martedì 29 agosto 2006





XLVI


Difficilis facilis, iucundus acerbus es idem:

Nec tecum possum vivere, nec sine te.


Marziale.




(Complicata e facile, gioviale e aspra tu sei, contemporaneamente:

Nè con te, nè senza di te ormai posso vivere)


Il senso dell'Amore, il conflitto con l'Imperfezione.

Oggi sto così serioso, scusatemi.

Rideremo domani. Sicuramente.


I migliori complimenti agli U2 per l'originalità.


lunedì 28 agosto 2006

Gödel



“La simulazione di un sistema complesso non può essere meno complessa del sistema stesso” (Teorema di Gödel, corollario)



Non so quanto pagherei per avere la possibilità di esprimere i miei pensieri senza i preamboli necessari per permettere a me stesso di concepirli, esprimerli, recepirli, razionalizzarli. E magari ammettere che non sono sbagliati.



Il problema è che quando si parla dell'amore va a finire che si parla del senso della vita.



E che i preamboli stessi si chiamano vissuto. E spesso durano anni. Perchè non si può fare a meno. Perchè non ci si fida di sé stessi.



Anni.



Oppure frazioni di secondo.






“Bella, che c'importa del mondo

Verremo perdonati te lo dico io

da un bacio sulla bocca

un giorno o l'altro

...

e tutto questo tempo nuovo

che arriva con te.”

Ivano Fossati



Ed è sempre così.

sabato 26 agosto 2006

La fine di un Amore - citazioni



La fine di un amore: cala il sipario sul dramma che comincia.



Epitaffio, più che citazione, da Tiziano Sclavi, Appunti per un romanzo immprobabile, TRE.

La foto è di AmorPlatonico. Il mare, dietro, è di un Dio Minore.



L'amore, la passione, l'affetto, i sentimenti, i dubbi, le affinità, le differenze, l'esperienza, il vissuto, il non vissuto, il problema della presenza, la complicità, le aspettative, la fiducia, l'inganno, gli orizzonti, la generosità e l'egoismo. E la razionalità. E il futuro.



Impacchettare bene bene e spedire affanculo.



Scusate il francese.

venerdì 25 agosto 2006

Woman In Chat

[riporto i post del 24, che splinder ha deciso di rendere illeggibili, mi scuso per i commentatori. sapete che vi voglio bene (bang! bang!.... scusate... bang! - ne era rimasto uno]




Mumble Mumble



Splinderiana: Ma il mio profilo è così interessante? eh eh?

AmorPlatonico: quello che è messo in rete è quello che giudichiamo importante per farci conoscere

AmorPlatonico: o quella parte di noi che vogliamo far conoscere

AmorPlatonico: o il personaggio che vogliamo far conoscere

AmorPlatonico: o quello che pensiamo di essere

AmorPlatonico: (datemi quattro caffè e una leva, e vi solleverò il mondo)



A Woman In Chat




WomanInChat: pazzesco però come racconti tu le cose...

AmorPlatonico: perchè?

WomanInChat: perchè si...

AmorPlatonico: pure tu.



Voglio fare la parrucchiera



AmicaDiSplinder: Ho pensato che devo tagliarmi i capelli. Così corti mi danno un fastidio...

AmorPlatonico: ....



meet



Siti di dating? No! Grazie! So incularmi da solo.

Il profumo del sale ed altre stranezze



Oggi non sono in vena

di vivere o morire

il suono che riempie la mente

cancella ogni velleità

si spogliano lenti

i meandri dei pensieri

di ogni intellettualità

e diventa poi bellissimo

restarsene da solo.


E mi ritrovo qui

conoscermi conoscendoti

o quella maschera di te

che mi lascerai amare

o no.


AmorPlatonico, Presenza Dell'Io, Al Cospetto del Re dell'Incanto.


*

* *


Il fatto è che avrei saputo soltanto dopo come erano andate veramente le cose. Ne ero certo. La sensazione era questa, ma non avrei sopportato saperlo da qualcun altro.


La memoria mi si era annebbiata completamente, come se ad un certo punto mi avessero infilato del polistirolo nel cervello. Da quel punto in poi, fino al giorno dopo, era come se mi fossi addormentato in una camera d'isolamento.


La mattina avevo verificato. Non mi ero né ubriacato, né avevo consumato droghe. Semplicemente mi ero svegliato con la sensazione di non essere rientrato.


Rientrato per un'ora consona, diciamo.


Eppure, non riuscivo a ricordare.


Nulla. Un vuoto totale. Come se la notte di ieri fosse stata vissuta da un altro me.


