mercoledì 12 marzo 2008

Le donne sono animali strani

Sono in Calabria, nell'azienda di cui sono il direttore commerciale. Vediamo tessuti, pizzi, merletti. Ci lanciamo in nuove idee e tiriamo le somme dei vecchi progetti.

Il tutto, ovviamente, condito con parecchia ironia, molto cameratismo e molto peperoncino.

Ma, stavolta, scusate, il vino l'ho portato io, perché il Cirò non lo capisco. Tredici gradi di assoluto mattone. Lo bevi e basta. Un mattone. Mi sembra di essere Calvi con i mattoni, appunto, in tasca impiccato sotto il Ponte dei Frati Neri.  In realtà lo faccio per il fegato:  se lo devo distruggere,  che almeno abbia il retrogusto di bacche.



La segretaria mi interroga:



- Mi giungono voci che lei si sia fidanzato... in effetti si vede, è così sorridente... e non è più cinico verso le donne!!!



- Guardi, non è esattamente così... io resto cinico. Solo che la mia donna è eccezionale.



E continuiamo a fare ipotesi su chi-come-quando e in particolare perché.



Squilla il telefono.



- Ciao, ti ricordi di me?



(per sicurezza, guardo il nome sul display)...



- Certo! Come stai?



- Bla bla bla...



Era la ragazza con cui sono uscito qualche giorno prima di gettarmi a capofitto nella storia con la mia donna, quando decidi varcare il confine sottile e tremendo che va dall'amicizia all'amore. Sperando che non torni indietro.



- Allora come stai?



- Mi sono fidanzato!



- Veramente anch'io frequento una persona... che non ha sbagliato nulla...



- Perché... io ho sbagliato qualcosa?...



- Beh, sì... avevate entrambi le stesse possibilità...



Mi sono sentito come Stella Solitaria che combatte con Lord Casco Nero in Balle Spaziali.



Grandi domande:



1) Che CAZZO significa "avevate le stesse possibilità?" che ti andavamo bene entrambi? allora non ti va bene - realmente - nessuno dei due. In amore si sceglie, ci si guarda dentro, dentro e fuori, si sente non il brivido della conquista (quello è per le storie da una notte - e basta, dico, abbiamo già dato!), ma un sentimento più maturo, più lento, più delicato.



2) Tu hai commesso degli errori.

No. Ho smesso di frequentarti perché non mi andava un'altra storia "a breve". Tanto, non avrebbe funzionato.



3) E a che cavolo serve continuare a fare la ruota? dirmi "potevi essere tu"... Non volevo essere io. Semplicemente. Perché non ho sentito le campane. Perché la bellezza, da sola, non basta. Perché ci sono storie su storie, e vissuto, e da vivere, che mi affascina. Non si vive in vacanza.

E per molti, una donna è una vacanza. Perfetta. Che finisce. Per me, no.

Quindi, amica mia, al massimo, ringraziami. Ti ho fatto incontrare l'uomo della tua vita. O un uomo. O, comunque, uno che non sono io. Ti sei salvata da me, in fondo.



Almeno, offrimi un caffè.



Caffè, per due, grazie. A me senza zucchero, che mi piace, dopo, sentire il sapore in bocca.



(E comunque, il resto, è diverso.

Si chiamano vite parallele.

Si chiama camminare insieme, per strada, senza porsi l'annosa domanda: "ma che cavolo vuole questa da me?".

Perché la domanda te la poni. Sempre.

Ma la risposta non c'è, non è scontata, non è un programma da attuare. Non è una relazione politica.

La guardi, ti guardi, sorride, sorridi, continui a camminare.

Sembra un film.

Ma sono molto più di due ore, e non è ancora finito.)

venerdì 7 marzo 2008

La luce della luna



Certe volte restiamo prigionieri dei luoghi, esattamente come delle situazioni.



Quello che io definisco "vortice" è il Maelstromm  di incastri, di coincidenze, di eventi che sono disarmonici rispetto al nostro essere.



In questa psicoanalisi da sabato pomeriggio (che le lettrici sostituiscono saggiamente con una seduta dal parrucchiere) mi permetto di affermare che man mano che si matura, che ci si conosce, si riesce quasi miracolosamente a sapere quello che ci è assonante, e quello che non lo è.



Per me la felicità, come il dolore, sono sentimenti "fisici". Sono materia. Ti piovono addosso.



