mercoledì 24 giugno 2009

Il rutilante mondo della moda



Inutile dire che sono un utilizzatore della rete: uso Skype, la mail, l'ftp, il remote desktop per controllare da casa il computer dell'ufficio e viceversa, stampo dall'altra parte dell'Italia, leggo le notizie su Repubblica.it.



Ogni tanto passo la notte su wikipedia come da bambino sull'enciclopedia Labor.



Io non sono un santo.



Qualche anno fa mi sono iscritto a meetic. E ho conosciuto delle tipe che vi andavano per sentirsi corteggiate. E l'ho fatto. E siccome sono un grande affabulatore (qualcuno direbbe "inguaribile istrione"), ho mietuto qualche vittima.



Ma tutte inutili, perché cercavo anima lì dove c'è solo il corpo.



Alla fine la vittima sono stato io. E di me stesso, per carità. Perché ogni vittima il carnefice se lo sceglie.



Poi ho aperto un blog, che è questo qui.



Molti di voi sanno chi sono. Per altri sono uno pseudonimo un po' strano. Per la mia compagna, conoscendo i precedenti, lo pseudonimo non è esattamente azzeccato.



Ma tant'è...



Io non sono un santo, ripeto.



Quando ero giovane, e non capivo, mandavo quasi per divertimento la stessa lettera a due ragazze diverse.



Con una ci stavo, con l'altra c'ero stato.



In uno stupido gioco di parole e di mezze verità. Che tanto speravo che due mezze verità ne facessero una intera.



Ma così non è.



Poi in questo blog è passata una parte dolorosa della vita mia. Ed è servito a questo, a sfogarmi, a mettere in belle lettere delle sensazioni, dei sentimenti, ma anche delle vicende reali e immanenti. E a guardarle, magari, da un po' piu' lontano per renderle gestibili.



Un po', rileggendo, è servito.



In particolare se sono qui a scrivere questo e non da qualche altra parte a disperarmi per la distruzione di un mondo, di una vita, di una carriera.



Perché, poi, tutto torna a posto.



E rinasce, forte, vero, sano.



E l'amore è l'Amore, per il quale si costruisce e ci si sacrifica. E che non inganna, non tradisce, non si sporca.



Ora con FaceBook ho ritrovato gli amici d'un tempo. E magari ho chiarito alcune cose. Altri, son simpatiche comparse.



Perché, - ripeto - poi, tutto torna a posto.



E rinasce, forte, vero.



Perché si eliminano un sacco di cose inutili, che fanno perdere tempo, che fanno distrarre dagli obiettivi veri.



Che abbiamo sostituito agli obiettivi veri, per negligenza, per paura, per pigrizia.



Perché il caos è bello da descrivere, ma anche facile, impressionante e impressionabile.



Fa scena, fa teatro.



Ma lascia solo strascichi inutili.



Ora guardo alla bellezza, vera, unica, sola.



Ed è sacrificio, e costruzione.



Lenta costruzione, come canta il mio Fossati.



E spero - e sento - di sbagliarmi sempre di meno (o, almeno, di fare errori nuovi).



Di lettere ne mando una sola, ad una persona alla volta. E tutte diverse, e tutte pensate.



Perché - credetemi - il teatro non serve.



E la rete, di teatro, ne ha tanto. E di pessima qualità.



(Ai miei bambini, e al Gasterorattopodonte).



(Foto di AP, i sanitari del padiglione 3 di FieraMilanoCity, che per un curioso scherzo delle fotocellule, scaricano acqua tutti insieme appena ti sbottoni la patta. Che, se da una parte contribuiscono all'eccedenza della bolletta della fiera, dall'altra sono un misero applauso alle lumachine tristi dei grigi utenti milanesi. E di qualche romano, che ha bisogno di spasimare dietro le ex mandando mail smielose, finchè, come dice quel santo di Gattuso, non gli rompo il culo).

giovedì 11 giugno 2009

Salvati almeno tu...

poppies

Per disintossicarmi delle lettere in burocratichese che sto leggendo e, ahimè, scrivendo, in tutta questa atmosfera kafkiana (ma chi è questo Kafkian?), credo che comincerò finalmente a scrivere metodicamente le "Mirabili avventure dell'ultimo Gasterorattopodonte rimasto sulla Terra".



Per la gioia della mia bambina, presidente del Gasterorattopodonte fan club.



(Foto di AP, diventata marchio aziendale).

mercoledì 20 maggio 2009

martedì 19 maggio 2009

Teorema (2)

perscelta2

Ogni tanto sarebbe il caso di farsi inseguire dall'amore.

Perché se lo si insegue, si trovano sempre fischi per fiaschi.

giovedì 14 maggio 2009

martedì 5 maggio 2009

TOP 17


Le donne sono animali strani. E come tali vanno studiate.

Segue un breve ma illuminante compendio di casi psico/verbo/comportamentali di come questa mente così diversa trovi ancora più difficoltà ad esprimersi con frasi intelligibili a noi maschietti, proprio nella difficile situazione del rapporto di coppia.

Io non so se questa “stranezza” è data dalla incapacità del maschio di comprendere o sia un fenomeno, ahimè, oggettivo.

A questo punto non posso che, con galileiana umiltà, esporre questa raccolta di dati e di fenomeni emblematici, nella speranza che chi leggerà possa trarre utile beneficio sia dal punto di vista strettamente scientifico, sia, dai miei blandi tentativi di spiegazione, un miglioramento della propria vita di coppia se in coppia, del proprio stato di single se sfuso, o se eviterà di impiccarsi al primo albero se appena stato mollato.

Qualcuno dice che questa casistica esiste anche al maschile. Ma non credo abbia pari sottigliezza.

Sapendo comunque di avventurarci in terre ostili, e con un kafkiano senso di colpa sulle nostre spalle, per il bene della scienza, andiamo...

(Il numero dei casi è cabalisticamente sinistro).


17. TI AMO MA NON POSSIAMO STARE INSIEME.

Questa affermazione è accademica, e storicamente il mio caso, come il vostro caso, non è infrequente: dai Capuleti-Montecchi, che avevano qualche problema con una vecchia e insanata questione di balconi (credo che ci fosse di mezzo una denuncia per abusivismo edilizio), poi esplosa in faida, ai Berlusconi-Lario, dove tutto è saltato per questioni pressochè dovute ad una fuga di notizie... si crede proprio per quei fogli sottili con cui si portano le ultime: le veline.

