giovedì 26 febbraio 2009
Odori
Esiste un profumo che accompagna la mia vita, e che ha significato, quando prepotentemente è entrato nei miei giorni bellezza, cambiamento, vento nuovo.
E' un profumo indefinito, che ha preso le sembianze della carta stampata, degli acidi di stampa, del pungente odore del fissaggio.
Poi è diventato l'odore degli inchiostri dalla stampante, o il secco particolato del toner, fino alla strana sensazione tattile delle foto a sublimazione.
Perché raccontare le idee non è solo un mestiere, e c'è un modo "perfetto" di fare le cose, e queste diventano, quasi magicamente, più grandi di te, se e quando riesci ad afferrare, e a trasmettere, un concetto universale.
mercoledì 18 febbraio 2009
martedì 17 febbraio 2009
Dichiarazioni d'amore
"Meglio cento suocere che un solo uomo ammalato."
L'Indimenticabile
(Ok, mi prendo una Oki e mi levo dagli zebedei).
(Foto di AP, tetti parigini nottetempo, che non so cosa c'entra a parte il freddo che era uguale lì e qui)
In realtà la cosa più bella di oggi è stato il Drago che studia biologia e parla dei pini, che campano fino a tremila anni. E davanti alla pagella ha detto: "vabbè, mo' gli faccio vedere io".
(Colonna sonora, Trust dei Cure, con quel verso bellissimo che è "I love you more than I can say")
lunedì 16 febbraio 2009
Chi nasce tondo
Non può morire quadro.
E con questo, non ho altro da aggiungere.
(Foto AP, Parigi, Galerie Lafayette. Io e la mia carta di credito, questa volta, ne siamo usciti indenni.)
lunedì 9 febbraio 2009
Suocere
Adesso le uccido.
Sono due. Dietro di me. Non riesco neanche a girarmi a guardarle, non mi incuriosisce il loro aspetto fisico.
Potrebbero anche essere due strafighe modelle dell'est di facili costumi.
Ma non cambia il mio approccio metodologico. Le voglio uccidere.
Una in particolare, quella dietro la mia spalla destra. Sta parlando di cibo, di preparazioni, di “tutto quello che si può fare con un chilo di farina”.
Premettendo che sono le 14 e quindi non è il caso... ma, diciamolo... “sto imparando a fare tutto partendo da...” e sciorina sfogliate, pizze, prosciuttemozzarella, ragù... per poi pronunciare la frase chiave di tutto: “me lo sta insegnando MIA SUOCERA”
Lo ammetto. Sono invidioso.
Mia madre in cucina era una schiappa. Sono famosissime le sue “scatolate”, che non sono delle particolari lasagne in carrozza ma delle fenomenali aperture di scatolette di tonno e simmenthal per sfamare eventuali ospiti. Ma ancora peggio, per sfamare noi, la sua famigliola.
Ho ancora i brividi quando mio cugino, famigerato direttore di produzione (in realtà faceva il giro delle signore che lavoravano a casa per mio padre), ospite a pranzo, curiosò in cucina: in una pentola bolliva l'acqua per la pasta, e disse “acqua!!!”, nell'altra, ignaro, affogato in una chiazza d'olio, un pomodoro pelato, e disse “pummarolo!!!”, e nell'altra ancora, coperta da coperchio(!!!) bolliva incurante del mondo una scatoletta da 400g di carne simmethal. Ed esclamò: “Ah! Ottimo, buatto!!!”.
Non lo dimenticherò mai.
Io a suocere sono stato sfortunato. Quando erano bravissime in cucina erano totalmente pazze sotto tutti gli altri punti di vista, della serie che ti avrebbero fatto firmare la cessione del quinto, non del quinto dello stipendio, ma del quinto lavoro che avresti dovuto fare per mantenere quei gioielli di portapassera che erano le loro figliole... oppure si dimenticavano i cani da qualche parte, avevano un pessimo rapporto con la pasta al forno, ti parlavano per ore, giorni, settimane e mesi dell'unico esame dato a giurisprudenza, oppure, peggio, si mettevano in concorrenza con le figlie – e dopo aver visto “Il Laureato” la cosa, ho pensato, non avrebbe dovuto dispiacermi.
