martedì 28 novembre 2006

Dopo l'ultima città invisibile







Tu es Petrus...”







Oltre l'ultima città, ne esiste una dove le persone sono delle pietre da costruzione, la società e le unioni d'amore sono immensi edifici, strade, piazze, formate da tanti e vari elementi, ciascuno con la sua forma, le sue caratteristiche, le sue inclinazioni.







Esistono tre principali categorie di pietrepersone: le personemattone, le personepietraviva e le personepietradimare.







La città-mondo è fatta di incastri di queste e dei loro derivati.







Ovviamente possiamo pensare che sia molto facile incastrare fra di loro le personemattone.



Sono belle, quadrate. Solari. Efficaci. Da loro non potrai aspettarti niente di meno che la praticità. Sono precise, efficienti. Sono meno belle a vedersi magari da sole, ma unite in grandi distese, creano mondi.



Hanno superfici combacianti. Sono incastri perfetti, sono elementi fatti per essere composti, utilizzando la giusta quantità di legante. Né troppa, né troppo poca.



Alcune di loro sono perfette parti di colonne, altri perfetti pezzi di architravi.



Le personemattone sono state disegnate ciascuna per avere il proprio posto. Ciascuna per avere una funzione. E ogni pietra è felice di essere una parte di un tutto.







Le personepietradimare sono levigate, tonde. Bellissime. Come i sassi levigati dal mare.



Hanno scelto d'essere così dopo tanto tempo e tanti sforzi. Non si attacca loro la polvere e il tempo, il terreno e le piante.



Sono meravigliose da sole, con i loro colori. Difficilmente hanno la possibilità di incastrarsi senza problemi, perchè non hanno cavità, né asperità, né rugosità. Sembrano quasi vetriformi.



Ma difficilmente accettano il loro destino d'essere pietre solitarie o, al massimo, di decorazione. E vogliono unirsi alle altre. E spesso si uniscono ai propri simili.



Ma i muri così costruiti non sono solidi. Hanno in realtà bisogno di tanta malta e tanto cemento per riempire ogni cavità e per proteggere dal freddo e dalle intemperie.



Ma diventano muri stupendi, delle opere d'arte: su un mare di malta o di cemento si stagliano queste forme rotonde, smussate, questi angoli dolci, come se il muro fosse fatto di tanti cuscini lucenti, ognuno con la propria luce, uniti in simmetrie di colori e di armonie incantevoli, oppure tutti uguali come forma e colore, a contrasto con la malta che li tiene uniti. Nelle città note, la malta e il cemento sono come i compromessi sociali e le convenzioni che tengono uniti gli uomini-isola, ma questa è un'altra città ancora.



Come non è facile unirsi, non è facile staccarsi. Tanta è la malta che li unisce che diventano ormai pezzi di metallo. Hanno solo la speranza che qualcosa nel legante ceda per poter essere libere. Ma le personepietradimare in quel caso non tornano come prima. Ma sono sempre e comunque contaminate da tracce di quel legante che precedentemente avevano accettato per unirsi ad un simile che ora non sopportano più nel loro progetto di bellezza.







Le persone pietraviva sono gli elementi più strani di questo mondo.



Sono fatte di pietra solida, compatta. Dei più vari colori, e dalle forme irregolari. Ma sono così tante e diverse le forme, che alla fine l'Architetto le compone. Insieme. In muri che già a secco hanno la loro funzione.



Magari si compongono in cerchi, in immensi nuraghi, in torri.



Oppure sono fondamenta solide d'altre costruzioni.



Ogni personapietraviva è aspra e dura. E' fatta di punti d'attrito. Offre all'erba e alla polvere posto per attaccarvi. E' aperta a tutto quello che non è simile a lei.



Oppure sceglie una compagna.



Che abbia le asperità combacianti.



Ma le avrà sempre e solo da un lato.



Saranno, magari un complesso architettonico fatto di due simili al centro, e altre curiose costruzioni lì dove le loro differenti asperità portano altri punti di contatto.