Se la vostra bella un bel giorno vi dice questo, non vi rammaricate: non siete soli.


16. IO PER TE SONO SEMPRE OCCUPATA.

L'animale-donna che si esprime con cotali stupidaggini è di una particolare specie, peraltro diffusissima. Si chiama “Principessa Sul Pisello”. E' molto vicina, comunque, al genere "gattamorta". Non ha un preciso status sociale di riferimento, anzi la sua presenza è abbastanza trasversale rispetto al panorama socioeconomico. Diciamo in buona sostanza che si relaziona spesso e comunque alla vittima (perché è sempre vero che la vittima cerca il suo carnefice): non la molla, la usa per i vari scopi (cena, lavoro, bancomat) ma, arrivati al dunque, è ferrea e decisa.

Essendo il pisello-piedistallo una configurazione non stabile, è facile la caduta, sia per cause accidentali che per lotta con altre esponenti della specie (il numero di piselli è sempre inferiore al numero di principesse). A quel punto la P.S.P.: squadra le concorrenti e con vari mezzi (occhiatacce, graffi, telefonate anonime nelle quali si falsifica un vostro tradimento) cerca di spodestarle. La degenerazione cronica della specie è nella Principessa Multipisello, che pretende di poter disporre dell'attenzione generale del mondo maschile. Lei guarda tutti i maschi che le capitano sotto tiro (e il maschio, guardato, si sente in dovere di  corteggiare), per poi innescare immediatamente il suo gioco altalenante di seduzione.

Col tempo arriva al livello di merdasecca, che si raccoglie facilmente.

Generalmente è accompaganta, come gregario, da amica racchissima, e molto disperata. Frequentate l'amica racchia. Male che vada, avrà altre amiche un po' più normali. E sicuramente più educate.


15. TI AMO ANCORA MA STO PROVANDO A STARE CON UN ALTRO RAGAZZO.

Cominciamo ad entrare nel “sodo” della tortuosità del pensiero femminile. Ci troviamo di fronte ad un esemplare di “zoccola coccodrillo” (come l'animale che mangia i figli e poi piange) , detta anche “sentimentale pratica”. Lei non vi vuole ferire, vi lascia comunque il cuore. Tutto il resto degli organi sono di un altro. O della squadra di rugby, sport, tra l'altro, che a voi non ha mai interessato.

Siccome non si fa di tutta l'erba un fascio, alcune esemplari sono della rarissima specie di “sartina indecisa”... loro vi amano sinceramente, ma traumi adolescenziali impediscono loro una unicità e serenità di scelta. Sono costrette dalla loro sindrome a “provare” gli uomini così come si provano i vestiti. Perché, tanto, c'è la possibilità di reso.



14. IO NON TE LA DARO' MAI.

E' facile da interpretare: davanti a questa tagliente e definitiva dichiarazione, l'animale-donna vi sta sfidando ad una lotta senza pari.

Elementi così determinati sono tendenzialmente dominanti. Finirete immancabilmente sposati. L'unico modo per sopravvivere sarà l'uxoricidio, oppure il divorzio, che è una pena capitale ma a comode rate mensili.


13. STARE CON TE MI IMPEDISCE DI AVERE UNA MIA SESSUALITA'

E' un capolavoro di scemenza, ma non assoluto. Può fare di meglio.

Se siete persone di cuore l'accompagnerete voi dal massaggiatore negro e poi vi farete un sacco di seghe, sia mentali che fisiche. Se abitate sotto l'Ofanto, invece, la crepate di mazzate. Quando li riaprirà dalle botte, non avrà occhi che per voi.

Evitatela.

(In caso contrario, pugni nello stomaco, che non lasciano segni).



12. SEI COSI' BELLO CHE NON MI SENTO ABBASTANZA BELLA PER STARE CON TE.

Non è diplomazia, ma mancanza di palle.

E dire che a bellezza non era male perché faceva la modella. Ma non mi son fatto troppe domande, né mi sono mai chiesto da dove venisse il suo scintillante orologio nuovo.

Di fatto le mie carte di credito hanno avuto un sospiro di sollievo. E, poco dopo, tutto il resto.


11. MI PIACE? NON LO SO, MA CONTINUA!

Questa donna non è un mistero, ma una sperimentatrice. Se non proprio per amore reciproco, ma per quello verso la scienza, frequentatela.

Diventerà una grande donna.

O una nave scuola.


10. TI MANCA QUALCOSA.

E' l'indecisa cronica. Rilassatevi. Il problema non siete voi. E' lei. Altrimenti voi subito pensereste a male. Non vi preoccupate. Non vi manca assolutamente nulla.

E' a lei che è mancato qualcosa: un'infanzia decente.

Se, in fondo, non ha proprio il fondoschiena che vi fa impazzire, non è la donna della vostra vita.

Se non è recuperabile, sopportarla è una scelta vostra, e sarà la vostra dannazione.

Altrimenti, o se ha una sorella minore gnocca, assassinatele la madre.

Comunque farete un favore all'umanità.


9. TI SEMBRA ANCORA IL CASO CHE IO E TE CONTINUIAMO A STARE INSIEME?

Si vede che lei ha studiato e sta dando qualche esame di diritto. O ha dentro di sé la tendenza all'avvocatura (anche se un uomo chiama l'avvocato: una donna mediamente riesce a litigare contro il mondo da sola), e vuole darvi la colpa definitiva della separazione.

Ormai è finita. Lei ha deciso (e ben oltre), e voi avete una sola possibilità per salvare almeno l'onore: tergiversare e giocare d'astuzia. Del resto, è una domanda retorica, e, come insegnano Aldo Giovanni e Giacomo, fini conoscitori dell'animo umano, non si risponde alle domande retoriche.

La guardate dritto negli occhi, sorseggiate il caffè e come se fosse l'unica donna del mondo, alla quale tenete più della vostra cistifellea, con sguardo languido le dite: “Va bene, parlami di lui.”

Lei, perfetta attrice, ormai scoperta, come contropacco scoppierà a piangere e comincerà ad elencare una serie di vostre mancanze e sempre un tale Alfonso, o Alfio, o Maurizio sempre pronto a soddisfarle...