Il dolore, in particolare, ti stordisce. Il tuo corpo, la tua psiche reagiscono. Intontendoti. Una parte di me crede alla reazione puramente fisica della psiche, che si "difende" con costruzioni mentali che la scienza chiama depressione. E che cura con le pillole.



Nei miei momenti difficili di pillole non ne ho prese. Mai. Di palate in faccia, qualcuna. Poi, lentamente, ho imparato a guardare il Maelstromm da fuori.



E a recidere le parti necrotiche della mia anima.



Per non far espandere il morbo.



L'operazione non è esente da dolore. Ma alla fine scopri che è necessaria.



E che il resto del corpo, quasi miracolosamente, si rigenera e prospera.



E respiri.



E senti.



E la felicità che provi è vera. E sana.



E ha un sapore leggero. Di brezza.



Bene. Questa è la mia nuova casa.



Devono attaccarci ancora la luce. Doppi sensi.



La penombra (doppi sensi, ancora) è di colei che sta diventando, fino a prova contraria, la donna della mia vita.



(Foto dal cellulare. Perché ogni tanto la reflex non me la porto. E il soggetto è sfuggente. Ma è emblematica. E didascalica. Se a qualcuno dovesse alzarsi la glicemia per questo post, cazzi suoi.)

lunedì 25 febbraio 2008

Tempo e silenzio

ltrani

Questa storia comincia con una cattedrale. Perché è così, ma anche perché è bello farla cominciare da qui.



E la cattedrale ospita una luna, in alto, a raccontare, e un mare calmo, a navigare.



E sul mare, e sulla cattedrale, un vento, freddo e tagliente come piace a me.



E silenzio. E il passo di un amico.



E immensi ricordi. E immensi progetti.



Perché un luogo della memoria ti ricorda chi sei, e chi sei stato, e quello che stai diventando.



E dalla cattedrale, dal mare, dalla luna, dal vento, dal passo di un amico racconteremo un'altra vita.



E amore, tanto.



Oppure niente.



Perché l'amore è duro. E fragile. Come un cristallo.



Perché non lo si capisce mai, appieno.



E in tutto questo vento, e in tutta questa luna, in tutto questo mare, in tutti questi passi, resto con un magone al cuore, e mi ricordo d'aver vissuto.



Perché senza magoni al cuore, la vita ti passa accanto.



Permettete, io il profumo lo sento.



Oggi è tempo, e silenzio.



E magari qualche spiegazione razionale.



Perché è così.



Ma anche no.



(Se solo Fossati, oggi, smettesse di cantare, mi farebbe un piacere, che lancia picconate all'anima. Gratis).

sabato 16 febbraio 2008

Dove andiamo, Corto Maltese?



"se son d' umore nero allora scrivo frugando dentro alle nostre miserie:

di solito ho da far cose più serie, costruire su macerie o mantenermi vivo..."

(L'Avvelenata, Francesco Guccini)



La comprensione della complessità.

I livelli di comunicazione.

Il silenzio.



Costruire su macerie. E mantenersi vivo.



(Il Jack Daniel's è solo una comparsa)

giovedì 14 febbraio 2008

Il biglietto della rosa






Io e te

siamo l'amore

e il tempo

Amore liquido



Mi sveglio prestissimo, essendo andato a letto, per motivi quasi lavorativi, alle tre.

Di malavoglia, apro gli occhi alle sette, e mi butto sotto la doccia.

Visto che ci sono, rassetto il bagno, passo l'aspirapolvere in casa, metto le camicie in lavatrice.

Alle nove e un quarto dovrebbe passare la tipa dell'agenzia per mostrare casa al prossimo inquilino.



Non mi piace essere disturbato la mattina, ma è l'unico modo possibile.



Alle 9.40 mi chiamano, scusandosi, che l'appuntamento era stato annullato.



Scendo al bar a fare colazione. In realtà ho fatto tutte le operazioni in trance. Il mio cervello si sveglia dopo il mio corpo e prima del fegato.



Poi il fegato, generalmente, esce con una scusa e tenta di espatriare, ma queste sono altre storie.



Nel bar entra prima di me una donna visibilmente caruccia, la seguo con lo sguardo.

Attacca un cappuccino.

E una tiritera:

"Quanto non sopporto quelli che si alzano alle dieci del mattino!!!"

Non ce la faccio. Rispondo.

