lunedì 14 gennaio 2008

The Road House Blues



The future is uncertain

and the end is always near.



(Evvai!)



(Foto di AP. Lui è Lucio, il "bello" della Taverna Vecchia, all'opera con l'armonica in LA).

Sesso con AmorPlatonico

Amica: No, quella stronza di segretaria... mi ha rovinato la vita... credo che mi suiciderò!

AP: Non puoi suicidarti senza prima aver fatto l'amore con me...

A: Hai ragione. Prima facciamo l'amore, poi mi suicido.

AP: Sei pazza? Avrò sensi di colpa vita natural durante!



Son cose...

sabato 12 gennaio 2008

Bianconero



Mi parli di bianconero, mi chiedi informazioni, nozioni di fotografia.

No, bella mia. Non ci sono più le pellicole bianconero. Non ci sono proprio più le pellicole. Chi scatta ancora in pellicola non è un puro. E' un demente.  O  un  pagliaccio che vuole mostrare la Rolleiflex, o la Leica da dodici milioni. Di lire, non di pixel. Allora significa che sei vecchio. E hai bisogno di mostrarti ad un pubblico. La tua Leica  allora è come una vecchia Porsche. Bellissima. Ma consuma, inquina e si scassa.

Perché, mi insegnano, ad una certa età, o sei vescovo, o sei sagrestano.

Cresci, bello, cresci.



Ma torniamo a noi.

Mi chiedi se ogni foto può essere bianconero.

No.

Il bianconero è fatto di contrasti. Non di colori. Colori contrastanti possono dare identici toni di grigio.

Il bianconero è fatto di luce. Di luce ed ombra. Per certi versi è iperreale. Come se tagliasse la realtà in nuove visioni.





Il bianconero racconta. Diversamente dal colore. Racconta sentimenti puri. Si distacca dalla realtà dei colori e ti porta non ad un coro, ma ad un pensiero dominante. Ad una sola voce.



E tu ci canti assieme.



Se chi canta è bravo.



E se sei bravo anche tu.



E, fondamentalmente, se hai voglia di cantare.



(Lui è Davide Santorsola. Il sempreverde Keith Jarret di Bari. E quando lui suona, suona insieme il resto dell'universo. La foto è da pellicola. Ed è una signora pellicola: una T-Max P3200 Kodak, tirata a 6400 iso. Splendida. Dovevi comprarti lo sviluppo push T-Max e sviluppartela da solo. Una volta sono arrivato a 25.000. Fotografavo la notte, la gente, con la luce fioca delle lampade da trenta watt. O delle candele. Vedevi come vedono gli occhi, che di notte non guardano con la luce, ma con l'intelligenza, con la memoria, ricostruendo immagini parziali. Era la pellicola del racconto. Ora devi tribulare un po' di Photoshop. Ma funziona, fortunatamente, uguale. Ma quando vedo qualcuno lodare una macchina perfettissima... mi piacerebbe farlo discutere con un crick. Perché non è la macchina che scatta. Sei tu. Sempre e soltanto tu. E non c'è cosa più sublime di condividere la bellezza).

venerdì 11 gennaio 2008

Conosci te stesso...





















(foto non disponibile (*). NON è un errore del vostro browser.

Premere F5 non servirà assolutamente a nulla)






















AP: Allora cosa ne pensi della copertina del libro?

Editor: Va molto bene, molto poetica. Quando l'hai fatta?

AP: Un po' di tempo fa. Ero ad una mostra. La bambina l'ho trovata così, pensierosa...

Editor: E vestita così? Roba da matti!

AP: Non mi stupisco piu' di niente! :D

Editor: :D

AP: Ma avrei un dubbio...

Editor: Ah, sì?

AP: Ho fatto delle foto spettacolari ad Amore e Psiche del Canova al Louvre... potremmo usarle sia per la copertina, in alternativa, che per l'arredamento del locale... io le ho tenute in atelier... e non erano affatto male... in particolare un primo piano dei volti... solo che c'è un problema...

Editor: Ti pareva! quale?

AP: Ecco... i files originali delle foto stanno sul mio vecchio hard disk... che si è bruciato... oppure in un cd da qualche parte (e dire qualche è riduttivo)... oppure una copia ce l'ha la mia ex moglie... visto che le abbiamo fatte insieme... magari... telefonando...

Editor: sì? ...NON TE LE DARA' MAI.

AP: Caffè?



Cambiare argomento al volo evita l'arrovellarsi del fegato.

Talento innato degli scrittori. Ma ancor più degli editori.



(*) La foto per questo post è Amore e Psiche del Canova, fatta dal sottoscritto al Louvre. Una stampa distrutta si trova a capoletto, a casa mia. Che sarebbe anche carino per invitarci le fans al posto della collezione di farfalle... detto questo...

















(sedici battute di silenzio. conta.)




















In realtà oggi si parla di annullamento del tempo. Perché esistono dei momenti, delle relazioni, delle situazioni in cui il tempo si ferma. Non si dilata. Si ferma proprio.



Come se si entrasse in contatto con l'oceano dell'anima.



Sperando di non incontrare indomabili tempeste.

domenica 6 gennaio 2008

sabato 5 gennaio 2008

Il dito e la luna



Io sono disordinato. Parecchio. Riuscirei a mettere in disordine una stanza vuota.



Ma non butto mai nulla. E tengo tutto a mente. I posti, le cose.

Diciamo che vivo una vita intensa, e una cosa patetica come riordinare la lascio ai poveri di spirito.

Diciamo che quello che dovrebbe essere il salotto è un deposito immenso di libri, scatole di foto, riviste, scatoloni con cablaggi vari di chissà quale marchingegno, in attesa di trasloco.

Diciamo.



Ma diciamo anche che riordinare è un atto meraviglioso d'amore verso noi stessi.

Perché non si sistemano soltanto le cose.

Si riprendono, si aggiustano.



Si riaprono pagine della nostra vita, si rinforzano di colore i ricordi.

Io, personalmente, ho la piacevole sensazione di aver fatto una bella vita.

Qualche volta meno bella, qualche volta più prigioniera.

Altre volte libera, piena, solare.

Solare anche nella notte. Perché la notte non è l'assenza di luce.



La vera bellezza, suppongo, è riuscire a guardare il dito e la luna.



(Foto di AmorPlatonico, S. Andrea, Roma. Luce provvidenziale. Lei, una delle "donne della mia vita": chissà che fine avrà fatto ora?).


mercoledì 2 gennaio 2008

Quartostato



Succede che hai passato il pomeriggio a farti venire un'idea per un lavoro, e nel frattempo che il cervello si attivi ti sei passato un po' di archivio, tanto per mettere qualche etichetta.



E ritrovi le foto di qualche anno fa, che ti sei scansionato perché non esistevano ancora le digitali.



E sono quelle di qualcuno che ha lasciato un'impronta.



Ne prendi una, un'ora di Photoshop per togliere un po' di rumore e un'ombra che non c'entrava.



E' un'opera d'arte: il fotoritocco, la foto, il ricordo, il quadro d'insieme.



Poi, segno del del destino, Photoshop si pianta. E dà errore.



Zitto e riavvia.



Allora beccatevi questa (la prima che trovo, sottomano, degli archivi correnti).



Sgrunt!



(Salva ogni tanto, demente! - e non soltanto le fotografie!)



(Foto di AmorPlatonico, Barivecchia, 2007)