivere a se stesso, l'insofferenza per l'integralismo bacchettone di certa scienza, certa religione, certa politica. Una visione perfetta del cosmo come universo vivente, dove alla vita umana si preferisce La Vita e dove l'uomo, se non gioca bene le sue carte, sparisce. Isaac Asimov è stato il primo dei miei amori. Poi, ne son venuti altri. Dalla fantascienza pura alla "letteratura fantastica", quella di Calvino e di Borges.
Spesso si demonizza la fantascienza, non sapendo che non fa niente di più o di meno di un romanzo, una poesia, una fotografia: la reinterpretazione del reale e la comunicazione di un messaggio, di un modo di vedere, di una direzione. Solo in maniera un po' eclatante, più dicharatamente sognante.
E, a volte, meno scontata.
Certo, chi apprezza Paolo Cohelo fa volentieri a meno della dopamina.
La capacità di comunicazione di un'opera d'arte sta nella conquista del lettore/spettatore (Edgar Allan Poe, teoria del romanzo breve), estraniandolo dal contatto con il reale per il tempo necessario alla fruizione del messaggio. E non sempre funziona.
Stanislav Lem scava nelle profondità dell'animo umano, del senso dell'amore, del senso del possesso, del senso di colpa.
Un essere solo, pensante, planetario. Senza confronti. Un Dio. E un bambino insieme.
E sprofonda nelle descrizioni dell'inconscio, del desiderio. Dell'amore, della morte e della solitudine.
L'astronave è una sola, e, ho visto, è un modello vecchio.
Il resto, è l'uomo. E il Dio che c'è in lui. E la coscienza. E la solitudine dell'Essere.
Poi, ognuno è capace di leggere quello che sa.
Il prossimo che mi racconta baggianate sulla fantascienza, giuro, lo prendo a testate.
giovedì 23 novembre 2006
Un universo di sole basso
E poi si ondeggia tra "Il cielo basso e grave" di Baudelaire e i soli bassi di Battiato.
E i nostri, ovviamente.
Ognuno ci attacchi la metafora che vuole.
A me un cielo così fa sentire lo scorrere del tempo.
Sempre.
Per fortuna.
mercoledì 22 novembre 2006
La condizione umana
confidare nel silenzio
e nella condizione umana
badare alla casa
e alla pioggia di stravento
come un uomo vestito da uomo fa"
Ivano Fossati, La mia giovinezza
Ma non sono conti economici, quelli, tutti, hanno una soluzione.
I grandi dilemmi sono davvero sulle peregrinazioni del sè, del "senso della vita", delle soddisfazioni.
Molte, in vita mia, devo ammetterlo, me le son tolte: qualche successo sul lavoro, qualche intuizione scolastica, qualcosa detto, recitato o cantato dai palchi.
Qualcosa di scovato sui libri, qualche altra illuminazione l'ho vista davvero nelle nuvole o in qualche ombra.
E qualche felicità vera, di quelle che ti fanno traboccare il cuore.
Ho visto costruzioni e distruzioni.
E il bello che dopo un po' capisci qual'è il meccanismo.
E mi piace pormi sempre davanti a nuovi problemi, nuove questioni da risolvere. Quello di cui conosco la soluzione, generalmente, non mi interessa più.
Gli uomini vestiti da uomini ne ho visti parecchi. Qualcuno soltanto lo è davvero. Altri sono stati vestiti da uomini.
Ma è un abito di serie.
Si tratterà forse di capire com'era fatta quella felicità? se esiste una formula, un composto chimico, se è una voce dell'anima, un inganno, un incanto o è reale?
Vibriamo quindi per sogni, per sensazioni, o per materia?
Se il problema della felicità è una mera reazione chimica, come il mal di testa che si cura con l'aspirina, allora chi si inietta droga nelle vene, si impasticca o quant'altro, a parte piccole questioni morali, non è tanto lontano da un monaco tibetano.
La generazione prozac, la chiamo io.
Se invece la felicità viene da dentro, da un equilibrio (che a sua volta produce endorfine e dopamina), allora la formula è un'altra.
E poi ci si incastra sulla percezione...
Allora o si scrive "Umano Troppo Umano" (e poi si finisce in sanatorio), o si fanno trasmissioni idiote su Rai Uno (ma Marzullo lo si vede in faccia, ci fa, e parecchio: sembra Prodi con la parrucca), o si parte per il Tibet.
O, come nei miei desideri, per l'Africa a fare magari qualcosa di veramente utile per il pianeta.
Il resto, davvero, sono cose che lasciano il tempo che trovano: il mio "uomo vestito da uomo" ha il senso della terra.
(Mai leggere Nietzsche la mattina presto)