Insieme, unite da una parte, per scelta, e scelta tra mille e mille altre forme, e aperte al mondo per tutto il resto.





sabato 25 novembre 2006

Chi ruba per soldi, chi (non) per fame

(questo sarebbe il post di domani, ma sarò ad una sfilata)



Ieri una mia amica mi diceva:

Amica: Sono stata da Feltrinelli, alla presentazione di quel libro di cui ti parlavo. Interessante, sai (...). Poi mi sono guardata intorno... quanti bei libri... io leggerei sempre e dovunque... ma ultimamente sto un po' scarsa a soldi...

Mi sarebbe piaciuto rubarli... ma non tutti... uno... che dici mi avrebbero arrestato?

AmorPlatonico: hmmm sai, la legge non punisce chi ruba per il proprio sostentamento.



Dopo questa dolcissima dichiarazione d'amore per le pagine scritte, oggi apprendo che un mio conoscente, figlio di una ricca, benestante e stimata famiglia del mio paese è stato di nuovo arrestato. Gli hanno trovato in un deposito della droga e un bel po' di monete da due euro false (le vendeva a 1,60, esattamente al giusto cambio, ho pensato, senza la svalutazione voluta dal governo Amato un po' di tempo fa, quindi, una persona esperta in economia, in fondo).



Qual'è quella forza misteriosa che ti ferma dall'impulso di rubare una mela, o un libro, che desideri ardentemente per fame fisica o fame d'anima e invece ti fa trafficare su cose illecite pur non avendo bisogno, in fondo, di lavorare?



Ed io che mi danno sempre per il buon nome e tutto il resto...

Due conti (e la Cabbala barese)

torno alla mia fase matematica.

Dunque...



Aldo Giovanni e Giacomo: 35.. gli anni di Cristo piu' due...s tampato: e chi se lo scorda più!

Douglas Adams: 42-7=35

Algebra amatoria: 5*(7=Crisi del settimo anno)=35 (cominciando da neonati, ma già in sala parto mi davo da fare...)

Avete capito.

E' il mio compleanno!

Fatemi gli auguri!



Per la saggezza popolare, sono arrivato alla metà della mia aspettativa di vita (70? 75? 80? 2957?)... speriamo.



Dopo (ri)chiamo il mio fegato e vedo se entro stasera decide di tornare. Speriamo abbia il telefono acceso.




*

* *




Estemporaneo.



Sono terrorizzato.

Mi sto riprendendo solo ora.





Oggi ho fotografato una bellissima ragazzina (io le ho chiesto se fosse maggiorenne, lei mi ha risposto che di anni ne ha 24!).

L'ho selezionata per un catalogo. Bel viso, nasino all'insu', occhi del colore del mare, labbra bellissime. Carnagione chiara, bionda. Movimenti eleganti. Mi ricorda, in positivo, la Marini, ma senza l'aria da fatalona.

Chiama il fidanzato.

Lei mi dice di rispondere. "Guarda che lo conosci!"

Scopro che è un mio amico.

D'infanzia.

La guardo, e mi terrorizzo.

Mi gelo.

Mi sconforto.

La ragazza assomiglia moltissimo alla madre di lui (che è una bella donna, davvero, tanto che la sorella di lui ha popolato i miei sogni d'infanzia per non so quanto tempo. Ma io facevo troppo l'intellettuale, e non capivo...)



Sarà una manifestazione Edipica?



Se penso a mia madre, giuro, cambio sesso.

Poi penso a mio padre...



Com'era il fatto degli angeli?



*

* *




"L'uomo avrà quarant'anni

e i capelli da ragazzo

in camera ha un ritratto

che si è fatto da sè"

(Ivano Fossati).



In fondo che cos'è un blog, se non un ritratto fatto da sè?



(40+2=42!)




venerdì 24 novembre 2006

Peregrinazioni del Sè







Siamo vittime inconsapevoli del divertimento di un Dio infante.

(Stanislav Lem, Solaris)





Isaac Asimov stimava la fantascienza un mezzo per esplorare, senza le regole umane del tempo, della storia, dello spazio, le ipotesi di storici, biologi, psicologi, fisici...

La fantascienza è un modo per indorare e divulgare. Asimov è stato un grandissimo divulgatore, una specie di Piero Angela al cubo.

