martedì 20 febbraio 2007

Giochiamo

Dire, fare, baciare, lettera, testamento...



Chiudi gli occhi.



E appena li chiudi, sei fotttuto!



Ah, non giocate con i parenti!

Il matrimonio

Il matrimonio è una cosa bellissima.

Infatti, io vado a tutti quelli dei miei amici.

sabato 17 febbraio 2007

Il rutilante mondo della moda

Quando ero un giovane studente liceale ogni mattina compravo il Corriere della Sera. Gran figata, serioso, informato sul pianeta. I pensieri "stabili".

Poi aggiunsi, per amore, l'Unità. E facevo a mezzo.

Dopo un po' la puzza era un po' troppa (del resto una cosa che funziona non si chiude, mi dicono dalla regia), e passai al confronto Manifesto - Corriere.

Il Manifesto è bellissimo. La prima pagina è sempre da appendere. Fotografia e tagli eccezionali, commenti sagaci. L'altra informazione. Fai a mezzo davvero e ti organizzi.

Uno che dice "sì", sempre, uno che dice "no, eccheccazzo!". E tu poi commenti: "Mah!".

Poi mi son rotto di entrambe le situazioni, visto che ci sono dei movimenti ancora più sommersi.

Fai un bel giro su internet.

E poi Repubblica.it è un bel sito, a metà tra il Corriere, il Manifesto e Novella2000.

Ora...

Stamattina, con una serie di pensieri neri che mi frullano per la testa, apro il sito e che ti leggo? "Bush si è operato! gli hanno asportato due nei benigni dalla fronte... l'intervento è durato ben cinque minuti nell'ambulatorio interno alla Casa Bianca...".

Ovviamente, la notizia mi conforta dopo aver letto che "le tasse si diminuiranno quando avremo sanato il debito" che è una bellissima definizione dell'infinito, e che Britney Spears si è rapata a zero perchè stressata.

Io mi son rapato a zero al militare, e per poco non mi ficcavano dentro... ma non perchè fossi stressato: ho i capelli crespi e ogni settimana passavo dall'ordinato all'aspetto criceto...

Ora...

Un bel chicazzosenefrega lo potremmo dire, comunque, in coro.

Ma non per altro...

Cioè: i nei di Bush, il lifting di Berlusconi (che più che un lifting è un abuso edilizio, ma a quello ci aveva abituati, solo che non abbiamo memoria!), il faccione di Prodi...

Subito dopo, curiosità dal mondo, e calendari...

Non voglio incazzarmi.

Di più, intendo.

Passo ai calendari. Preferisco la tetta di plastica alla faccia di bronzo (o di altro materiale, in quel caso altamente deperibile).

mercoledì 14 febbraio 2007

Sul suicidio

Come a tutte le persone normali, quando il mondo si accanisce, ogni tanto mi balena l'idea di farla finita, giusto per riposare un po' o per vedere cosa c'è dopo...

Quando penso che farei un favore alla mia ex moglie ci ripenso immediatamente...



("Questa parvenza di vita/ha reso antiquato il suicidio/Questa parvenza di vita/non lo merita/Forse una migliore...")

martedì 13 febbraio 2007

Grandi verità.

La bella cosa di quando sei oggettivamente nella merda è che nessuno ti si avvicina per l'odore... figuriamoci poi a volersi sporcare.

E' il bello che la merda suddetta la facciamo tutti.

Buonanotte.

lunedì 12 febbraio 2007

Panama

"Della francese che si sente sola

non ne posso più

sta a proravia di un cameriere

che invece guarda giù



Con l'ambasciata portoricana

è al quinto mambo stasera

chissà le facce sapessero di agitarsi

su una polveriera"



Ivano Fossati, Panama.





E' fatta di profumi di tè, di salsedine, di vento del mare. Di un ritmo strano che poi riconosci tra mille. Di un arrangiamento che senti prima il jazzato, poi ritrovi l'originale, secco, scarno. Ma ti prende. E ricanti il ritornello...



"Oh mamacita Panama dov'è

ora che stiamo in mare..."



Ma come ben sapete, non sto recensendo una canzone...



