Ci sono per ciascuno delle melodie, delle immagini, dei versi, dei sapori che ci fanno ricordare d'essere maledettamente vivi.
Non posso credere che non sia così, altrimenti dovrei ammettere che una parte dell'umanità è sotto la catena evolutiva (delle altre catene, lasciamo stare, pls, è lunedì soltanto!).
Poi ci sono da superare, ovviamente, le chiusure mentali.
Io le chiamo "limiti da imperfezione" o, semplicemente, l'imperfezione.
Una volta ci scrissi persino una canzone su.
L'imperfezione assume il carattere di una specie di isteria d'angoscia. Fai qualcosa, e ti prende allo stomaco. Come un freno, un velo, davanti alla realtà delle cose.
Superato il confine, squarciato il velo, le cose assumono il loro vero colore (sei tu che non le vedi, ma le cose, per conto loro, stanno una favola...).
A me è successo, tra gli "sblocchi", con una canzone.
Era il 1995.
Adoravo (e adoro) Franco Battiato.
Una donna che mi cita Battiato e mi regala delle rose mi avrà suo per sempre (o finchè resistono le rose, Battiato e l'Incanto).
All'inizio, quando avevo dieci o dodici anni, ed era il tempo di Bandiera Bianca, di Mondi Lontanissimi, dell'Era del cinghiale bianco, mi piaceva perchè aveva delle sonorità strane... e raccontava di cose diverse.
"C'è chi si mette degli occhiali da sole per avere piu' carisma e sintomatico mistero..."
Poi ho cominciato a comprarne i dischi, a studiare i testi, ad innamorarmi delle assonanze.
Poi ho fatto altri studi, ho capito cos'è un sufi, ho compreso cosa significa "ho dormito per non morire", ho letto Gurdjieff, e tante altre cosettine.
Due anni prima aveva scritto il Cafè de la paix. Un capolavoro di ispirazione e profumo mistico. E con una energia nelle musiche che ti entrava nella carne.
"E quanti personaggi inutili ho indossato"... cantava ne "Lode all'Inviolato"
Ma certe volte le cose ti passano davanti, ne senti il profumo e per pigrizia, per vizio, le consideri sempre a disposizione, come se fossero, in preda ad un delirio di onnipotenza, sempre lì per te a disposizione.
(Qualche anno dopo al Cafè de la paix ci sono andato davvero. Due tramezzini e due bicchieri d'acqua per venticinquemilalire. Ed ho compreso come faceva Gurdjieff a mantenere la sua comunità di danza mistica con i suoi ristoranti... )
Nel 1995, appunto, Battiato pubblicò L'ombrello e la macchina da cucire.
Era il primo lavoro con Manlio Sgalambro, il suo nuovo paroliere.
E lì il mito ha vacillato: perchè un paroliere se i testi sono bellissimi? perchè cambiare stile, usare l'elettronica e i sequencers, perchè scrivere canzoni-divertimento...
Rivolevo l'uomo di Arkeames.
E non capivo.
E non ho capito per tanto tempo.
Ero triste, come se mi fosse morto un amico.
Come se fosse scomparsa inesorabilmente una parte di me.
Poi, lentamente... una progressione armonica...
"Pensiero causale... imperativo categorico
ferma distinzione dell'uomo dall'animale
teorema adiabatico...
i madrigali di Gesualdo, Principe di Venosa
musicista assassino della sposa cosa importa...
scocca la sua nota
dolce come rosa
come rosa..."
E torna il sorriso sulle labbra.
Perchè certe note sono immortali. E riprendono delle assonanze che hai dentro.
Sono come le corde dei soccorritori quando sei finito nel burrone.
Solo che, magari, bisogna avere la forza di aggraparvicisi.
Come quando comprendi un quadro astratto, di quelli fatti bene, non dai pittori della domenica, ci entri dentro e ti racconta avventure infinite. Negli esplosioni di Klee e di Kandinski, nell'equilibrio dei Mondrian, nel caos erotico di Picasso.
E nelle volute di Klimt.
"Ferma distinzione dell'uomo dall'animale."
Già.
(Foto di AmorPlatonico, Porto, mare, cielo e tramonto di Molfetta).