"Bella signora che mi lusinghi
citando a memoria le mie canzoni
il tuo divano è troppo stretto
perchè mi faccia delle illusioni"
Ivano Fossati, Chi guarda Genova
Ieri sera, cena di "postlavoro"... cliente, fidanzata del cliente, altri tre amici del tizio di cui sopra, ed il sottoscritto. A parte la signorina che avremmo dovuto innaffiare come una pianta grassa (una volta al mese), anche se da taluni sguardi ha fatto capire presenza e peso nella coppia (soprattutto il peso, non fisico ma psicologico), è stata una serata memorabile: quattro individui (tranne il tizio fidanzato, ovviamente tenuto a freno dall'equilibrio con la donzella) s'è parlato, scherzato, riso, accompagnati dal vino e dall'ottimo pesce come si faceva una volta davanti al fuoco dei bivacchi.
Ognuno ha avuto la sua parte di show personale. E tutti ne hanno goduto. Va bene così.
Ora, dove voglio arrivare.
Un piccolo pensiero: ma, esattamente, per quale dannatissimo motivo siamo così diversi in compagnia di una donna? (o, per le donne, di un uomo?). Perchè le discussioni si acquietano, si cerca un mite compromesso? una civil parvenza? un minimo comune denominatore?
E noi chi siamo? i simpatici attori di una sera o i sobri compagni/mariti/fidanzati un po' grigi e destinati al compromesso? O alla fuga?
O incontrare qualcuno che ci sia compagna, amante, amica, complice e non ci consideri il mezzo per raggiungere un progetto, uno status sia una mera chimera?
Sogno che questa persona esista.
Ovunque essa sia.
E non fate finta di non capire.
A stampatello: Quanto siete disposti a cambiare la vostra vita per amore?
E dove mettete le maiuscole? a Disposti, a Cambiare, a Vostra, a Vita, ad Amore?
E, soprattutto... hanno senso queste domande?
Mah!