lunedì 27 febbraio 2006

Automatica


Esiste un livello di coscienza semionirico in cui valutiamo (uso il noi per sicurezza, per evitare la follia) la realtà rapportandola alla conoscenza/coscienza di noi stessi.

Il resto è una corsa verso le cose da fare, progressive, rutilanti, per sopravvivere.

Quando queste due correnti si toccano, la percezione del sé e il contatto con il mondo esterno, credo che si possa parlare di felicità.

Quando si manifesta l'impeto creativo, quando i nodi del reale si sciolgono. Quando sei padrone della tua vita. Davvero. E non ti costa in maniera esagerata. E non chiamatelo "la giusta corrente", perchè alla new age abbiamo già dato, per scherzare ma l'abbiamo fatto.

Smentitemi.

(Post dedicato all'Amica che mi dice che "uno come me" dovrebbe scrivere tutti i giorni. E quando l'"uno come me" non ha nulla d'importante da dire?... e poi, pensandoci, quell'"uno come me" è talmente pieno di difetti che non è un "uno come me"... ah, se lo incontrate, quell'"uno come me"... ditegli che lo sto cercando per dirgliene quattro...)

sabato 25 febbraio 2006

Dietro l'angolo?



"Forse avrai figli o forse no.
Forse divorzierai a quarant'anni.
Forse ballerai con lei al settantacinquesimo anniversario di matrimonio.
Comunque vada, non congratularti troppo con te stesso, ma non rimproverarti neanche
Le tue scelte sono scommesse. Come quelle di chiunque altro....
Fa' una cosa ogni giorno che sei spaventato... canta...”
(Accetta il consiglio – The Big Kahuna)


C'entra poco con la musica e col canto, ma è una canzone che mi viene spesso in mente, ultimamente. Ed è quando, più che spaventato, mi sento “complesso” che ripenso ad un altra cosa che mi ha affascinato quando ero bambino: un video che si chiamava “potenze di dieci” (solo chi amava il Quark pomeridiano di Piero Angela quando la Rai era la Rai se lo ricorda!): un viaggio nelle dimensioni partendo dalla mano di un tizio che riposava in una zona da picnic negli States e allontanandosi fino ai confini dell'universo e viceversa, di dieci in dieci, indietro fino ai nuclei degli atomi nel suo corpo...


Una cosa del genere ti ridimensiona la vita, e ti rendi conto di essere parte di un universo in gravitazione e non il suo centro come spesso accade, se non esci al di fuori dei tuoi limiti. E non ti deprime. Non ti fa sentire un “nulla”... ma una parte attiva. Una cellula pulsante di un essere infinito. E le tue questioni si marginalizzano e si rimarginano. Sempre.


Ma di qui mi vien fuori una domanda. Una di quelle che ti vengono “allontanandoti da te stesso”. Perchè solo così accade...


Mi chiedo, nell'ottica della “parte pubblica” della teoria sull'Amor Platonico, quella che piace tanto ai romantici, quella dell'essere unico con quattro braccia e quattro gambe separato all'origine e alla perenne ricerca dell'altra metà per essere uno, completo, “dove sia” questa metà, questa giusta metà....


Perché, pensando alla mendacità dei nostri sensi e alle Leggi di Murphy, teoricamente l'altra metà del nostro essere potrebbe essere dovunque, non necessariamente nella nostra cerchia di amici, nei posti frequentati. Potremmo non incontrarla mai. O averla sotto mano.


Mi chiedo a che punto sia allora la mia ricerca (la risposta dovrebbe essere: se e quanto sono felice, ma questo è un altro post :) ), guardando, da fuori, le coppie intorno a me, conosciutesi in vancanza, sul posto di lavoro, amici di amici...


Allora... dovrei partire (o dovremmo partire tutti) per la Patagonia o semplicemente sentire nel nostro compagno la “percentuale” dell'essere unico piu' alta possibile o ingannarci con le proiezioni dei nostri desideri (e limiti, per carità), oppure semplicemente credere che tutte queste siano fandonie e vivere alla giornata?


E distinguere allora la quotidianità dalla lenta costruzione(*), la passione dal fruscio di scopa nuova, l'eccitazione dall””ombra della luce”(**)?


E il Grande Amore, allora?


O esistono i Grandi Amori?


O le egoistiche solitudini (e le continue compagnie)?


O una res media da suicidio?



Mah...


Vi dò un consiglio: se un pomeriggio vi capita davanti il mare d'inverno(***), non portatevi appresso il portatile.


Credits:
(*) Ivano Fossati, Discanto
(**) Franco Battiato, L'Ombra della Luce
(***) Enrico Ruggeri, Il Mare d'Inverno.

martedì 10 gennaio 2006

Una certa età

Due sono le cose.

