lunedì 27 febbraio 2006

Automatica


Esiste un livello di coscienza semionirico in cui valutiamo (uso il noi per sicurezza, per evitare la follia) la realtà rapportandola alla conoscenza/coscienza di noi stessi.

Il resto è una corsa verso le cose da fare, progressive, rutilanti, per sopravvivere.

Quando queste due correnti si toccano, la percezione del sé e il contatto con il mondo esterno, credo che si possa parlare di felicità.

Quando si manifesta l'impeto creativo, quando i nodi del reale si sciolgono. Quando sei padrone della tua vita. Davvero. E non ti costa in maniera esagerata. E non chiamatelo "la giusta corrente", perchè alla new age abbiamo già dato, per scherzare ma l'abbiamo fatto.

Smentitemi.

(Post dedicato all'Amica che mi dice che "uno come me" dovrebbe scrivere tutti i giorni. E quando l'"uno come me" non ha nulla d'importante da dire?... e poi, pensandoci, quell'"uno come me" è talmente pieno di difetti che non è un "uno come me"... ah, se lo incontrate, quell'"uno come me"... ditegli che lo sto cercando per dirgliene quattro...)

3 commenti:

  1. bel blog passa a trovarmi...

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  2. io vivo semre umoralmente quindi per me questa tua osservazione è assolutamente familiare e reale, ciao

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  3. ...è l'amica, è l'amica a cui, di tanto in tanto, ne dici quattro e anche più...solo quando fa la bionda, però...:)...ah!...questi incantevoli uomini! punto.



    Serena

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