Non avete scampo. Accusato il colpo, dovete abbandonare il campo. Ma non è finita qui. Lei si riaffaccerà nella vostra vita come il peperone della sera prima e, senza pietà (per voi), cercherà di riconquistarvi. Non per altro, per segnare il territorio (perchè, comqunque, è una P.S.P.).

E lì la abbandonerete, nella passeggiata delle passeggiate, sul molo dove vi siete dati il primo bacio (e anche l'ultimo, e non si disdegna una sana trombata d'addio), dove lei vi saluta flap flap con gli occhioni con un'altra frase da top ten: “Eppure avremmo potuto avere tanti trucini(TM)”.

Siate duri. Accusate maschiamente il colpo e veleggiate verso la prossima fidanzata. Possibilmente la sera stessa prima che il peperone vi faccia davvero male.


Note: Il “TRUCINO(TM)” è un elemento caratteristico della biondonaocchichiari. E' il tenero omnicomprensivo, e chiama indifferentemente così voi, il vostro attrezzo (e lì vi lascia nel dubbio sulla dimensione e sulla consistenza), l'orsacchiotto di quand'era piccola, il gatto dei vicini (lei non lo ha perchè il gatto sporca) e i pargoli che avreste avuto e sicuramente nel suo delirio ne ha già deciso i nomi. E il dramma è che questi nomi li rispetterà drammaticamente. Ma con un altro.

E, inoltre, ricordate che se dovessero saperlo i vostri amici, vi prenderanno per il culo per sempre. Basta ricordare loro che la ruota gira.


8. VESTI TROPPO CASUAL.

Attenzione! Questo che sembra capolavoro di scemenza in realtà è una dichiarazione di potere.

Voi all'inizio pensate: ma che strana cosa! Eppure... io sono originale, poi... uno che si veste casual è uno che non si prende troppo sul serio, si alza la mattina, si cosparge di colla e si mette tutto quello che gli rimane attaccato addosso.

La realtà è ben più tremenda. La bella tricotillomane (perché lo stereotipo la vuole bionda, e il fenotipo lo dimostra) in realtà sta facendo breccia su di voi. Non vi considera più l'uomo della sua vita, quello per cui sfonderà muri e combatterà battaglie, ma si è resa conto che siete un coglione qualunque da rendere meno ridicolo al mondo.

Non vi sogna più, ma vi desidera con un bel gessato dietro una scrivania di una banca.

Se non avete il papà bancario che vi lascia il posto, o il papà banchiere che ve ne crea uno, siete senza speranza.

Se il gessato e l'ABI vi stanno sulle palle, l'unico modo è svignarvela.

Per farlo con stile, indossate una grisaglia grigia. E poi mollatela.

La grisaglia grigia conservatela gelosamente, perché vi servirà in futuro. Perché il cuore spesso si sbaglia e ripete gli stessi errori.


7. BELLO, TI HO INSEGNATO A PESCARE, MA NON VOGLIO ESSERE IL TUO PESCE.

Allora, siete innamorati di una donna. L'unico modo per non appendervi al primo albero che trovate in caso di suo rifiuto è seguire questo antico consiglio.

Se ti piace tanto una donna, corteggiala e portale rispetto. Riempila di attenzione e di doni. Ma non farlo solo con lei. Fallo con una che ti piace, ma un po' di meno... e poi, visto che ci sei, fallo anche con una terza.

Sii sempre cavaliere, sempre galante.

Se la prima ti dirà di sì, sarai un uomo felice. Ma se ti dirà di no, sicuramente la seconda ti dirà di sì, e sarai felice uguale. Altrimenti c'è la terza. E, magari, ti renderai conto che o la prima, o la seconda, o la terza erano indifferentemente la donna della tua vita.

Ma anche no.

Perché, comunque, male che vada, per quanto si saranno vantate la prima, la seconda e la terza, saranno le loro amiche a far diventare rovente il tuo telefono.


6. PERCHE' NON MI HAI PIU' CHIAMATA? IN FONDO TU E LUI AVEVATE LE STESSE POSSIBILITA'.

Bella, rileggi. Rilassati e rileggi. MA CHE CAZZO DICI? Primo: tutti gli uomini sono diversi, quindi sei pazza o deficiente tu a crederci uguali! (e poi ti lamenti!) Secondo: se vuoi qualcosa di decorativo al braccio, dai marocchini ci sono dei bracciali niente male!

E comunque ti ho detto che ti richiamo IO. Appena posso. In questa vita IO sono occupato. E anche per le tre successive. La quinta volta spero finalmente di rinascere donna. Così potro spararne IO di queste cazzate e comunque farla franca.


5. ALLORA FACCIAMO COSI'... CI ALLONTANIAMO PER UN PO', OGUNO A CASA SUA, PERO' NON CI TRADIAMO...

Vabbè, e, dimmi dimmi: DOV'E' IL BELLO, considerando che devo continuare a mantenerti io???

In questo caso l'uxoricidio viene passato neanche come colposo, credetemi. Ma come legittima di fesa. Poi il giudice chiude un occhio e ve la cavate con un paio di punti sulla patente.


4. SEI SMIELOSO.

Scusami, davvero. Ho dimenticato la clava fuori della porta. E non fate battutacce.

Questa è una frase da caso clinico. In realtà o pensava che fossi Bruce Willis o che fossi comunque strettamente BASTARDO DENTRO.

In realtà ti sei  innamorata di me ma avresti voluto diverso...

O sono arrivato senza la Mercedes.

Tornerà come il peperone famoso. Se dovesse capitare anche a voi, ma vi capita, vi capita, fuggite. Fuggite: è la vostra sola speranza, perché se alla sua affermazione non l'avete immediatamente ridotta fisicamente all'impotenza, vuol dire che ha fatto breccia nel vostro cuore.

Ma c'è sempre tempo.

Se non avete comprato una Ford ultimo tipo, tutte le altre auto hanno un generoso crick(*).

(*) A Bari il crick è uno strumento dialettico al pari dell'italiano e del diritto romano.


3. TI HO FATTO IL TEMA NATALE... QUESTO SAGITTARIO ASCENDENTE ACQUARIO, QUESTA SENSIBILITA', QUESTA INTELLIGENZA, QUESTA ENERGIA... MA C'E' UNA COSA, QUESTA QUADRATURA TRA LA LUNA CHE E' L'ELEMENTO SENTIMENTALE E MARTE CHE E' SIMBOLO MASCHILE... TU SEI GAY...

