martedì 15 luglio 2008

Amarcord

- Magari ci apriamo uno studio insieme...

- Guarda che io frequento ingegneria elettronica, tu architettura...



Poi uno si lamenta che non ci si è capiti.



(Dialogo di AmorPlatonico e della sua ex storica, andando all'università, ricordato mentre, come i vermi di dune, le sue foto sono sbucate da una scatola. E hanno raggiunto il bidone dell'immondizia.)

domenica 13 luglio 2008

Il senso dell'Amore

(A tavola, occhio languido)



- (Sussurando) Io ti amo...

- C'è il formaggio che ti piace in frigorifero...

martedì 8 luglio 2008

Ho avuto un'infanzia difficile

I traumi adolescenziali poi sono un'altra cosa.



Ma si continua allegramente, 'appero!



Ieri pomeriggio al parco, con la mia compagna (l'Indimenticabile), il Drago e la Principessa.



Il Drago trova subito la sua ragione d'essere (il calcio) e sparisce con la sua nuova squadra di amici.



Io tento di fare qualche telefonata di lavoro, ma vengo preso sotto tiro dalla Principessa. Non c'è scampo. Devo giocare con lei.



Premesso che giocare con la Principessa mi cancella ogni pensiero nero dalla testa (mentre il Drago mi ha fatto scoprire il calcio a 37 anni), il gioco consiste in questo: mentre faccio qualunque cosa, questo qualunque cosa deve passare in serie B perché l'attenzione deve essere solo su di lei.



Quindi io parlo con la cliente inafferrabile al telefono, quella che ci hai messo tre giorni per fartela passare, e mentre cerco di mantenere un tono professionale devo:



- farle fare il morto come se fossimo al mare ma siamo al parco (e dopo un po' finiscono le mani, se hai un Nokia in una mano e una novenne nell'altra);

- farle fare la giostra (tu sei la giostra e lei ti zompetta attorno/sopra/sotto/a lato)

- rispondere alle domande

- evitare che prenda parte alla conversazione.



Quando c'è il capo al telefono, glielo devo passare, non c'è storia. E lei si informa su:



- il venduto

- la borsa

- quando partiremo di nuovo



il tutto finalizzato a che regali mi deve chiedere.



Ma la Principessa è la Principessa, è inutile.



Ad un certo punto, il Drago "finisce" gli amici e mi chiede di palleggiare con lui.

Ed io sono vestito come un pinguino.



Dai tavolini, lo sguardo dell'Indimenticabile.

Ad un certo punto mi chiama. Mi indica i bambini, guarda la mia fronte imperlata di sudore e mi chiede:

"Ma tu mi vuoi ancora bene?"



Ad un certo punto decido di vendicarmi.

Ricordo al Drago che anche se a palleggi mi batte, sui tiri da lontano è una schiappa. Ma tornano gli amici e mi scaga.



Allora prendo sotto tiro la Principessa:

"Allora come va col tuo fidanzato? mi dicono che si chiama come me!"

"Sì, ma lui è biondo e ha gli occhi azzurri!"



Vabbè.

Ho avuto un'infanzia difficile, non lo nego: è questa.

domenica 6 luglio 2008

Traslochi (4)

Oggi ho buttato un sacco di maglioni vecchi.



Il fatto è che me li portavo dietro che saranno vent'anni.



Perché i maglioni tu pensi che non invecchiano, in particolare se di te hai quel così alto concetto che pensi che vestirsi bene sia prendersi troppo sul serio.



Anche se in realtà quei maglioni non li ho messi poi così tanto. Perché avevo diciotto anni, forse. O sedici. E mettevo il maglione sotto il giubbotto di pelle per andare in moto e stare caldo.



Poi c'è stato il lavoro, e tutto il mio vestire rigorosamente di nero, dalla giacca e cravatta alla maglietta meno impegnativa. Ma tant'è...



Io quei maglioni, oggi, li ho buttati via.



Assieme ad un legame del passato che, in realtà, era un peso, non un legame.



Perché il passato lo hai vissuto, lo hai elaborato, lo hai fagocitato. Ed ora lo guardi da lontano.



Assieme ad una serie di errori, quella serie di errori che l'uomo normale chiama esperienza.



Perché ti sei dato una nuova possibilità. E l'hai data a qualcun altro. Perché riconoscere gli errori significa crescere e cambiare.



