sabato 1 luglio 2006

per te immaturum mortis adimus iter

017_Santorsola"Mi sembra di viaggiare
in zone rarefatte del pensiero,
dove si affina la mia disposizione a vivere
che si inebria di stili e discipline.
In un insieme
irridente di parche voglie,
celebro il mio vanto i miei sensi la mia unicità.

Furono giorni di stanchezza assurda e depressiva,
di una totale mancanza di lucidità.
Quando ti chiedi in qualche letto sconosciuto,
che cosa hai fatto e perchè vivi in tanta estraneità.

Sapessi che dolore l'esistenza
che vede nero dove nero non ce n'è.
Il fatto è che non posso più tornare indietro
che non riesco a vivere con te né senza di te,
credimi.

Ma io vorrei essere un'aquila
vedere il piano del mondo che inclina verso di noi
e le leggi che si inchinano
lanciarmi a inseguire il tuo deserto
e i poteri solenni
e le porte dorate
cominciare di nuovo il viaggio"
Stage Door, Franco Battiato.


Il "quesito del mare" di questa mattina (spiego per i nuovi lettori: io abito in un ridente paesino del sud est, davanti al mare. Ogni mattina, per quanto possano essere torvi i pensieri, l'uscire di casa e vedere il sole che fa barbagli nell'acqua è qualcosa che dovrebbe essere prescritto all'umanità intera: ti ri-mette in relazione col mondo, rimettendo le cose nella giusta dimensione. E se esiste una bellezza tale, il resto non puo' essere così terribile)... è, esattamente,  la mia "funzione nel mondo", parafrasando un verso di una vecchia canzone di Battiato "Ti sei mai chiesto quale funzione hai?".

Mi spiego meglio.

Premetto che non sto per sparare uno di quei post mattonici sul perchè e percome della vita (a quello basta questa bellissima canzone che ho trovato in rete, credendo di conoscere praticamente tutto di Battiato... e invece... taaac!), ma semplicemente stavo facendo un tranquillo esame della mia funzione lavorativa.

Il mio concetto di bello, di creativo, che deve sposarsi comunque con la logica del profitto.

Ogni tanto, quando sono un po' stressato, quando ci sono problemi lavorativi, quando la caposarta si appende agli zebedei perchè il cliente vuole qualcosa di impossibile - perchè poi io non voglio contestazioni - o perchè il fornitore ha sbagliato partita o colore o c'è un ritardo di pagamento (capita), oppure, che ne sò, tutte le foto della collezione son venute con una macchia a destra in alto, oppure perchè oggi il direttore di banca ha deciso di rovinarmi la giornata... oppure... perchè oggi tutti i call center del pianeta hanno letto il numero della mia azienda e sedicenti rompicoglioni vogliono "parlare con il responsabile" (responsabile di che? cos'ho fatto?)...

Bene, quando tutte queste cose accadono IN UN SOLO GIORNO, certe volte penso che vorrei fare l'impiegato comunale. Riversare la mia insoddisfazione su un poveretto quando chiede qualcosa dicendo "non è mio ufficio", parola meravigliosamente appiccicata per non dire "non me ne fotte un ca@@o che devi spedire 200 lettere, io la spugnetta non te la do'!". E poi magari ritagliarmi la mia vita privata in una sorta di organizzazione mentale in cui tutto funziona a meraviglia, in cui i desideri vanno rateizzati e i sentimenti "aggiustati" con pesanti mazzate di martello, come dicevano i piloti alitalia che l'air one riparasse i propri aereomobili... (prima che Alitalia facesse crac per esuberi di personale ed altre amenità)...

E diventare quindi perfettamente egoista. E sistemare le MIE cosine e basta. Fuori dall'ordine delle cose. Fuori da un concetto di bellezza. Tutto, unicamente, per il profitto personale (ma che profitto, poi?)

Non che sia un samaritano o che regali quello che faccio, per carità.

Ma proprio, ad essere così, cinico, non ci riesco.

Non che tutto quello che è bello sia anche per forza buono. Ma niente che sia buono è brutto. Mai.

E non riesco a non essere, a non pensare così.

Almeno sapere non dico chi siamo, ma quello che non siamo.

(Devo finirla di leggere Montale, così, senza protezione!).

So solo che l'immagine di un vecchio canuto, cadente, scottato dal sole malpreso, con i pantaloncini ascellari, orrendamente a torso nudo in un pomeriggio d'estate, a cercarmi a ottant'anni non dico un senso, per carità, ma qualcosa di metodico da fare per evitare che mi venga in mente di aver gettato la mia vita... è qualcosa che mi terrorizza al pari della morte o della riabilitazione di Craxi.

Divertitevi.

"Ergo sollicitae tu causa, pecunia, vitae!


per te immaturum mortis adimus iter;


tu vitiis hominum crudelia pabula praebes;


semina curarum de capite orta tuo."


Properzio.



PS: "Ti sei mai chiesto quale funzione hai" è tratta da "Il silenzio del rumore"
"Quello" nella foto è Davide Santorsola, uno dei piu' bravi pianisti di Bari, in una sua performance (sonora) finita poi in una mia mostra (fotografica).

RIASSUNTO: Voglio fare il parrucchiere.

giovedì 29 giugno 2006

Facciamoci del male.

Piccola, ma veramente piccola, digressione sull'innamoramento.

A parte la concezione Platonica, a me molto cara, sintetizzata da una bellissima canzone di Alice/Messina/Di Martino:
"Dammi la mano amore,
dolcemente abbracciami
per allargare i confini della percezione
....
e anche ciò che appare piu' terribile
acquista la sua dimensione
naturale."