Tra una storia importante ed un'altra c'è sempre il provolone... la tipa che frequentate perchè risveglia in voi l'affetto materno (ha un bel paio di tette), o perché accoglie la vostra anima persa (il suo letto è confortevole e ospitale, e prepara delle ottime colazioni).

Questa frase non ha spiegazioni. Considerando che avrete sicuramente fatto bella figura e lei non ha intenzione di mollarvi, è di monito e di avvertimento. Questo è un esempio di quanto vi può capitare veleggiando per il vasto mare dell'amore.

Se quando la manderete a quel paese perché sta tentando di legarvi con un sortilegio, e vi manda maledizioni non credetele: la magia non esiste, o, se esiste, non è sicuramente affar suo.

Ma aspettate almeno la prossima luna, e la prossima mestruazione, per tirare un sospiro di sollievo.

Ah, e comunque, per la cronaca: non sono gay, aveva sbagliato i conti. Mancano 11 gradi. Quindi uno si deve accontentare: o 79 o 101.

Se non avete capito, o siete un carabiniere, o siete lei.


2. IO E TE NON POSSIAMO FARE L'AMORE. PERCHE' IO SONO VERGINE. E SE FACESSI L'AMORE CON TE NON SAREI PIU' VERGINE. E SE POI CI DOVESSIMO LASCIARE SAREI COSTRETTA A FARE L'AMORE CON TUTTI QUELLI CON CUI DOVESSI METTERMI DOPO DI TE.

Questo capolavoro superbo di scemenza e di sillogismo aristotelico applicato all'amore è lapidario quanto di difficile comprensione.

Perché cerca di far cadere su di voi, cioè noi, porci rappresentanti del genere maschile, la voglia di concupiscenza... e loro, le donnine, ignare vittime violentate della loro purezza.

Cerchiamo di analizzare pezzo per pezzo. “Io e te non possiamo fare l'amore”. Questa è, devo ammetterlo, la stessa del “ti manca qualcosa” che subito ti fa pensare al peggio. NON è che ho avuto poche donne... (ora parlo per orgoglio pecoreccio) è che alcune son state molto più dotate di altre come ideatrici di scemenze. Ma non mi mancava niente e neanche a lei. Stavamo pure in una UNO, la macchina dell'amore per eccellenza, quella che aveva i sedili reclinabili con una sola levetta dal lato interno, quindi a comando del guidatore... che tu mentre parlavi di Pitagora in luogo appartato track! abbassavi il sedile per farle vedere in qualche modo le stelle... Poi alle UNO hanno tolto questo meraviglioso accessorio e la FIAT è ripiombata nella sua crisi storica.

Quindi, torniamo a noi: contesto romantico periferico, ormoni nelle buste e lei che continua “IO SONO VERGINE” (e tu pensi: io sono Sagittario ascendente Acquario ma non me la sto menando così tanto e comunque ti viene in mente Aristotele col suo sillogismo e segni "SONO VERGINE"=PREMESSA MAGGIORE) “E SE FACESSI L'AMORE CON TE NON SAREI PIU' VERGINE”. Tu pensi “PREMESSA MINORE”, ma c'è qualcosa che non va... ma sei preso e sia non ci pensi, sia speri in una successiva capitolazione dettata dai sensi, sia masochisticamente ma curiosamente (e qui ti freghi, bello!) vuoi sapere come andrà a finire... lei esordisce “SE POI CI DOVESSIMO LASCIARE IO SAREI COSTRETTA A FARE L'AMORE CON TUTTI QUELLI CON CUI DOVESSI METTERMI DOPO DI TE”.

Vado a capo perchè la cosa è choccante.

Cioè... non è una conseguenza aristotelica. Formalmente e logicamente è sbagliato.

Ma tu non capisci e vai a casa. Stai solo male. Gli ormoni nelle buste ormai saltellano da tutte le parti in quella maledetta Uno con quel sedile maledettamente verticale come verticale è rimasta una parte di te.

"SE POI IO E TE CI DOVESSIMO LASCIARE"... ti rimugina in mente...  lei già pensa alla fine, mentre non c'è stato manco l'inizio...

Nella Uno, il diavoletto e l'angioletto ti appaiono, metre cerchi di non uscire fuori strada perchè ci sono le pozzanghere (la Uno sarà pure la macchina dell'amore, ma resta con un telaio di merda, e se non stai attento ci muori: EROS E THANATOS, misteriosamente sempre insieme)... e sono in silenzio. Poi il diavolo fa per parlare, e l'angelo, gentilmente, lo tacita e prende lui la parola: SENTI, ti dice, SEI VERAMENTE UN COGLIONE.

Poi, dopo anni e anni io ho razionalizzato: si trattava di un (neanche tanto raro) caso di zoccola mentale: “Se insisti cedo, ma sappi che se divento zoccola sarà unicamente colpa tua, e, comunque, non sei l'uomo della mia vita e guarda a quanti già penso percorreranno la via che tu vorrai – se insisti, ma ribadisco, poi te ne becchi la colpa, tanto prima o poi a qualcuno dovrò pur darla(*) – ehm, aprirmi”.

E' vero che bisogna non vincere ma partecipare...

(*) Rumore del cervello elettronico sommerso, tipo MULTIVAC.

Per anni ho creduto che questo sarebbe stato il più grande capolavoro di scemenza che una donna potesse esprimermi.

Ma l'era digitale è venuta incontro a questo essere, munito a volte di un coraggio infinito, altre di una infinita vigliaccheria, dolcissima e, ahimè, l'amarissima al tempo stesso. 

Dopo l'ennesima lite, ora, munita baldanzosamente e tristemente di telefonino lei manda in un lapidario SMS il coronamento, la definizione suprema, il nostro dovere, destino e ragione d'esistenza (di uomini masculi):

1. SE NON POSSO COMPRENDERTI, COMPRENDIMI.

(Sipario)


PS: Solo ora posso liberarmi di questo peso. Perché sono certo che ho una compagna eccezionale. Non voglio dire che non mi sorprenderà: non sarebbe nella sua indole femminile. Ma è così intelligente e mi ama così tanto da non perdersi dietro parole incompresibili.

lunedì 4 maggio 2009

Dieci anni. Di galera.

A cena, mentre l'Indimenticabile loda le mie zucchine alla menta...