E si divertiva a giocare con il cosmo, cosa che ti permette una mente eclettica. E tra astronavi e robot, il senso dell'immenso, un divino materiale, la capacità dell'uomo di sopravvivere a se stesso, l'insofferenza per l'integralismo bacchettone di certa scienza, certa religione, certa politica. Una visione perfetta del cosmo come universo vivente, dove alla vita umana si preferisce La Vita e dove l'uomo, se non gioca bene le sue carte, sparisce. Isaac Asimov è stato il primo dei miei amori. Poi, ne son venuti altri. Dalla fantascienza pura alla "letteratura fantastica", quella di Calvino e di Borges.

Spesso si demonizza la fantascienza, non sapendo che non fa niente di più o di meno di un romanzo, una poesia, una fotografia: la reinterpretazione del reale e la comunicazione di un messaggio, di un modo di vedere, di una direzione. Solo in maniera un po' eclatante, più dicharatamente sognante.

E, a volte, meno scontata.

Certo, chi apprezza Paolo Cohelo fa volentieri a meno della dopamina.



La capacità di comunicazione di un'opera d'arte sta nella conquista del lettore/spettatore (Edgar Allan Poe, teoria del romanzo breve), estraniandolo dal contatto con il reale per il tempo necessario alla fruizione del messaggio. E non sempre funziona.



Stanislav Lem scava nelle profondità dell'animo umano, del senso dell'amore, del senso del possesso, del senso di colpa.



Un pianeta con un solo occupante, un oceano pensante, che si diverte a accompagnare i suoi studiosi umane con le compagne amate, ma scomparse, per colpa, per errore, perchè il destino va così.

Un essere solo, pensante, planetario. Senza confronti. Un Dio. E un bambino insieme.



E sprofonda nelle descrizioni dell'inconscio, del desiderio. Dell'amore, della morte e della solitudine.

L'astronave è una sola, e, ho visto, è un modello vecchio.


Il resto, è l'uomo. E il Dio che c'è in lui. E la coscienza. E la solitudine dell'Essere.



Poi, ognuno è capace di leggere quello che sa.



Ogni periodo ha il suo mezzo espressivo. Dagli anni trenta agli anni sessanta, settanta, il progresso tecnologico ha portato gli uomini a sognare. C'era molta meno televisione, e qualcuno si soffermava a guardare di più le stelle.




Se oggi penso che vanno di moda le pubblicazioni delle e sulle blogghestar... (quelle che dopo che le pubblicano il primo - e ultimo - libro non rispondono più ai post, anzi, neanche postano... solo che i lettori sono così stupidi da farsi trattar male da un loro ex-pari).




Il prossimo che mi racconta baggianate sulla fantascienza, giuro, lo prendo a testate.

giovedì 23 novembre 2006

Un universo di sole basso

sole basso



E poi si ondeggia tra "Il cielo basso e grave" di Baudelaire e i soli bassi di Battiato.

E i nostri, ovviamente.

Ognuno ci attacchi la metafora che vuole.

A me un cielo così fa sentire lo scorrere del tempo.

Sempre.

Per fortuna.

mercoledì 22 novembre 2006

La condizione umana

"Ci vuole un anno e ci vuole un giorno

confidare nel silenzio

e nella condizione umana

badare alla casa

e alla pioggia di stravento

come un uomo vestito da uomo fa"

Ivano Fossati, La mia giovinezza




Ogni volta che riascolto questa canzone mi viene da fare due conti. Anche tre, visto che tra l'altro si avvicina inesorabile il fine mese.

Ma non sono conti economici, quelli, tutti, hanno una soluzione.

I grandi dilemmi sono davvero sulle peregrinazioni del sè, del "senso della vita", delle soddisfazioni.

Molte, in vita mia, devo ammetterlo, me le son tolte: qualche successo sul lavoro, qualche intuizione scolastica, qualcosa detto, recitato o cantato dai palchi.

Qualcosa di scovato sui libri, qualche altra illuminazione l'ho vista davvero nelle nuvole o in qualche ombra.

E qualche felicità vera, di quelle che ti fanno traboccare il cuore.

Ho visto costruzioni e distruzioni.

E il bello che dopo un po' capisci qual'è il meccanismo.

E mi piace pormi sempre davanti a nuovi problemi, nuove questioni da risolvere. Quello di cui conosco la soluzione, generalmente, non mi interessa più.