Mi misi in piedi. Mi controllai meticolosamente il corpo, per cercare un segno rivelatore, un qualcosa che mi aiutasse a capire.


Non c'erano escoriazioni, graffi. Non mi faceva male nulla. Quindi nessuna fuga, nessuna strana avventura.


I vestiti riposti sulla sedia accanto al letto non davano segni di un posto in particolare: nessun odore, nessuna traccia di fango o di qualcosa di strano. Certo, pensare a me stesso come un criminale non è la cosa più bella del mondo. Ma tant'è.


Eppure una soluzione ci doveva essere.


Non era possibile. Eppure non avevo tracce della serata precedente.


Il giorno prima, sì, me lo ricordavo perfettamente. E anche quelli ancora.


Ma c'era questa notte. Come se fosse stata vissuta da un altro. Non era mia. Qualcosa era successo.


E non sapevo se terribile o benigna.


Ci doveva pur essere un dettaglio, in giro per la casa, che mi avrebbe fatto ricordare quello che mancava alla mia vita.


Non è possibile perdere una notte.


La sensazione era opprimente. Un senso di incompletezza, un magone in gola, allo stomaco, non saprei essere preciso. Una sensazione diffusa di malessere.


Come se ci fosse stata, dopo, una grave e tragica notizia da apprendere.


Ma non mi sentivo un ladro, né un assassino.


Che avessi provocato un incidente terribile, e fossi fuggito, e avessi rimosso tutto quanto?


No. Non era quello.


Assolutamente.


Non poteva essere così. La mia vita non poteva essere inframmezzata da un episodio degno di un film di seconda visione.


Eppure la sensazione e il vuoto c'erano.


Ma tutto era perfetto. La stanza, il letto, i comodini, la luce a destra e i libri lì accanto. La bottiglia dell'acqua, smezzata.


Il ventilatore, lento, faceva scendere dal soffitto una brezza che sarebbe stata piacevole se con questo vuoto non trasmettesse invece un'aria soffocante.


Il suono della sveglia mi fece trasecolare. Guardai i numeri sul display. Sotto le cifre delle ore, un altro timer.


TEMPO DALLA CREAZIONE 4':50''

TEMPO DI RIPRESA DEL CONTINUUM DELLA COSCIENZA: 10"


Lo sapevo. Sapevo tutto ora. Contai mentalmente sperando nella liberazione.

Nove

Otto

Sette

Sei

Cinque

Quattro

Tre.

Due.

Uno.

ZERO.


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Foto e profumo di IcePetal.



martedì 22 agosto 2006

Il Vino, Linux e le Donne.

tux2

Potrei cominciare, come sensazione, citando Proust. "Per molto tempo, da bambino, sono andato presto a letto, la sera" (O qualcosa del genere, a quest'ora la memoria si annebbia, e non ho ancora trasferito la mia bibiloteca nella mia nuova casa di tecnosingle).



Ecco, quella sensazione avvolgente di "dormiveglia pensieroso" è la stessa che spesse volte dirige il mio pensiero sommerso, quello che unisce con un filo sottile gli elementi del reale.



Ho cominciato a gustare il vino tardi. Prima il rosso, che è piu' facile, poi i bianchi.



Il primo rosso è stato, ovviamente, il Primitivo di Manduria (anche se il vitigno piu' buono è brindisino, non tarantino), protagonista delle spaghettate universitarie: facile, buono, sincero. Il bianco era sospettoso: da bambino lo sentivo aspro, poco gradevole, subdolo. Ma era il vino dei ristoranti, quello che ti propinavano sul pesce. E spesso nei ristoranti, almeno quelli che frequenti all'inizio con papà e mamma, il vino non è il protagonista. Sulla pepata di cozze o sui tagliolini all'aragosta ti sparano il locorotondo classico da cinque euro alla cisterna.



Poi c'è stato un angelo biondo, incantevole. Un metro e ottantasette di dolcezza, dubbi esistenziali e sensualità. Una gatta sorniona dagli occhi di cielo. E la nonna romana, che portai a pranzo come se si dovesse conoscere la suocera. E quest'altra bella signora che, nonostante l'età, trincava allegramente il frascati superiore.



E lì, tra la biondezza fresca, felice per quella conoscenza, e l'antica signora vedova dell'ingegnere degli ingegneri, ho cominciato a pensare che il bianco aveva la sua ragion d'essere.



E il vino dei castelli accompagna proustianamente quel senso di dolce e sensuale ricordo di quella relazione che (come ogni donna che ho incontrato) ha lasciato un dolce segno nel mio cuore.