Principessa: "Domani parti?"



AmorPlatonico: "Sì!"



P: "E dove vai?"



AP: "In Austria, dalla Swarovski. Se passiamo da Salisburgo ti porto le Mozartklugen"



P: "E che sono?"



AP: "Letteralmente 'le palle di Mozart'!"



P: "E che ce ne facciamo dei suoi testicoli?"



Ho paura. Davvero.

venerdì 1 maggio 2009

E' stato un pregevole banchetto

L'amore e l'amicizia hanno radici comuni.

Chi mi parla di passione, di irrazionale passione, perdonatemi, rischia di prendere cantonate e anche serie.

Sia in uno, che nell'altro caso.

L'amico o l'amante, se riempie un vuoto, una mancanza, una crepa del nostro io o è una proiezione del nostro voler essere qualcosa che non siamo, o che desideriamo (o, al contrario, desideriamo non essere, questo è il massimo dell'assurdo), in un gioco quasi perverso di associazione tra carnefice e vittima, non è sano.

E' amore malato.

E' amicizia malata.

E questi amori malati, queste amicizie malate tornarno, si ripropongono, così, senza spiegare perché e come non ci siano stati per qualche o per molto tempo.

E si ripropongono così, di forza (o perché siamo stati noi stessi a desiderlarle), proprio perché quelle mancanze, quei vuoti, quelle crepe noi, col tempo, con l'esperienza, con la forza, con la volontà non le abbiamo colmate.

Oppure, magari, no.

Magari il tempo ci ha insegnato, innanzitutto, ad essere amici e amanti di noi stessi.

A comprendere, analizzare, a guardarci da fuori, a vederci tondi, completi.

Magari, saggiamente, anche a prenderci un po' meno sul serio.

E abbiamo fuso l'amicizia e l'amore.

E abbiamo preteso che la nostra donna sia innanzitutto la nostra migliore amica, perché magari la passione passa, perché si chiama appunto così... l'amicizia, vera, l'affinità, resta.

E non si ripropone così da un giorno all'altro.

E l'amicizia diventa come l'amore: selezionata, ristretta, perchè, diciamolo, il cuore non ha tutte queste stanze.

E profondamente sentimentale, e profondamente razionale.



Oggi è stato un pregevole banchetto.

E' tornato un amico di ieri.

E, se l'intelligenza è rimasta viva, e qualche ruga ha solcato i nostri visi, il piacere di ritrovare l'affinità è stato grande.

Ma ancor più grande è stato il raccontarsi, lo spiegare, a cuore aperto, il perché dell'allontanamento, di come si era allora, delle battaglie che si è combattuto per tornare a riempire le crepe dell'io e ammettere gli amori e le amicizie malate.

E a curare non loro, ma sé stessi.

E non a tornare sui propri passi, ma ritornare a cercare una affinità, e se e come questa affinità si sia evoluta.

E ci si ritrova allo stesso luogo dopo aver percorso lunghe e perigliose strade diverse.

Così mi piace.

E' stato davvero un pregevole banchetto.



lunedì 27 aprile 2009

La Ferrari è tornata in zona punti

Ma non solo... campione del pit stop è stato il p.b. (padre biologico) dei bambini, che, marcato dall'Indimenticabile, stamattina ha velocemente fatto perdere le tracce di sè.



Ovviamente, senza lasciare un soldo.



Lo proporremo a Montezemolo, chissà...

mercoledì 15 aprile 2009

Drammi

Indimenticabile:

(Si avvicina con passo felpato e una tazzina di caffè in mano... mi bacia sulla guancia e mi dice...)

 - "La Principessa sta mettendo in ordine la stanza..."



AP: "Ah si? notevole!"



I: "Sai, ha preso a cuore il discorso sulla "caserma" che ho fatto l'altro giorno: questa è come una caserma in cui tutti i soldati devono fare il loro dovere..."



AP: "Ma tu sai che quella vuole fare il generale, vero?"

domenica 12 aprile 2009

Superman

"Ho fatto scalo a Grado... la domenica di Pasqua"

(Battiato)



Domenica pomeriggio. Io e l'Indimenticabile ci rintaniamo sui divanetti in camera dei ragazzi, perché loro hanno preso possesso del salone, per slumacarci un po' davanti alla tv, alla ricerca di qualcosa di meno contaminato del solito per farci - giustamente - un po' di coccole.



Troviamo soltanto una ennessima messa in onda di Superman III. Giusto per tornare bambini e ridere delle pettinature anni '80... e di Christopher Reeve che non si sgualcisce la camicia quando Kent lotta con il doppio-Superman e quando vola supersonico col capello ingelatinato...



Arriva il Drago. E si piazza. Prima in mezzo, poi sopra. Poi alla gatto "fatemi i massaggini".



Pubblicità... e mentre notiamo che Lex Lutor sembra Simeone Di Cagno Abbrescia (per in non baresi, il berlusconiforme sindaco di Bari... nel senso che a sinistra hanno un candidato X, a destra c'è sempre lui)... pubblicità ancora...



"E questo prodotto contro la disfunzione erettile".



"Mamma cos'è la disfunzione erettile?"



Ora, se è possibile guardarsi in penombra, io e l'Indimenticabile ci siamo guardati "E mo' che gli diciamo?"



"Allora, cos'è la disfunzione erettile?"



L'Indimenticabile glissa immediatamente. "Spiegaglielo tu..."



"Te lo spiego tra un paio d'anni"



"Adesso!!"



Ora, quando un bambino ti urla "Adesso!!" per te è finita. O riesci entro subito a dargli una risposta, oppure ti incolperà per sempre delle cose più truci. Lì serve quel vigliacco di Superman. Non tanto per rispondere alle domande... tanto per quello l'imbarazzo è al quadrato perché ci pensi troppo prima di rispondere, ma almeno per darmi una mano con una rapida via di fuga...



Prendo coraggio.



"Allora... hai presente... la mattina... insomma... quando ti svegli con il pisellino tutto rigido?"



"Aaaaaahhhh.... quando stai INGRIFATO!!! ahhhhh, allora non è un problema che mi riguarda".



E siccome anche la Principessa non è da meno... e pare che oggi sia la giornata...



"Amorplatonico, che vuol dire farsi le pippe???"