Gli uomini vestiti da uomini ne ho visti parecchi. Qualcuno soltanto lo è davvero. Altri sono stati vestiti da uomini.

Ma è un abito di serie.

Si tratterà forse di capire com'era fatta quella felicità? se esiste una formula, un composto chimico, se è una voce dell'anima, un inganno, un incanto o è reale?

Vibriamo quindi per sogni, per sensazioni, o per materia?

Se il problema della felicità è una mera reazione chimica, come il mal di testa che si cura con l'aspirina, allora chi si inietta droga nelle vene, si impasticca o quant'altro, a parte piccole questioni morali, non è tanto lontano da un monaco tibetano.

La generazione prozac, la chiamo io.

Se invece la felicità viene da dentro, da un equilibrio (che a sua volta produce endorfine e dopamina), allora la formula è un'altra.

E poi ci si incastra sulla percezione...

Allora o si scrive "Umano Troppo Umano" (e poi si finisce in sanatorio), o si fanno trasmissioni idiote su Rai Uno (ma Marzullo lo si vede in faccia, ci fa, e parecchio: sembra Prodi con la parrucca), o si parte per il Tibet.

O, come nei miei desideri, per l'Africa a fare magari qualcosa di veramente utile per il pianeta.

Il resto, davvero, sono cose che lasciano il tempo che trovano: il mio "uomo vestito da uomo" ha il senso della terra.



(Mai leggere Nietzsche la mattina presto)

venerdì 17 novembre 2006

Un salto nel vuoto






“...ed un aiuto chiaro da un'invisibile carezza

di un custode.

...

E quanti personaggi inutili ho indossato

io e la mia persona quanti ne ha subiti

arido è l'inferno

sterile la sua via.

...

E poi la sofferenza che ti rende cieco

nelle cadute c'è il perché della Sua Assenza

le nuvole non possono annientare il Sole”


Franco Battiato, Lode all'Inviolato.








Si chiamava Paola. Era bruna, longilinea, altissima. Gli occhi grandi. I colori dei vestiti erano il viola e il nero, le scarpe, stivali. Le mani, curate. I movimenti eleganti.


Una trentina d'anni. Dipingeva. Tela e vetro.


Esponeva le sue opere nella galleria di un amico.


Io mi ero appena separato, e la mia solerte complice, convinta che chiodo scaccia chiodo funzioni, almeno in superficie (e lo sappiamo entrambi) mi intima di raggiungerla a casa sua perché la bruna sarebbe la donna ideale per me.


Vabbè.


La mia indolenza sentimentale mi induce a ritardare quell'ora e mezza che per le persone di buona creanza indica il ritorno a casuccia e alle dieci, anziché le otto e mezza, mi presento in quell'appartamento che io e la mia complice vestiamo di proprietà magiche, dove tra penombre e profumi risolviamo i dubbi sul mondo, sull'amore e su altri demoni. Ovviamente sghignazzando.


Arrivo ovviamente quando la ragazza e i suoi amici, una simpatica coppia gay, stavano per andare via.


D'essere bella, lo era. Ma il mio settimo senso virgola due, quello che mi difende dalle donne problematiche, si attivò immediatamente. E aggiunto all'indolenza sentimentale (e forse ai miei chili di troppo, di allora: non che ora sia una silfide, ma in quel tempo la mia bilancia elettronica segnava “salire una persona per volta”, come il gabbiotto in banca, che ti intima di depositare (!) le pistole prima di entrare) fece sì che la discussione si mantenesse sul tono dell'educato distante.


Ovviamente la brava coppietta di Dolce & Gabbana e l'angioletto dark andarono via... ed io ovviamente mi gettai sarcasticamente su un'altra preda la cui follia era circoscrivibile.


Ma questa è un'altra storia.


Quando successivamente chiesi di Paola, più per educazione che per desiderio, alla mia amica, lei mi rispose che la Morticia le aveva risposto, alla sua richiesta (indipendente) di concedermi il numero di telefono “Digli che sono lesbica”.


Ma era un matrimonio che, comunque, non si doveva fare.