Con un marinaio, di quelli che stanno fuori mesi e mesi... tra di noi due pizze. Le nostre amiche, a destra mia e sinistra sua, a cincischiare.

Ad un certo punto, mi dice: non hai visto niente se non hai visto Panama.

E poi ho perso i suoi occhi.



Non ho visto Panama.

Ha ragione lui.



(La cosa più terribile al mondo è la tecnica, e sapere di usarla mentre si fa qualcosa, quando l'ispirazione arriva e ad un certo punto conti, conti anche fino ad uno, per accendere la macchina che scrive/disegna/parla... dimentica, maledetto, dimentica il mezzo, dimentica di costruire immagini intorno ad un'idea. Cerca di sentire il profumo del fiore lontano dall'olio del motore. Questo maledetto motore...).

sabato 10 febbraio 2007

Quello che fu

Gli ottantotto tasti della Roland. Il suono del pianoforte. Gli arpeggi in Do minore, le armonizzazioni blues. E mentre suonavo scrivevo il testo della canzone, e il ricordo di te e gli studi di Freud e le imperfezioni, e gli atti mancati.

E i romanzi di Asimov letti nell'ultimo piano della villa che non c'è più, nella luce del pomeriggio dietro le finestre che si chiudevano male, su quella sedia di vimini che comoda non era ma tanto bastava.

E una volta che mi chiamasti con il nome con cui mi chiamavano a casa e non quello di scuola, e poi capii che non era solo simpatia, e il primo bacio nervoso. Ed era tramonto.

E quando ho imparato a leggere, e avevo quattro anni, e ho divorato libri, e enciclopedie, e storie, e leggevo dei romani e delle loro battaglie, gli schieramenti di fanteria e di cavalleria, gli scontri e le tattiche, e subito dopo gli esperimenti con l'anitride carbonica...

E una camicia, un'auto parcheggiata tra le colline di primavera, e un ti amo, e un amore nuovo, e un po' di sangue, e nuove lacrime.

E le armonie di Francesco Petrarca e la prima volta che ho ascoltato, davvero, The Wall e ho pensato madonnasanta.

E Orwell 1984.

E le colline di notte.

E le cose che ho fatto, e che ho visto allora.

E a vent'anni che non sopportavo i coetanei e uscivo con i quarantenni.

Ed ora accade forse il contrario, ma non so.

E quella volta che in calabria non trovai il cliente, forai, mi si spacco il parabrezza. E tornai a casa.

E quando non si capì esattamente che cosa volessero da me. E certe volte non lo capisco ancora.

E quella volta che sembrò tutto facile, che sembrava un grande amore, che sembrava perfetto, che tutto avrebbe cancellato e tutto creato. E crollò simpaticamente per una firma in banca.

E non parliamo delle banche, per carità. Venga, buongiorno, si accomodi, firmi qui.

Eppoi con gli occhi chiusi a ricordare. E Heaven And Hell di Vangelis e i brividi al buio.

E uno strattone in metropolitana e la tua macchina fotografica, e due giorni di foto, che non ci sono più.

E il sipario che si apre, e la musica, e le canzoni, e lo spettacolo.

E le tavole rotonde.

E un volo internazionale, poi un altro ancora. E ancora. Un paio di volte, lo ammetto, ho vomitato. Ma non sopporto quando non guido io.

E un viaggio in treno fino a Chartres.

E un viaggio in macchina, dietro l'angolo di casa, a combattere me stesso.

E occhi che ti guardano negli occhi.

E occhi che non ti guardano negli occhi.

E voci gratuite al telefono.

E bambini che ridono.

E una bambina che pareva ci fosse, poi, non c'è stata più.

E le poesie di Jorge Luis Borges. Se mi dovessero chiedere davvero cosa mi piace.

E la prima volta che ti ho vista. E ti ho vista in ogni donna che ho amato. E quando non ti vedo. E quando ti cerco.

E i dubbi sull'invisibile, quando si rende visibile.

E il sogno, il sonno, il risveglio.

E il non sogno, il non sono, il non risveglio.

E quando capisci come funziona. Tutto. Un meccanismo. Sai cosa fare per ottenere qualcosa. Sai come funziona. Tutto.

E ti manca qualcosa.

Porca miseria.

Come si fa?