Ad una dissi: “Signora!” (sempre chiamarle “si-gno-ra”... già così se ne approfittano!) “ma che buoni i peperoni!”. Ho dovuto lasciare la figlia per ordine del fegato. Peperoni dovunque... roba che appena suonavo il campanello per far scendere quell'angioletto biondo-barbiforme-occhioverdeazzurro sentivo la sua vocina... “Dai, sali cinque minuti... ho fatto i peperoni”. Anche il cane spariva. Il marito sghignazzava... avendo finalmente la moglie trovato una vittima...
Poi c'è quella che cucina con il Bimbi. Diffidate di tutte quelle persone che destinano il valore di uno stipendio annuale medio di un quarto livello per l'acquisto di questo strumento. Il bimbi vi deturperà la vita: ossessionate dalle rate, queste donne cercheranno di ammortizzarlo in tutti modi, cucinandovi intingoli a “lenta cottura” tutti i giorni... si alzeranno alle quattro del mattino per farvi trovare il panbrioches, cucineranno zuppe e minestroni, zabaioni a gò-gò... e alla fine genereranno figli e figlie per trovare un pubblico che prima consumi e poi, in preda ormai ad un incontrollabile raptus di mania di grandezza, che facciano delle standing ovation ad ogni piatto presentato. La mania di grandezza pervade le generazioni: se avranno figlie femmine, tortureranno i loro fidanzati, se avranno dei maschi, faranno bella mostra di queste preparazioni da “amica cucina” parlandone per ore ed ore a quelle poverette delle fidanzate. Il delirio di onnipotenza si strasferirà per via paragenetica rovinando madri e figli e generazioni di rapporti.
Si dice che a casa di un piccolo funzionario di una banca milanese avessero recapitato un Bimbi. Il primogenito, un coglione che cantava sulle navi da crociera... fu contagiato dal delirio di onnipotenza. Si laureò in economia al Ce.Pu, e ora fa il Presidente del Consiglio, e crede di essere Dio, perché si sta attrezzando per governare la vita e la morte.
Mentre la polizia politica è già sulle mie tracce, cerco di cancellare dalla memoria anche l'aspetto sessuale della suocera. Tolte quelle oggettivamente gnocche, quelle che conosci in quell'età in cui non sai chi scegliere tra mamma e figlia (e ritorna prepotentemente “Il Laureato”, anche se ultimamente di quel film mi ricordo prepotentemente la sequenza della macchina che resta senza benzina), ci sono quelle che in un modo o nell'altro hanno traviato lo sviluppo sessuale delle figliole.
Siccome, oggettivamente, non ti fidanzi solo per parlare di Petrarca e guardare le stelle, ti confronti con la figlia della pretessa mancanta... quella del senso di colpa cosmico, quella che fa finire il corpo maschile alla cintura, partendo da sopra, e quello femminile al collo, sempre partendo da sopra. E lì diventa un'espugnazione. Neanche i piemontesi a Porta Pia... perchè a parole non si convince e restavo sempre un gentiluomo. Dentro di me c'erano Testo e Sterone che mi consigliavano “Legala, legala! E falle questo questo e quest'altro”. In realtà non avrei dovuto legare la figlia, ma imbavagliare la madre. Perché poi, dopo, all'ormone si cede e lei di tortura l'anima con i suoi sensi di colpa. E allora pensi di imbavagliare anche la figlia...
Poi ci son quelle moderne: quelle che vedono la figlia quasi ammuffire (“mn'è sta'ffasc la paluscn') e dicono “ma guarda che non serve essere sposati per fare un figlio”... e tu le guardi e dici “brutta bastarda!” “Hai detto niente?” “Posso avere dell'altro purè?”