E di lì, ogni storia che ha avuto luogo in quella zona a sud di Roma fatta di colline e di arbusti che ti sembra che tra un po' incontri Cesare.



Oppure Aldo Fabrizi.



La differenza fondamentale tra winzozz e linux è che winzozz bene o male funziona. Installi, cerchi di non farti virusizzare, e piu' o meno parte tutto, persino la periferica piu' scalcagnata. Io continuo a preferire il config.sys, quando mettevi le mani tu, e sapevi che se scheggiava o si piantava era colpa tua.

Windows, ad un certo punto, è come il rapporto "standard" con una donna: funzionicchia, ma è ridondante di cose che non hai richiesto e che non ti servono, e il tuo processore (o la tua anima) non vanno a 3GHz ma molto piu' lentamente. Poi ogni tanto si pianta.

Il senso di potere che hai quando formatti è immenso. Tutto sembra rifunzionare perfettamente, fino a incasinarsi di nuovo.

A meno che eviti, una volta scelta una configurazione funzionante, di non installare nulla di nuovo. E non ti fai domande sulle nuove versioni dei programmi.

E i tuo fidanzamenti durano decenni.



Linux è fatto per pensare.

Pochi concetti basilari: lo user space e il kernel space, i permessi, il concetto di rete che impernia ogni cosa, i servizi, i daemon, il filesystem. Tutto il resto, parte di qui.

Un po' complicato a volte da configurare. Ma non spengo il server da mesi, in azienda.



Una volta, mi ricordo, il computer frullo' per due ore. Feci il backup, salvai tutto. Spensi. L'HD non si riaccese piu'. Winzozz mi avrebbe fatto perdere dieci anni di contabilità. Un raid software da cento euro aggiustò poi tutto.



Per linux esistono gli how-to. Magari un po' complicati, ma tutto esiste. Ci metti piu' tempo. Ci metti le notti.

Ma tutto esiste. Ed è open. Ed è free.



Cuore-delle-donne-howto.html cercasi, da sempre.



Ed è tutto collegato. Il vino, linux, le donne. Sono passioni. Il senso, il profumo della vita. Credere che tutto possa funzionare, un giorno, senza dover riavviare.



Quando, dall'altra stanza, il tuo amico belga ti chiama (fa niente che è capodanno, e che tutti sono di li a brindare...) perchè il primitivo che hai portato è ossigentato e pronto, e senti quel benedetto retrogusto di bacche... quando tu parli e lei finisce la frase. Quando controlli cosa hanno spedito dieci minuti prima, e tu sei dall'altra parte dell'oceano, da un browser qualsiasi, in un internet point.



E tutto questo lo hai capito e lo hai fatto tu.



"Questo cuore ha commesso una operazione non valida, e sarà terminato".



Tra le mie amicizie di chat, una donna (bionda, a pensarci) che hackerava con linux... a adorava il vino. E, per un certo periodo, anche me.



Ah!, l'amour...



Chi non ha mai installato una distribuzione non può capire.

lunedì 21 agosto 2006

Un colpo al cerchio

Stamattina. Lunedì.


Esco maldisposto di casa. Devo fare una cosa in banca. So che mi concederanno quello che chiedo, ma mi dà fastidio chiedere. Perché ho un paio di clienti, diciamolo in francese, di merda. Ho un paio di clienti di merda che con i miei soldi si son fatti le vacanze. Non c'è problema. Il mio avvocato è famelico. E fondamentalmente stronzo.


Dicevo, esco maldisposto di casa.


Ora, dovete sapere che io ho avuto la fortuna di trovare casa in uno dei posti piu' belli dell'universo.


Cioè, proprio dell'universo no. Devi girare il vicoletto. Si esce dal portone di casa mia, si fanno venti metri e ci si trova sulla piazza sopraelevata davanti all'Adriatico, che di mattina è il mare dei mille barbagli. Ed è questo il posto piu' bello dell'universo.


E quel sole ti mette di buon umore. Sempre. Nonostante la banca.


Non vi dico altro: gomma a terra.


Le ho appena cambiate. So che il mio gommista darà la colpa al governo, agli alieni, ai pitosfori. Ma è a terra e non è forata. E sono certo che il gommista dietro casa mia, il Barnard del cinturato, sarà chiuso.


Mi incammino. Farò tardi in banca. Ma tant'è...


Barnard è chiuso. Paese di mare, e lui chiude ad agosto. Ah, già, dimenticavo. Sei Barnard.


