martedì 20 settembre 2011

Meglio di qualunque pubblicità

montanti02l

Senza alcun dubbio, la Vita è meglio di qualunque pubblicità.

Sebbene stiano facendo di tutto per convincerci del contrario.



[Foto di AP, matrimonio di un Amico, Canicattì, 2011]

lunedì 12 settembre 2011

A tempo perso

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C'è stato un momento della mia vita in cui vivevo davvero con la macchina fotografica, quella a pellicola.

Avevo una Pentax P30T manuale, qualche obiettivo, un paio di Metz a torcia, un cavalletto, una Fiat Uno 45, diciannove anni, molto tempo a disposizione e nessuna preoccupazione per il futuro se non i drammi esitenziali tipici dell'età.



Mi piaceva fotografare le persone, discretamente. Usavo le pellicole bianconero ad alta sensibilità, per svanire dietro un teleobiettivo, o ritrarre i piccoli movimenti delle ombre, nelle luci della sera. Adoravo Henri Cartier-Bresson, ed ero convinto che il taglio della fotografia donasse alle persone quell'alone di perfezione che trascende la realtà. Un po' come la musica nella Nausea di Sartre.



Oppure aspettavo che mietessero il grano sulle colline lucane, e poi bruciassero i campi. E l'odore del grano bruciato, di pane, di natura, di ricordi ancestrali: valeva la pena di arrivare fino lì.



C'era pochissimo Photoshop, anzi, per nulla. C'era la ripresa, lo scatto, la composizione, l'esposizione. Avevo un set completo di filtri da applicare PRIMA di scattare una foto.



C'era la camera buia. E il contrasto con la qualità della carta, del viraggio, della mordenzatura. E sapevo calcolare il tempo di stampa giusto guardano il negativo. Come quando si assaggiano gli spaghetti e si pensa: tra venti secondi sono perfetti.



A sapere che mi sarei guadagnato da vivere così, magari, avrei perso meno tempo.



Perchè le cose da cogliere sfuggono. E, spesso, non ritornano più.



Il resto è marketing.


giovedì 8 settembre 2011

Lost in translation

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Domani scatto il servizio istituzionale per la stagione 2012, e oggi con il "Grande Capo" prepariamo il set. Stiamo simulando una sfilata, quindi prospettiva, sfondo, quinte, bianco e nero, e tanto, ma tanto TNT (tessuto non tessuto, per i non addetti ai lavori), che i miei sapienti flash trasformeranno in una autentica passerella. Almeno quelle sono le intenzioni.



"Ndruzzuleisc!!!" grida ad un certo punto il Grande Capo. Ha settantatrè anni, e va ascoltato.



Vi giuro. Io parlo inglese, italiano, gocce di francese (tre, come quelle dello Chanel numero cinque che indossava Marylin per andare a letto).

Volendo anche latino.



Ovviamente, il cozzalo bitontino (che per certi versi mi apre la via alla comprensione del tedesco e ho tutte le gutturali per parlare correttamente l'arabo).



Ma il dialetto stretto di Castellana, un termine così tecnico, subito subito... è fuori d'ogni umana comprensione.



("Ma 'o core sape scrivere?

'O core è analfabeta,

è comm'a nu pùeta ca nun sape cantà.

Se mbroglia... sposta 'e vvirgule...

nu punto ammirativo...

mette nu congiuntivo

addò nun nce 'adda stà...

E tu c' 'o staje a ssèntere

te mbruoglie appriess' a isso,

comme succede spisso...

E addio Felicità!

Eduardo)

 



[Foto di AP, grazie allo stabilizzatore della Canon 60D, e ad un nuovo piacere di tagliare il vero]


giovedì 1 settembre 2011

Pausa pranzo


pausa_pranzo

 



Pausa pranzo. Oggi.



Sono anni che ci passo davanti. E non mi sono mai fermato.



Tre cancelletti, tre lucchetti. Non so quindi per chi o per cosa apriranno mai questo posto.



Dovrebbero aprirlo per la memoria.



Sembra un video di The Final Cut dei Pink Floyd, Waters che ricorda tutti gli orrori della guerra, e i sogni di grandezza infranti.



Cantava: "Tieni duro, John, dobbiamo continuare così!".



Già.



E a voler togliere i cipressi, le bandiere, i cannoni... questo resta.



E questo caldo insopportabile, la luce in perpendicolo.



E sarebbe davvero il caso di impacchettare i fantasmi del passato, gli orrori, gli errori che tornano negli incubi (perchè dura il tormento finchè dura la colpa, diceva Borges), perchè appunto, alla fine, questo resta.



E non c'è manco un fiore.