In certi casi non hai altra soluzione che andare a preparare la cena.

domenica 29 marzo 2009

L'ora legale

L'Indimenticabile:

"In tutto questo tempo mi hai trasmesso la voglia di ricominciare a scrivere... ed è risultato naturale, scrivere di getto quello che sentivo... lungo tutto un percorso..."



AmorPlatonico

"Mai che il tuo 'percorso' passi per la cucina..."



Ah!, l'Amour!!!

domenica 22 marzo 2009

L'insostenibile leggerezza dell'essere.

Cominciare non è facile. Perché si parla dell'intimo.

Perché è percorrere una strada complicata, tutta all'indietro. Io non so quanto vera, perché si perde nella nebbia dei ricordi. Ma il sospetto della verità c'è. Anche perché, credo, mi permetto di guardarla da una certa lontananza, come il viaggiatore si volta indietro e abbraccia in un solo sguardo, raggiunta la cima, la strada infinita percorsa per raggiungerla.



Ora, esiste un essere, un essere sè stessi che si evolve, uno che si raffronta al mondo, uno invece primigenio, intimo. Non voglio fare il Freud de' noartri, ma sembra proprio quell'io primigenio a combinare casini e, al contempo, a renderci felici.



Combina casini quando si nasconde, e il nostro cosciente (che è quello che i casini li combina davvero) a non riconoscere quello che ci fa stare davvero bene e si incanta, si confonde, sceglie le direzioni sbagliate.



Segue lo zucchero, in poche parole.



E' un gioco di ricorsi, di errori, di cadute, di false vittorie. Segui un percorso contorto, solo alla fine per ritrovare te stesso.



All'inizio sei una mente libera, intelligente, eclettica. Frequenti altre menti pari alle tue, ti confronti, ti migliori. Poi proprio questa fiducia in un certo modo di essere ti fa confondere. Per un po', ma tanto basta.



Ti confondi. E incolli i tuoi desideri, i tuoi modi di essere, la tua sincerità, il tuo bisogno d'amore pari pari a qualcosa, qualcuno che assomiglia a quello che ti fa star bene. Ma ne è solo l'immagine, una proiezione, un gingillo.



Oppure, anzichè decorare il tuo polso con un bel bracciale, lo adorni con una compagna che, in realtà, non c'entra nulla con la tua vita... la adorni delle attenzioni che merita l'intelligenza, che merita la costanza, che merita la lealtà.



In realtà, invece, ti stai ingannando. E non è colpa dell'altro. Che magari non t'ha cercato. Sei tu che sei andato spada tratta alla conquista.



Poi ti compenetri nel suo mondo. E perdi tempo. Perché perdi il tuo.



Perché non sei egoista.



E di qui una lunga catena di amori non amori, amici non amici solo perché tu sei lontano da casa. Dove la tua casa è il tuo posto nel mondo, quello che dovrebbe essere il tuo io, il tuo relazionare, il tuo lavoro, i tuoi interessi, il tuo amore.



Il resto è perdita di tempo. E quando l'anima perde tempo, Eros (il signorino dei Dialoghi di Platone, quello che ti fa conoscere il vero, non il cantante), va via. E tu diventi, semplicemente, grigio. E falso. Falso con te stesso. E ami male. E studi male. E lavori male.



E, di lì, tutta una serie di inganni. E si forma una bella corazza che nasconde o un fuoco, o melma putrida. O tutt'e due.



Qualche volta pensi "no, non è successo a me".



Se sei bravo, un giorno, ti fermi. O magari, se sei meno bravo, il mondo ti ferma.



Ma sta a te riconoscere che ti devi fermare. O che ti dovevi far fermare. E lì ti guardi intorno.



Più che altro ti guardi dentro. E se sei stato tempesta, trovi la quiete.



E a quel punto, ritrovi tutto quanto. Solo che, al contrario di chi s'è fatto la via umida, comoda, senza scossoni... tu hai qualcosa da raccontare.



E hai un senso più elastico delle cose. Non ti spaventa la fatica. E ti si alza la soglia del dolore.



Sembra al mondo che tu abbia un senso "sportivo" delle cose. Ma al tempo stesso molto più intransigente.



Perché quando hai percorso le vie dell'Inferno, lo squarcio di cielo del Paradiso (non tanto il Paradiso, troppa grazia!) non te lo lasci mica sfuggire.



Perché ad un certo punto della vita ti trovi, un pomeriggio, a parlare con qualcuno delle stesse identiche cose.



E ti sembra quasi un miracolo.



Oppure senti che te lo sei meritato.



(Eccheccazzo!)

domenica 1 marzo 2009

Istruzioni per l'uso



Hai voglia a cliccare!

A me non funziona.

Non so se sono io... o se in rete (e in generale) la risposta a questa questione è assai ardua.



A me l'ipocrisia (inutile, perché è sempre inutile), l'arroganza, l'incomunicabilità  fanno vomitare.

E non c'è antiemetico che tenga.



Poi magari stai meglio, ma ti brucia sempre la gola.

giovedì 26 febbraio 2009

Odori



Esiste un profumo che accompagna la mia vita, e che ha significato, quando prepotentemente è entrato nei miei giorni bellezza, cambiamento, vento nuovo.



E' un profumo indefinito, che ha preso le sembianze della carta stampata, degli acidi di stampa, del pungente odore del fissaggio.



Poi è diventato l'odore degli inchiostri dalla stampante, o il secco particolato del toner, fino alla strana sensazione tattile delle foto a sublimazione.



Perché raccontare le idee non è solo un mestiere, e c'è un modo "perfetto" di fare le cose, e queste diventano, quasi magicamente, più grandi di te, se e quando riesci ad afferrare, e a trasmettere, un concetto universale.

martedì 17 febbraio 2009

Dichiarazioni d'amore



"Meglio cento suocere che un solo uomo ammalato."

L'Indimenticabile



(Ok, mi prendo una Oki e mi levo dagli zebedei).



(Foto di AP, tetti parigini nottetempo, che non so cosa c'entra a parte il freddo che era uguale lì e qui)



In realtà la cosa più bella di oggi è stato il Drago che studia biologia e parla dei pini, che campano fino a tremila anni. E davanti alla pagella ha detto: "vabbè, mo' gli faccio vedere io".



(Colonna sonora, Trust dei Cure, con quel verso bellissimo che è "I love you more than I can say")

lunedì 16 febbraio 2009

Chi nasce tondo

lafayettel01

Non può morire quadro.



