lunedì 12 settembre 2011

A tempo perso

corvo_rutiglianol




C'è stato un momento della mia vita in cui vivevo davvero con la macchina fotografica, quella a pellicola.

Avevo una Pentax P30T manuale, qualche obiettivo, un paio di Metz a torcia, un cavalletto, una Fiat Uno 45, diciannove anni, molto tempo a disposizione e nessuna preoccupazione per il futuro se non i drammi esitenziali tipici dell'età.



Mi piaceva fotografare le persone, discretamente. Usavo le pellicole bianconero ad alta sensibilità, per svanire dietro un teleobiettivo, o ritrarre i piccoli movimenti delle ombre, nelle luci della sera. Adoravo Henri Cartier-Bresson, ed ero convinto che il taglio della fotografia donasse alle persone quell'alone di perfezione che trascende la realtà. Un po' come la musica nella Nausea di Sartre.



Oppure aspettavo che mietessero il grano sulle colline lucane, e poi bruciassero i campi. E l'odore del grano bruciato, di pane, di natura, di ricordi ancestrali: valeva la pena di arrivare fino lì.



C'era pochissimo Photoshop, anzi, per nulla. C'era la ripresa, lo scatto, la composizione, l'esposizione. Avevo un set completo di filtri da applicare PRIMA di scattare una foto.



C'era la camera buia. E il contrasto con la qualità della carta, del viraggio, della mordenzatura. E sapevo calcolare il tempo di stampa giusto guardano il negativo. Come quando si assaggiano gli spaghetti e si pensa: tra venti secondi sono perfetti.



A sapere che mi sarei guadagnato da vivere così, magari, avrei perso meno tempo.



Perchè le cose da cogliere sfuggono. E, spesso, non ritornano più.



Il resto è marketing.


6 commenti:

  1. Vero.

    Uno scatto conferisce eternità.

    Ma l'impegno tecnico dello scatto fa perdere l'attimo al cuore.

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  2. Sono d'accordo sul fatto che la fotografia non rubi l'anima. Mi sono spiegata male. Fotografi il volo di un uccello: mentre scatti, devi fare attenzione all'inquadratura, a mille cose. Quel volo non lo "godi" con i sensi, perchè devi necessariamente usare la testa, la conoscenza, la tecnica.  Quando lo rivedi, il volo, è statico, fermo, immobile. "Morto". Lo hai perduto per sempre. Ma è un fatto soggettivo, me ne rendo conto. Ciao. Celeste.

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  3. Stai filosofeggiando, come la Achille e la tartaruga...

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  4. In realtà quando si rivede una foto "dinamica" la mente ricorda, riprende le immagini dinamiche conservate, e rivive la scena.



    Altrimenti non giustificheremmo tutte le foto scattate fino ad ora.



    Se me la ripaghi, giuro, butto via la Canon.



    Solo che ci metto il piatto a tavola, ecco...

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  5. :-)

    mi arredo sul discorso "foto". Sono punti di vista, te l'ho detto. Modi di sentire.

    Ps: però Zenone aveva ragione ....

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  6. Torrnano, tornano,  diverse ed uguali..... a volte .. forse...anche piu' intense.

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