Qualche mese fa mi avevano commissionato la foto di un
gabbiano. E impazzii per due o tre giorni perché non ne trovavo.
Oggi l'intero mare davanti casa mia è pieno di macchie bianche. E ognuna di queste è un gabbiano, una albatros, una gabbianella.
Io sto per andare via di qui, e tra poco non sarà più questo quanto vedrò ogni mattina.
Si chiama tempismo.
Come nella vita, come nell'amore.
Ci sono certe situazioni che si incastrano stranamente, e buffamente.
Una specie di stanza delle occasioni mancate.
E altre occasioni si presentano all'orizzonte, perché le scelte sono ponderate, e profumano di nuovo, e di bello.
Il mare c'è anche lì dove mi sto trasferendo, a pochi metri. Si faranno due passi, due passi in più. E sono al centro di un mondo che mi sto costruendo attorno. Ed è la casa che mi si cuce addosso. Credo.
Sembra che il mondo degli addii sia colorato di perfezione, come se fosse il colpo di coda di un qualcosa che non vuole essere abbandonato.
Io, per non saper né leggere né scrivere, ho imparato a ricordare: questo mondo che mi saluta me lo porto con me così.
(Gli addii si colorano di perfezione perché hanno assunto immediatamente il carattere del ricordo, perché sono praticamente irreversibili. Il bello sarebbe gustarsi così il resto della vita. Ci stiamo attrezzando.)