Sono vecchio. Mi scordo riferimenti a cose lette, o, peggio, cose scritte, passi di libri che prima sapevo a memoria, a menadito. Sarà lo stress. Sarà la mancanza di fosforo. Saranno le letture di Pirandello che mi mancano.

Sono cresciuto. Mi accorgo della differenza tra il sapere e il sentire. Divento permeabile, trasparente, traspirante. Le cose, gli eventi, le sensazioni, la stessa poesia mi attraversano, lasciano l'odore, il profumo, e poi vanno via, lasciando il posto a nuove sensazioni.

Non lo so.
Davvero.
La mia essenza decadente odia la prima e romanticizza sulla seconda. Ma sono le due facce della stessa medaglia, dua aspetti della stessa verità.
E non posso mentire a me stesso.

mercoledì 28 dicembre 2005

Soltanto un'ora

Piccola digressione semimattutina.


Considerando che sto tornando semplicemente ai miei ritmi, cercando di conciliare le esigenze del manager che c'è fuori col gatto che c'è invece dentro, e che stamattina mi son svegliato con Bukowski (è bellissimo scoprire che i tuoi tascabili si sono ormai ingialliti, perchè sono passati quindici anni da quando li hai comprati... e sono passati quindici anni anche per te... e sono ricoperti di quella patina di antico che quindici anni fa ritrovavi in altri libri, altrettanto vecchi, di altre persone: ora non fai altro che sentire quella sensazione di vissuto, quella sensazione di completo, quella situazione di storia, di storia da raccontare, di emblema, su te stesso)...
considerando che sto chiudendo gli occhi alle 6.58...
considerando che sto per spegnere la sveglia che mi ucciderà alle 7.10...
considerando che la metterò alle 8... e quest'ora di "profondo riposo" vale per otto, perchè mi si chiudono finalmente gli occhi eccitati da una gionata massacrante ma proficua...
considerando tutto questo...
... ma che bella cosa ...

mercoledì 30 novembre 2005

E' sottile e forte
Sa di mare e di vento
Ha il profumo il ricordo
Delle grandi decisioni
E' l'esigenza del cambiamento

E' l'inizio indispensabile
Lento, profondo, mercuriale
E' il profumo del sale.

sabato 26 novembre 2005

Al Cospetto Del Re Dell'Incanto

Al Cospetto del Re dell'Incanto
si presentarono per allietarlo
l'Eroe invincibile e il Giullare deforme
che portava una maschera
sul viso

Il cavaliere cominciò a raccontare
sguainando la spada a mimare
i gesti i draghi le avverse vicende
suo era il mare
il sole
la notte
e l'amore
e l'attenzione del Signore

Nascosto nell'ombra il Giullare
disse, prima di cominciare:
"Signore, lascia che sia la musica
a parlarti dell'aria, delle onde
e del cielo
che le parole umane
sanno di terra
e di errore".

Scritta per una occasione reale, ma poi il Significato è saltato fuori dalle righe.

martedì 22 novembre 2005

Teoria dell'Abbraccio

Teoria dell'Abbraccio



Abbraccia la mia giacca sotto il glicine
e fammi correre.
Fossati, Il bacio sulla bocca





(Passeggiavamo sul lungomare, a prima notte, a fine inverno. Ti presi la mano, per la prima volta, quasi d'impulso e, dapprima, la abbandonasti alla mia, poi cominciasti a stringerla ed accarezzarla. D'un tratto irrompesti: “Le persone non si abbracciano più. Passano direttamente dal presentarsi al desiderio del corpo. E dal sesso al saluto, e a perdersi. Ancora e ancora. Senza abbracciarsi. Si sfiorano senza toccarsi realmente, per quel che vale invece un abbraccio, che è concedersi, più che nel corpo, nell'essenza.”)





Io non sono nulla. Sono un alito di vento, uno stormire di fronde.


Io non sono nulla: l'ombra mia non è nera, ma infiniti toni di grigio che si confondono con la terra, e quasi non me la ritrovo. Sono senza passato, senza traccia.


Qualche volta, temo, senza futuro. Sono forse l'eterno presente, ma non mi inganno: qualche volta sento di non durare.


Io sono il sottile. Qualcuno, noto, mi chiama l'attimo senza tempo: forse s'inganna, non so. Io sono il dubbio, il dubbio e la forza dei temerari.


Io sono la volpe che attraversa la strada. Sono la falena che danza intorno alla lampada.


Io sono le notti di luna. E le notti di stelle.


Sono le onde del mare. E sono il ricordo delle onde del mare. E non sono le onde del mare, e neanche il loro ricordo. Sono la sensazione, ecco, ora sono più chiaro, riesco a vedermi: sono la sensazione delle onde del mare. Delle onde, del vento, del mare.


Ora, mi specchio nei tuoi occhi e rammento: io sono il battito delle ali di Eros, quando scende nel cuore e ti innamora.


E da me e per me,
Tu
Conosci.