La specie peggiore sono le sorde. Quelle che non è che devi urlare per farti sentire... ma quelle che non hanno capito che tipo di lavoro fai... e ti inchiodano sul divano... e cominciano a parlarti di calze... “Calze, 'Si-gno-ra'?”... per ore e ore... “Sì... perchè manca in Italia una calza da uomo economica, ma fatta bene... io ho fatto i conti... e basterebbe investire cinquecento milioni nell'attrezzatura...” Dopo un'altra ora ne sono venuto a capo: ho distrutto la coscia della progenie a pizzichi e lei è riuscita a stoppare la genitrice... dicendo: “Guarda che lui produce abiti da sposa... non tratta intimo”. E la tipa, in contropiede, reagì da maestra: “Ma sa che lei ha lo stesso taglio di occhi di Richard Gere”... ed io tentai un recupero in zona Cesarini: “Si-gno-ra... volevo dirle... io veramente può dirmi quello che vuole ma tanto sua figlia non la sposo”. E scappai.
Alla fine uno pensa di poter mettere mura, quartieri, città, chilometri, tra te e tua suocera.
Il problema è che tornano sul luogo del delitto, sempre, ad istruire meglio le figlie. Perché, dentro una donna, comunque, si nasconde, come dentro il fiore il frutto, una suocera.
Meno male che 'ste due se ne sono andate, altrimenti sarei impazzito. Non posso pensare a nessuna azione eroica. La suocera è troppo forte. L'unico modo per vincerla è non ingaggiare mai un combattimento.
Io ora, lo ammetto, sono profondamente innamorato. Vergognosamente innamorato. Talmente innamorato che mi sto per risposare.
Non ne avrai avuto abbastanza, direte voi.
So che sarà tremendo. Io e la mia attuale suocera ci siamo rigorosamente evitati. Non per non rovinare qualcosa, tanto non può rovinare nulla, perché il sentiemento è forte, e cementato.
Perchè io ora ho la soluzione.
Ho comprato un Bimbi. E lo userò dapprima come talismano. Come il cristallo verde di Kripton per Superman.
Ma poi, se è il caso, visto che è fatto di lega al titanio manco lo Shuttle, lo userò come arma per difendermi!!!
Le suocere sono come le stelle. Il loro posto è in cielo.
venerdì 6 febbraio 2009
Favola fui gran tempo.
Prima ci si muniva di nick e si cercavano improbabili fidanzate su meetic. E si incontrava l'Incontrista, e si rideva sul suo blog.
E ci si spostava su splinder, dove si sghignazzava, sempre con i nick, ma poi ci si vedeva e si sbevazzava, e qualche volta si faceva altro.
Ma sempre con una certa distanza.
Nel mentre il blog si evolve, racconta, scherza e sferza.
E il personaggio cambia.
Poi si incontra, perché si è maturi, perchè si è destino, una persona speciale, e ti cambia la vita.
E nel blog racconti questo, con le dovute cautele perché l'intimo è l'intimo e quello che ti serve raccontare è il tuo collegamento con l'universale.
Perché l'arte e l'amore sono di tutti.
Poi sempre di più scopri d'essere frainteso, "Ma ben veggio or sì come al popol tutto / favola fui gran tempo", come scriveva Petrarca, e non è il caso, perché si racconta il bello ma chi legge usa le tue pagine per incartarci il pesce.
Nè posso dire che tutto è vanità, perché non lo è.
Ma molti blog che leggo, semplicemente, mi annoiano.
Perché a fare i fighi ci vuol poco, dietro uno schermo, una tastiera.
"Sei dal vero come sei sul blog" mi han detto. Ma ora, questo, poco m'interessa.
Semmai, vedere che dall'altra parte c'è il vero. Se serve. Perché i miei interlocutori sono sempre e soprattutto reali. Chi vuol essere virtuale, deve esserlo all'altezza, altrimenti, facile, mi annoia.
Non è superbia, né un atto di presunzione.
Semplicemente, oggi, son sceso dal letto col piede sbagliato e s'è bloccata la caldaia. E uno si rompe di fare il simpatico.
E non ho manco piu' vent'anni.
Chiamiamo 'sto tecnico, va', che di docce fredde mi son rotto i cabbasisi!