Vado a comprare una di quelle bombolette terrificanti. Ripara-gonfia-sporco-inacidisco-mi faccio i cazzi tuoi... che alla prima foratura il prossimo Barnard del cinturato dirà: ma lei ha usato il gonfiagomme... e mi farà pagare per i danni del governo, degli alieni e dei pitosfori. Tant'è, nel pomeriggio mi incazzerò con il mio gommista... tanto qualcuno dovrà scontare... perchè la rottura di balle cosmica osserva il principio zero della chimica: nulla si crea e nulla si distrugge.


Attacco la bomboletta (che sembra una cosa degli anni '80, quando le gomme si foravano... ora si rompono, si feriscono le ribassate, si danneggia la struttura interna... prima te la cavavi con una toppa... io le ho assicurate, le mie: rottura, atti vandalici, buche, alieni, godzilla). Attacco la bomboletta. Premo. Meraviglia: non è aria ma vim liquido che passa dalla bomboletta al mio pneumatico, vim liquido misto a paneangeli, visto che la bomboletta è finita, la gomma è ancora a metà ma poi, da sola, quasi animata da vita o da senso civico, s'è messa a pressione... sconvolgente...


Mentre accade questo miracolo della chimica organica (e chi mi conosce bene sa il perchè la chimica mi sta un po' sugli zebedei)... sento una telefonata. L'accento sembra toscano.


“Sì, guarda, qui è bello... certo... sì sì fino al 28... ma guarda... qui non costa tanto, milleduecento, millequattrocento euro... e poi la sera con venti, trenta euro antipasto e pizza, o primo, o secondo... eppoi i frutti di mare... sì... sì... sempre, qui li mangiano sempre... li ho mangiati anch'io... sì... pensa... qui li mangiano crudi. Ho voluto provare anch'io... sì. Ho provato l'ostrica... sì, anche i ricci... sai, quelli con tutte le spine, qui li aprono con le forbici e li mangi col pane...”


Ora...


Mi alzo dalla mia posizione genuflessa al Dio della Chimica Organica e riconosco la telefonista. È la mia dirimpettaia.


Ora, nel mio vicoletto, oltre ad avere la fortuna che ci passano tutte le processioni dell'universo conosciuto, abitavano dei simpatici vecchietti. Educatissimi. Tutte le mattine, buongiorno, come stai, tutto bene... mi avvisavano quando il postino lasciava l'avviso per i pacchi o per le raccomandate... alla sera buonasera, come stai... insomma sembrava d'essere ancora quando non c'era Sky.


Poi, torno da un viaggio, e trovo un drappo viola e un manifesto funebre. Se ne era andato lui. Tumore ad un polmone. Fulminante. Scompare anche la moglie, una silente signora da secoli su una sedia a rotelle. Dopo qualche settimana, altro drappo, altro manifesto. E' andata via anche lei. Qualche settimana fa, i rumorosissimi figli. Arrivano come una impresa di pulizia, rassettano e puliscono tutto. Ed io, terrorizzato dal vedermeli sempre, tutti i giorni, in quei rari momenti in cui sono a casa e voglio mettere una porta tra me e il mondo (anche se poi finisco in terrazza a guardare il mare).


Perchè il vicoletto a venti metri dal posto piu' bello dell'universo ha un difetto: è una cassa armonica. Se la mammina urla a Tonino di togliere le mani dal gas altrimenti lo dice a papà che mo' che torna a casa lo uccide di mazzate, io lo sento anche al terzo piano, come se Tonino stesse mettendo le mani al mio di gas... ma io non ammazzo nessuno, al massimo mi preoccupo che nessuno suoni il campanello... e bum!


Ma il destino ci pone di fronte a quadri ermetici dall'impossibile decifrazione.


Se sia più terribile il fatto che due innocentissimi e dolcissimi vecchietti siano stati tratti via da questa valle di lacrime per lasciare una casa a dei rumorosissimi figli, o che tutto questo valga soltanto e tragicamente i millequattrocento euro al mese dell'affitto estivo a qualcuno che i ricci di mare non li ha mai visti, non dico in una pagina di un libro di scuola elementare, ma neanche in una puntata di superquark. O di Montalbano. E che si meraviglia che qui a sud le cose costano un po' di meno. E di come va il mondo.


Non che io lo sappia, però...




sabato 19 agosto 2006

Quante ne ho avute, quante ne ho volute



Arrivo in azienda, e noto la stanza di "presentazione campionario" accesa. Istintivamente entro per salutare la vittima e resto congelato: in pedana, con uno stupendo abito celeste che sembrava ripetere il colore dei suoi occhi, è lì, una mia ex. Con tanto di mamma, zia & company.