A parte questa, esiste una versione piu' "pratica".
Non per essere pedanti, o caustici, o sgradevoli. Mi rendo conto, però, che una sana dose di "dolore" o, per non fare le vittime, di fatica e impegno, ti porta a sfrondare parecchio i desideri, le evanescenze, e a guardare un po' di piu' le cose come appaiono. O dovrebbero apparire. Si svela quindi quella parte di realtà "autoconsolatoria" di un mondo a nostra misura per sbattere davanti (magari davanti) alla nuda e cruda realtà. E vedi il peso, la presenza, l'intelligenza delle persone, e dei cuori, intorno a te. Di come escano dalla patina di perfetto egoismo (avere l'amore per se' e non per uno piu' uno uguale due, e il due in tre, nell'eterna generazione del cosmo: concetto difficile, produrrò dispense).

E, simpaticamente, il bicchiere, vuoto, cominci a riempirlo tu, anzichè vederlo pieno con la fantasia (o desiderio, o sogno, o altre marzulliane divagazioni).

"Ah... e ora portare anima oltre confini di giardino"
(Pieraccioni, in un lampo di genio).
Divertitevi.

mercoledì 28 giugno 2006

martedì 27 giugno 2006

Milano vicino all'Europa e l'Immenso Blu

Non voglio rientrare in luoghi comuni.
A parte le sfilate, i commenti per "lo stand piu' originale" e "la collezione piu' coraggiosa", l'essere l'unico stand ripreso da Canale Cinque, l'autopromozione a Condè Nast, la risoluzione di alcuni problemini, gli occhi tremendamente celesti della intelligentissima modella lettone (quando mai!), Milano che diventa un lago di fango e acqua sotto un temporale estivo, i vestiti che ti si attaccano addosso, qualche incontro per dare un volto a voce e intelligenza....
... la voglia irreferenabile di tuffarti nel mare, di fronte casa tua... quando tutto il mondo si spegne, sembra ovattato, la musica diventa lontana come in un altro film.... e tu ti metti supino a guardare, nell'acqua, le stelle.

lunedì 19 giugno 2006

Ulisse

Giovinazzo 24 Aprile 2006
E restiamo a guardare
nell'ombra non visti muti
immersi in questo mare
di non so piu' bene cosa
che respira ad aspettare
che qualcosa qualcuno
appaia disponga scopra
se possiamo ancora dire
chi siamo.


Ero partito con le migliori intenzioni, stasera. Scrivere della vita e della morte. Delle cose importanti. Dell'Uno del Due e del Tre. Del senso dell'Amore, dell'umanità della nostalgia, della inutile ma piacevole trasposizione del ricordo nella fantasia.
Ma non è cosa.
Ad un certo punto (e un post letto), mi son ricordato di una cosetta scritta un po' di tempo fa. A quel tempo al posto del "chi siamo" c'era un "ti amo". Un tentativo di far scrivere ad altri una storia. Una storia che non c'era. Altrimenti l'avresti scritta tu (cioè io, questo maledetto TU narrativo!). Poi ti accorgi che le stesse pennellate raccontano la sospensione del viaggio verso la nuova meta, che al tempo stesso è incognita e temuta, ma necessaria e desiderata, anzi, voluta.
E si sa che non si può tornare indietro. Perchè se si comincia un viaggio, non ha senso tornare. Perchè niente è come prima.
E qualcosa qualcuno è il nuovo te stesso che ti aspetta. Dall'altra parte del mare. O di non si sa piu' bene cosa.

sabato 17 giugno 2006

Amici diversi



Abbandonato il Mistero dell'Amore per un attimo ("...c'Amor vada ragionando meco/et io co'llui", Petrarca), sono ancora miseramente divertito dalla notizia di ieri.
Il nostro amato ministro degli esteri, Massimo D'Alema ha dichiarato agli americani che anche con questo governo gli italiani saranno sempre amici degli americani... ma amici "diversi".
Ora... io non voglio recriminare sulla vis comica del nostro ministro... ma preferei che le puttanate a livello internazionale (al nazionale ci sono abituato) vengano pronunciate o da un comico di professione (tale che si capisca che si sta scherzando) o da Berlusconi ("tanto quello c'ha i soldi").
La cosa piu' terrificante è che siamo riusciti ancora una volta a renderci ridicoli.
Ridicolissimi.

E la faccia di Condoleeza Rice quando gli ha stretto la mano (anche senza essere lombrosiani si capisce che pensava: "... eccone n'artro... se questa è la terra dei Cesari...").

Ora, quando ero chiuso in quella cabina elettorale, dovendo scegliere il meno peggio (e non mi dite "io annullo o voto scheda bianca, perchè fa figo, perchè mi incazzo: responsabilizzatevi, o emigrate!)... ho turato il naso e ho messo la mia bella croce sui DS.

Sperando: No, D'Alema, No.

E invece...

Soltanto una melodia mi frulla per la testa... considerando che ultimamente sto pericoloso...

"E sul binario stava la locomotiva..."

Ma domani mi passa.
    ("e sibilia il vapore...")
Sì.
    ("...sembra quasi cosa viva...")
Domani mi passa...
    ("...e sembra dire ai contadini curvi quel fischio che si spande in aria...")

martedì 13 giugno 2006

Non sono misogino

cartolina09LOW-2
Saranno state le cattive letture da bambino...
O il fatto che non riesco a farmi incantare?
Mah!?
Il rutilante mondo della moda. O del cuore? Chissà...
Eppure pare che l'Amore, anzi, l'Ammore non esista più.
O sono stanco di cercarlo?
O sono stanco e basta e dovrei finirla di lavorare così tanto?
Ah, brutta razza i perfezionisti.
Brutta, brutta proprio.