E con questo, non ho altro da aggiungere.



(Foto AP, Parigi, Galerie Lafayette. Io e la mia carta di credito, questa volta, ne siamo usciti indenni.)

lunedì 9 febbraio 2009

Suocere


Adesso le uccido.




Sono due. Dietro di me. Non riesco neanche a girarmi a guardarle, non mi incuriosisce il loro aspetto fisico.




Potrebbero anche essere due strafighe modelle dell'est di facili costumi.




Ma non cambia il mio approccio metodologico. Le voglio uccidere.




Una in particolare, quella dietro la mia spalla destra. Sta parlando di cibo, di preparazioni, di “tutto quello che si può fare con un chilo di farina”.




Premettendo che sono le 14 e quindi non è il caso... ma, diciamolo... “sto imparando a fare tutto partendo da...” e sciorina sfogliate, pizze, prosciuttemozzarella, ragù... per poi pronunciare la frase chiave di tutto: “me lo sta insegnando MIA SUOCERA”




Lo ammetto. Sono invidioso.




Mia madre in cucina era una schiappa. Sono famosissime le sue “scatolate”, che non sono delle particolari lasagne in carrozza ma delle fenomenali aperture di scatolette di tonno e simmenthal per sfamare eventuali ospiti. Ma ancora peggio, per sfamare noi, la sua famigliola.




Ho ancora i brividi quando mio cugino, famigerato direttore di produzione (in realtà faceva il giro delle signore che lavoravano a casa per mio padre), ospite a pranzo, curiosò in cucina: in una pentola bolliva l'acqua per la pasta, e disse “acqua!!!”, nell'altra, ignaro, affogato in una chiazza d'olio, un pomodoro pelato, e disse “pummarolo!!!”, e nell'altra ancora, coperta da coperchio(!!!) bolliva incurante del mondo una scatoletta da 400g di carne simmethal. Ed esclamò: “Ah! Ottimo, buatto!!!”.




Non lo dimenticherò mai.




Io a suocere sono stato sfortunato. Quando erano bravissime in cucina erano totalmente pazze sotto tutti gli altri punti di vista, della serie che ti avrebbero fatto firmare la cessione del quinto, non del quinto dello stipendio, ma del quinto lavoro che avresti dovuto fare per mantenere quei gioielli di portapassera che erano le loro figliole... oppure si dimenticavano i cani da qualche parte, avevano un pessimo rapporto con la pasta al forno, ti parlavano per ore, giorni, settimane e mesi dell'unico esame dato a giurisprudenza, oppure, peggio, si mettevano in concorrenza con le figlie – e dopo aver visto “Il Laureato” la cosa, ho pensato, non avrebbe dovuto dispiacermi.




Ad una dissi: “Signora!” (sempre chiamarle “si-gno-ra”... già così se ne approfittano!) “ma che buoni i peperoni!”. Ho dovuto lasciare la figlia per ordine del fegato. Peperoni dovunque... roba che appena suonavo il campanello per far scendere quell'angioletto biondo-barbiforme-occhioverdeazzurro sentivo la sua vocina... “Dai, sali cinque minuti... ho fatto i peperoni”. Anche il cane spariva. Il marito sghignazzava... avendo finalmente la moglie trovato una vittima...




Poi c'è quella che cucina con il Bimbi. Diffidate di tutte quelle persone che destinano il valore di uno stipendio annuale medio di un quarto livello per l'acquisto di questo strumento. Il bimbi vi deturperà la vita: ossessionate dalle rate, queste donne cercheranno di ammortizzarlo in tutti modi, cucinandovi intingoli a “lenta cottura” tutti i giorni... si alzeranno alle quattro del mattino per farvi trovare il panbrioches, cucineranno zuppe e minestroni, zabaioni a gò-gò... e alla fine genereranno figli e figlie per trovare un pubblico che prima consumi e poi, in preda ormai ad un incontrollabile raptus di mania di grandezza, che facciano delle standing ovation ad ogni piatto presentato. La mania di grandezza pervade le generazioni: se avranno figlie femmine, tortureranno i loro fidanzati, se avranno dei maschi, faranno bella mostra di queste preparazioni da “amica cucina” parlandone per ore ed ore a quelle poverette delle fidanzate. Il delirio di onnipotenza si strasferirà per via paragenetica rovinando madri e figli e generazioni di rapporti.



Si dice che a casa di un piccolo funzionario di una banca milanese avessero recapitato un Bimbi. Il primogenito, un coglione che cantava sulle navi da crociera... fu contagiato dal delirio di onnipotenza. Si laureò in economia al Ce.Pu, e ora fa il Presidente del Consiglio, e crede di essere Dio, perché si sta attrezzando per governare la vita e la morte.




Mentre la polizia politica è già sulle mie tracce, cerco di cancellare dalla memoria anche l'aspetto sessuale della suocera. Tolte quelle oggettivamente gnocche, quelle che conosci in quell'età in cui non sai chi scegliere tra mamma e figlia (e ritorna prepotentemente “Il Laureato”, anche se ultimamente di quel film mi ricordo prepotentemente la sequenza della macchina che resta senza benzina), ci sono quelle che in un modo o nell'altro hanno traviato lo sviluppo sessuale delle figliole.




Siccome, oggettivamente, non ti fidanzi solo per parlare di Petrarca e guardare le stelle, ti confronti con la figlia della pretessa mancanta... quella del senso di colpa cosmico, quella che fa finire il corpo maschile alla cintura, partendo da sopra, e quello femminile al collo, sempre partendo da sopra. E lì diventa un'espugnazione. Neanche i piemontesi a Porta Pia... perchè a parole non si convince e restavo sempre un gentiluomo. Dentro di me c'erano Testo e Sterone che mi consigliavano “Legala, legala! E falle questo questo e quest'altro”. In realtà non avrei dovuto legare la figlia, ma imbavagliare la madre. Perché poi, dopo, all'ormone si cede e lei di tortura l'anima con i suoi sensi di colpa. E allora pensi di imbavagliare anche la figlia...




Poi ci son quelle moderne: quelle che vedono la figlia quasi ammuffire (“mn'è sta'ffasc la paluscn') e dicono “ma guarda che non serve essere sposati per fare un figlio”... e tu le guardi e dici “brutta bastarda!” “Hai detto niente?” “Posso avere dell'altro purè?”