"Signora, mi scusi, io sono uno di quelli. Mi vuole forse sparare?"

"No, ma sicuramente avrà le sue buone ragioni..."

"Può darsi. Ho finito di lavorare alle tre".

"Va bene, ma uno che finisce alle dieci?"

(Uno che finisce di lavorare alle dieci, secondo me è poco meno meritevole di uno che finisce alle tre... supponendo che finendo alle 22 abbia cominciato alle 13, o alle 14, se fa un turno... oppure, insomma, credo se la possa prendere comoda...)

"Signora, mi perdoni se mi intrometto... ecco... credo che lei si stia riferendo al suo compagno/marito... la prego, accetti questa cioccolata da parte mia per addolcirsi la mattinata... e, mi perdoni... gli uomini oggigiorno sono rarissimi: si tenga stretto il suo compagno, lo metta su un piedistallo, lo veneri in quanto uomo "normale" e lo perdoni almeno oggi, che è San Valentino..."

"Ma lei parla proprio come Antonio... ma vi siete messi d'accordo?"

Sorridiamo tutti. Le va via.

Mi spiega la barwoman:

"No, guardi, è arrabbiata perché non ha trovato in vetrina un regalo che avrebbe voluto... in realtà il marito è venuto qui alle sette... ha comprato il tutto e glielo farà trovare quando tornerà a casa..."



Mi imbatto in "Amore Liquido", un articolo terrificante sulla Gazzetta del Mezzogiorno, lontanamente ispirato dall'omonimo saggio di Bauman, sulla precarietà dei rapporti.



Il giornalista non è che non abbia capito il senso... ma era avvelenato contro l'amore... e non ha capacità di scrittura. Quelli che passano da copiare il compito al liceo alla gazzetta.



Una zappa in mano, ripeto mentalmente.



Io, personalmente, credo nell'amore. E nella sua celebrazione, sempre, in ogni modo.



Credo nell'innamoramento, nell'essere compagni e complici.



Credo nell'essere amici, e amanti al tempo stesso.



E nell'essere soli.



Perché è una necessità interna.



Credo in tutti questi stati dell'essere, perché sono tutti autentici, e necessari.



Credo che esista la capacità di sentirsi, e di guardarsi vivere, un attimo, da fuori, per apprezzarsi di più.



Non credo nelle tristi generalizzazioni. Nelle facili generalizzazioni.

.

Io non sono cinico, ma nemmeno desideroso di false aspettative.



Credo che l'isteria non serva, e che ogni atto non abbia quel senso di catastrofico.



Del resto, sulla terra, gli unici a festeggiare San Valentino siamo solo noi umani.





Gli altri, guardandoci, sghignazzano.

martedì 12 febbraio 2008

Doverose precisazioni



Due anni fa, dovendo arredare la casetta che ora sto lasciando, e non sopportando i mobili componibili (mi piace sempre costruirmi le mie cose, sarà che da bambino mi costruivo da solo i giocattoli, poi son passato alle donne, poi alle aziende, e ora son tornato ai giocattoli, che sono storie, idee, aziende, amori, perché tutto è un gioco, perfetto, altissimo e mirabile)... incontrai in un bricocenter un amico d'infanzia, con il padre...



- Waglio'!!! (1)



- Madu'!!! (2)



- Come stai?



- Resisto! e tu?



- Bene! ho comprato casa! a Rutigliano! lavoro come chimico a Tecnopolis e lo trovo comodissimo. Ovviamente la casa l'ho presa da solo! e tu?



- Beh, sai... ho fondato un consorzio all'export e un comitato cittadino, ho preso più aerei che treni per un paio d'anni... poi ho scoperto un buco di bilancio nell'azienda di famiglia che pareva uno stato del sudamerica e mi sto divertendo così...



- Dicono che ti sia sposato...



- Sì, contro una vostra collega. Sono finito a M. per cinque anni. Poi mi son ripreso... il cervello e la mia vita. E ora mi sono trasferito a Giovinazzo, dove tutti andavamo a passeggiare. Ti ricordi?



- E' incredibile. La tua vita sembra un romanzo!



- Potrebbe essere un inizio.



Lo è stato.



La realtà supera spesso la fantasia. E non è un luogo comune.





(1) Waglio': Amico mio!

(2) Madu': Madonna santa! (che tutto attaccato significa un altra cosa, leggi, Serè!)