Perché significa lavorare su sé stessi. E superarsi. E smetterla di credere superficialmente che non si possa venire fuori dalle difficoltà, dalle situazioni negative.



Perché, come dico sempre, dell'Inferno non ci lamentiamo del clima o della compagnia, ma dell'eterna ripetizione dell'errore.



Basta con l'Inferno.



Abbiamo già dato.

martedì 1 luglio 2008

San Valentino

Certi sguardi del Drago o della Principessa mi fanno tornare indietro.



Quattordici Febbraio Duemila.



Fu una mattinata lunghissima. In clinica la mattina presto. "Non aspettarmi. Ti chiamo io dopo."

E le onde di San Vito per ore ed ore.



IVG

Interruzione Volontaria di Gravidanza.



"Ci conosciamo da troppo poco tempo" - disse.



Io sarei stato lì, d'accordo con ogni sua decisione. Dopo aver parlato e riparlato.

Ma aveva già scelto.



Perché una donna sceglie di avere un figlio. Sempre.



Io poi quella donna l'ho sposata. E mentre andava tutto male lei mi disse che sarebbe stato il caso di fare un figlio.



Sarebbe stato il caso.



I figli si fanno per amore. Io allora amavo, o credevo di amare. Avevo un amore, per quanto malato che fosse (tanto che poi non ce l'ha fatta)...



Altri li progettano a tavolino.



Altri li usano, per aggrapparsi a qualcuno. Altri per fare soldi.



Io, per me, qualcosa, forse, ora, la sto capendo.



E sentivo che era una bambina, o così mi piace credere. O credere di sentire.



Io non so, non l'ho mai saputo.



Ma qualcosa tra di noi si era rotto. Ora so cosa significa avere un figlio, e quando una donna vuole dartene uno.



Ora so cos'è una vita che ti zompetta intorno, che ti fa domande, che litiga con te, che ti fa impazzire, che vuole palleggiare, che vuole che gli spieghi cos'è un decametro quadro alle sette e mezza di mattina o che ti sorride di notte.



O che ti prende a pugni pazzo di gelosia se sfiori la mano della mamma.



Oppure ti arriccia i capelli, mentre dorme con te.



E poi entrò l'infermiera e disse, sprezzante... "Certo che bel San Valentino che vi hanno fatto passare i vostri mariti!"



Già.

domenica 29 giugno 2008

Cose che non so

"Mamma, il mio cognome non mi piace.

Eppoi mi sfottono a scuola.

Posso chiamarmi come Pasquale?"

Pubblica dichiarazione della Principessa



Ora, parliamone.

L'argomento è difficile, delicato e tutti gli aggettivi che si merita.

Tra l'altro sono le tre di notte (come nei polmoni di Camilleri, per intenderci), e sono qui dopo l'ennesimo trasloco in una bellissima casa al centro di un piccolo paese vicino Bari, che nelle sue infinite e immense stanze accoglie tutta la tribù composta dal sottoscritto, dalla mia compagna e dai suoi cuccioli.

Premesso che non è il caso di parlare troppo con la Principessa, perché vi sgama, comunque, in maniera irrimediabile... e vi dice quelle due parole che vi trafiggono l'anima... son cose.



Son cose che non so, come cantava Fossati in Albertina (che qualcuno sarebbe il caso che se l'andasse a riascoltare...).

Cose che non so perché i ruoli sono complessi. Quello che viene chiamato "legame di sangue" talvolta li semplifica, li rende ovvi, scontati e spesso "malati".

Non che siano da preferirne altri, per carità. Ma nessuno è obbligato a tenersi un padre che non ci ama.



Io credo che le persone si scelgono, anche. Si incontrano per similitudini, per empatia, per orizzonti simili.



Credo nell'Amore, quello con la A maiuscola, quello che ti fa dire "ti amo" senza paura, quello che ti fa prendere decisioni importanti.



L'Amore che supera ogni difficoltà.



Tutto questo Amore è fatto per trasmettere bellezza, Poco importa da dove questa bellezza sia venuta. E' qui, E vuole essere coltivata, amata, e fatta volare via.



E qualunque nome, o cognome abbia.



Perché i bambini sono figli dell'Amore.



E l'Amore non è un gioco di definizioni. Né è un gioco.



"Ho letto il tuo libro. Ci sono le poesie. Mi piacciono le poesie..."

E con queste parole la Principessa mi ha atterrato.



E son quelle cose che non ti rialzi più.



Se sei fortunato, voli direttamente.