La specie peggiore sono le sorde. Quelle che non è che devi urlare per farti sentire... ma quelle che non hanno capito che tipo di lavoro fai... e ti inchiodano sul divano... e cominciano a parlarti di calze... “Calze, 'Si-gno-ra'?”... per ore e ore... “Sì... perchè manca in Italia una calza da uomo economica, ma fatta bene... io ho fatto i conti... e basterebbe investire cinquecento milioni nell'attrezzatura...” Dopo un'altra ora ne sono venuto a capo: ho distrutto la coscia della progenie a pizzichi e lei è riuscita a stoppare la genitrice... dicendo: “Guarda che lui produce abiti da sposa... non tratta intimo”. E la tipa, in contropiede, reagì da maestra: “Ma sa che lei ha lo stesso taglio di occhi di Richard Gere”... ed io tentai un recupero in zona Cesarini: “Si-gno-ra... volevo dirle... io veramente può dirmi quello che vuole ma tanto sua figlia non la sposo”. E scappai.




Alla fine uno pensa di poter mettere mura, quartieri, città, chilometri, tra te e tua suocera.




Il problema è che tornano sul luogo del delitto, sempre, ad istruire meglio le figlie. Perché, dentro una donna, comunque, si nasconde, come dentro il fiore il frutto, una suocera.




Meno male che 'ste due se ne sono andate, altrimenti sarei impazzito. Non posso pensare a nessuna azione eroica. La suocera è troppo forte. L'unico modo per vincerla è non ingaggiare mai un combattimento.




Io ora, lo ammetto, sono profondamente innamorato. Vergognosamente innamorato. Talmente innamorato che mi sto per risposare.




Non ne avrai avuto abbastanza, direte voi.




So che sarà tremendo. Io e la mia attuale suocera ci siamo rigorosamente evitati. Non per non rovinare qualcosa, tanto non può rovinare nulla, perché il sentiemento è forte, e cementato.




Perchè io ora ho la soluzione.




Ho comprato un Bimbi. E lo userò dapprima come talismano. Come il cristallo verde di Kripton per Superman.




Ma poi, se è il caso, visto che è fatto di lega al titanio manco lo Shuttle, lo userò come arma per difendermi!!!


Le suocere sono come le stelle. Il loro posto è in cielo.

venerdì 6 febbraio 2009

Favola fui gran tempo.

Accadono cose strane.



Prima ci si muniva di nick e si cercavano improbabili fidanzate su meetic. E si incontrava l'Incontrista, e si rideva sul suo blog.



E ci si spostava su splinder, dove si sghignazzava, sempre con i nick, ma poi ci si vedeva e si sbevazzava, e qualche volta si faceva altro.



Ma sempre con una certa distanza.



Nel mentre il blog si evolve, racconta, scherza e sferza.



E il personaggio cambia.



Poi si incontra, perché si è maturi, perchè si è destino, una persona speciale, e ti cambia la vita.



E nel blog racconti questo, con le dovute cautele perché l'intimo è l'intimo e quello che ti serve raccontare è il tuo collegamento con l'universale.



Perché l'arte e l'amore sono di tutti.



Poi sempre di più scopri d'essere frainteso, "Ma ben veggio or sì come al popol tutto / favola fui gran tempo", come scriveva Petrarca, e non è il caso, perché si racconta il bello ma chi legge usa le tue pagine per incartarci il pesce.



Nè posso dire che tutto è vanità, perché non lo è.



Ma molti blog che leggo, semplicemente, mi annoiano.



Perché a fare i fighi ci vuol poco, dietro uno schermo, una tastiera.



"Sei dal vero come sei sul blog" mi han detto. Ma ora, questo, poco m'interessa.



Semmai, vedere che dall'altra parte c'è il vero. Se serve. Perché i miei interlocutori sono sempre e soprattutto reali. Chi vuol essere virtuale, deve esserlo all'altezza, altrimenti, facile, mi annoia.



Non è superbia, né un atto di presunzione.



Semplicemente, oggi, son sceso dal letto col piede sbagliato e s'è bloccata la caldaia. E uno si rompe di fare il simpatico.



E non ho manco piu' vent'anni.



Chiamiamo 'sto tecnico, va', che di docce fredde mi son rotto i cabbasisi!

martedì 3 febbraio 2009

O tempora o mores!

Fa talmente freddo che pure la vocina della Tre che dice che il cliente non è raggiungibile ha la tosse.

sabato 31 gennaio 2009

Alfa e Omega

Questo blog è nato per amore, e chiude, sempre per amore.



Thanks for the ride.



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Aggiornamenti.

Salvo complicazioni (tipo che mi cadono le dita o mi viene bene la lobotomia) scrivo.

Perchè questo blog mi ha accompagnato in momenti inenarrabili, e chi l'ha letto fin dall'inizio li ha vissuti con me.

Ora, spessissimo, quello che scrivo è di carattere più personale, perché la mia vita è finalmente arrivata ad una giusta dimensione.



Il profumo del sale, ora, è questo amore. Che non avrà mai fine, almeno nella volontà, perché la volontà é fondamentale. Non credo al caso. Perché il destino te lo costruisci tu, con le tue scelte. E le cose finiscono sopratutto per volontà. Altrimenti non sarebbero neanche cominciate.



Quindi, Proust, vatti a nascondere.

giovedì 15 gennaio 2009

Profumo del sale

mare04

Giusto per ridare un po' di giusta dimensione alle cose.



(Foto di AmorPlatonico, Catanzaro Lido, dove il giorno prima c'era il lungomare)

mercoledì 7 gennaio 2009

Trecentossessantacinque, ed oltre

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In realtà aspettavo questa foto, perché sapevo che ci sarebbe stata, che l'avrei scattata.



Ci sono tutte cose che amo: il colore rosso, che è il sangue, la passione, il movimento. La fermezza, che è la base della vita, il movimento, il fondamento dell'universo.



C'è la nostra Principessa, che oggi ha messo da parte la sua intelligenza tagliente, con la sua voglia di essere semplicemente bambina.



E la sua mano verso l'alto, ad aggrapparsi per salire. Che è quello che stiamo facendo, tutti, insieme.



Con quello che c'è scritto a destra, nel senso della continuazione:



"Ti amo".



Un anno fa, ora, e ancora. E mai un giorno di meno.