Ieri c'era il sole. Il traffico infernale mi fa rimandare un appuntamento (il famoso incontro con i figli di papà... ehm... il gotha del settore sposa...), quindi passeggio all'ora di pranzo con la mia amica, addentando una sporcaccioneria culinaria e una coca cola.


C'è il sole. E Piazza Umberto a Bari pullula di gente: studenti universitari, impiegati bancari ignari ricercatori di verità, venditori di false Gucci perfettamente imitate, sorridenti perchè, almeno oggi, c'è da mangiare, e donnine che guardano le borse alla ricerca di quella più somigliante all'orginale per far morire di invidia le amiche con dodici euro.


La mia amica mi dice che le han detto che Paola si è suicidata. Si è gettata giù da un balcone.


Perchè non trovava un senso.


Fosse stata stupida, avrebbe fatto la velina. O la donna beige. O la fidanzata di un bancario.


Io ammiro i suicidi, perchè hanno il coraggio di vedere l'assurdità e la falsità di questa vita. E hanno il coraggio di una scelta. Che è drastica, discutibile, ma senza compromessi.


E non sono mai superficiali. Anzi, di profondità ne hanno. E troppa.


Il fatto è che certe volte è una bellissima giornata, ma non senti sulla pelle il calore del sole.


Se ci fosse una invisibile carezza di un Custode, però...





Il primo che commenta con una frase ad effetto idiota lo sbrano.




giovedì 16 novembre 2006

Se non puoi combatterli, fatteli amici.

Questa mattina sono stato elegantemente svegliato alle 6,00 dai servizi sicurezza.

- Gentile signor AmorPlatonico, è XXXX sicurezza, mi dispiace disturbarla...

- Si figuri, mi dica...

- E' suonato l'allarme della sede aziendale. Mandiamo una pattuglia?

- Certo, grazie (No, lasci, mi vesto, vado in strada, arrivo in piazza, mi infilo in una cabina telefonica, mi metto il costumino da Superman e faccio tutto da solo... ma che cazzo li pago a fare?)



Dopo cinque minuti.

- Gentile signor AmorPlatonico, è XXXX sicurezza, mi dispiace disturbarla...

- Mi dica, li avete presi?

- No, tutto a posto. Buona giornata.



Premetto che dovrei mettere un cartello: questa azienda è dotata di sensori perimetrali ad infrarossi, quindi: se volete rompere i maroni, o vi fate venire la temperatura di sette gradi come le lucertole, o, se volete utilizzarla come trampolino per entrare nel giardino della signora accanto, quella che prende il sole nuda, ricordatevi che:

1) è novembre, e fa freddo

2) sono le sei di mattina, il sole non è ancora sorto

3) ho già abbastanza problemi per conto mio, senza che il servizio sicurezza mi svegli per rassicurarmi del loro zelo.



Non potendo convincere il telefonista della XXXX sicurezza che sarebbe meglio fare il sopralluogo PRIMA di chiamare e far preoccupare inutilmente il sottoscritto, che magari gradirebbe un rassicurante fax la mattina: "gentilissimo, stanotte è suonato l'allarme e prontamente la nostra pattuglia di supereroi ha constatato: nulla/messo in fuga i malviventi/salvato il mondo. Tanto le comunichiamo per rassicurarla che ci prendiamo cura delle sue cose. Grazie e arrivederci".



Per cui dovrò rivolgermi direttamente alla malavita.



Considerando che alle 10 mi ha chiamato l'avvocato che ha maltrattato telefonicamente un funzionario bancario...



Considerando che nel pomeriggio ho una riunione di figli di papà... ehm manager del settore sposa per discutere di lamentele vari e fantasie... ehm... nuove prospettive...



E il sole è ancora alto...



Mi sa che andando a Parigi mi allungo a Lourdes.

lunedì 13 novembre 2006

La Volpe


... sarà il mio amore che ha trovato la strada, sarà...

sarà la volpe quando viene l'inverno sarà...

sarà la volpe quando viene l'inverno... sarà

(Ivano Fossati)






Perché certe volte la vita diventa maledettamente curiosa. Perché le esperienze si incastrano e si complicano.

Maledettamente.

Fino a farti pensare che ad altre persone, in realtà, non è accaduto nulla.

Ma non si vive per differenza.



Ma tutto questo ti affanna. Perché diventa ombra nella vita. Perché la tua vita stessa diventa ombra.

Perché, dall'altra parte, ti fa sentire che cosa è la vita stessa.

Perché hai voglia di vivere, davvero.

Perché, per quanto sia complicato, niente deve farti mancare la voglia di innamorarti.



Sarà Scorpione? Allora significherà stare tanto tempo a letto.



La cosa non mi spaventa.



Magari è la volta buona che avremo dei bambini.



Quanti, ti chiedo.

Dieci, rispondi.

Dieci, confermo.

Sette, ritratti.



Buon compleanno, Amore mio.

(Un amore come tanti, o tanto amore?)



(E poi staremo a vedere se è solo inganno, incanto, oppure è sentimento, perché sentimento è l'emozione che prende vita, e accompagna verso Dio, un Dio qualunque,  il movimento dei muscoli).

mercoledì 1 novembre 2006

Reveries - Istruzioni per l'uso.

Nous, de temps en temps

nous sommes des enfants

sans problèmes ni loi

de nos droit on est sûr

les mains sales d’confiture

contre le sofa…



De puis ce matin

nos pattes sont en satin,

fauves les yeux pleins d’sauvage

dans la nuit d’la savane

se moquant de la rage

d’quelq’un en panne…

Oh, spleen, oh, rêverie

Oh, spleen, oh, synphonie

Oh, spleen, oh, memory!



Oui, pardon,pardon…

Ah, oui, glissons, glissons…

Habillé en bel-homme, j’ai perdu ma jeunesse

Mon visage de canaille,

en laine-grisaille…



Oui, de temps en temps…





Spesso nelle vesti di questo bel personaggio che è AmorPlatonico, in fondo non tanto dissimile dall'essenza del sottoscritto, mi capita di "parlare d'amore", di quello che ci deve essere, di com'è, di come dovrebbe essere e, sopratutto, perchè NON E'.



Ringraziando i morituri che lunedì mattina sono entrati a casa mia e mi hanno spolverato la collezione di CD, aiutandomi a risolvere il conflitto con la mia memoria storica (grazie ancora e, caso mai riusciate a ricavare più di 100 euro dai miei 300 cd, vi auguro di spenderli TUTTI non in droga, o in alcool, o in metadone, ma in acconto a famelici avvocati divorzisti...), mi è tornata in mente questa meravigliosa canzone di Paolo Conte.



Paolo Conte è il poeta dei "grandi amori sottili". Lui disegna e racconta "sceneggiature trasversali". Va diritto a quella parte del cuore che è a metà tra il grande amore e la tua voglia di libertà. Descrive, in un attimo, la cosa più bella che tu possa provare.



Su questa canzone mi ricordo, semplicemente, una uscita verso Bari sud, credo Polignano... la mia vecchia Croma (ne ho avute due, una tramandata da papà, grigia, diesel e lentissima, ma romanticissima, e una tutta blu semiblindata, tutta lustra di pelle e di cavalli... ad ognuna di esse son legate grandi cose...), cinque persone in macchina, Reveries che parte, io e lei che ci guardiamo nello specchio retrovisore, ci sorridiamo, ci prendiamo teneramente per mano.



Vabbè, poi è finita. Ma perchè non abbiamo letto le istruzioni.



Ecco, Paolo Conte ti racconta questo. Ti racconta le cose importanti, ti racconta le affinità, quella cosa meravigliosa che in "Fuga all'Inglese" suggerisce ai due amanti di sgattaiolare via dalla conferenza...



E sono mani che si incontrano, sguardi, amori in fuga. Sono quelle cose che sembrano ricordi, sembrano sogni, ma sono quello che gli uomini chiamano "amore" e la vera base, credo, di quello che poi si chiama "vivere quotidiano".



Due persone che non fuggirebbero insieme, perdonatemi, non possono pensare di viverci, insieme.



E citando dai "tredici comandamenti" scovato su uno spazio di un'amica...



"La cosa piu' bella che esiste, è l'amore".



Credo che fuggirò verso Parigi.



Perchè Parigi è Parigi. E val bene una messa.



Devo solo farmi andar bene il francese, che dopo il polacco, è la mia lingua preferita.