AmorPlatonico: Ciao... Amore... Buongiorno Signora (saluto la mamma...)

EX: Ciao, caro come stai?...

SorellaDiAmor: Vi conoscete?

AmorPlatonico: (sibilando alla sister): Com'è che si chiama questa che non mi ricordo?



Non mi ricordavo solo il nome, lì, su due piedi, ma mi son comunque sentito una merda.



Ora, dal commento di Marileda al post precedente, alle domande degli amici di ieri sera "quante donne hai avuto?" e leggendo il bellissimo blog di GreenwichVillage (greenwichvillage.splinder.com/post/8933315) e tanti altri avvenimenti perchè il destino quando ci si mette s'impegna....mi accorgo che nella mia vita non sono mai riuscito ad "andare" con una donna senza che ci fosse un'attrazione, un sentimento, un controcanto.



Che oggi senta l'esigenza di una riflessione, di un "facciamo il punto", di un "non mi va di prendere per il sedere nessuna" è perchè, semplicemente, non essendo piu' un torello in giro per il tavoliere mi rendo conto che la vittima, dall'altra parte, se è venuta con me non è perchè assomiglio al Rupert Everett di Dylan Dog  (fuori magari no, ma dentro, dentro è tutto un altro carnevale) ma perchè qualche aspettativa ce l'ha.



Non siamo scandinavi nè veniamo fuori dai romanzi di Henry Miller. Si cerca un controcanto, non uno che ti scarrozzi. Se è così, please, avvisate che ritiro fuori il tassametro.

Perchè il sottoscritto, come Dylan Dog, si innamora. Sempre.



Com'era la canzone del titolo?



"E mentre andrò dovrò pensare

tu non sei uomo da piegare

quante ne ho avute, quante ne ho volute

e poi dimenticate.



C'è chi mi odia per gli amori da un'ora

e chi mi cerca ancora

e non sa che avrei bisogno stasera

più che d'altro d'una preghiera.



Perché so

perché lo so.



Di tanto amore morirò

di questo amore morirò"



Ovviamente è Fossati, il mio Fossati, che da una vita sembra abbia scritto la mia colonna sonora.



E lo so

Di tanto amore morirò.



Perchè si muore solo d'amore. In tutte le sue forme. Ma solo d'amore.

venerdì 18 agosto 2006

Chi trova un amico

E' vero. Io sono l'amico ideale. Grande compagno d'avventure, generoso, sempre pronto a darti una mano (è vero)...

e soprtattutto grande dispensatore di consigli e di conforto.



Amico: Domani sera esco con una tipa...

AmorPlatonico: E stasera che fai, ti alleni da solo?



("Esperienza è il nome che gli uomini danno ai propri errori". Oscar Wilde)

Questo post è dedicato ad una mia amica di Palermo.

Sono il tuo YOMO

030_GalleriaManzoni

"c'è ironia nella profondità" commenta  la mia amica.



O c'è profondità nell'ironia..



Sono reduce da due giorni consecutivi di passeggiate serali con gli amici per le vie del mio paese.

Non abitate mai in un paese sul mare: sarete portati a credere che se d'estate migliaia di persone ci vengono da mezzo mondo c'è un motivo.

La risposta vera è che LORO cercano un motivo. Si cambia ria pensando d'essere diversi. Se funziona, ditemi come si fà. Io il mio cervello e i miei casi me li porto appresso per mezzo mondo.

Voi, amici miei, invece, sdraiatevi sugli scogli e godetevi serenamente i fuochi artificiali, notando che non è solo bello quello che vedete in cielo ma quello che si riflette nel mare.



Guardando le amebe sudate e deambulanti sono pervaso da attacchi di misantropia. Avrò visto si e no due o tre persone ridere di gusto, o avere una parvenza di umanità. Non è il caldo, l'umido che ti entra nelle ossa... no. non credo. E neanche le ferie che stanno per finire. Tanto il cervello non si riattiva che verso ottobre. Non credo che sia quello. 

Sarà che ha vinto la televisione.



Eppure, il filo che unisce le cose è meraviglioso da vedere.



Sempre.



Vi giuro, ieri solo limonata.



Sono acido di mio.



Ma lo yogurt fa bene.



E ora provate a leggere qualcun altro...

mercoledì 16 agosto 2006

Autocritica

018_Prove

AmorPlatonico: Ma ti pare? leggendo i profili non ce n'è uno con un po' di sana ironia, almeno tra quelli online...

AmicoDiSplinder: Certo... son tutti grandi scrittori, fotografi, e poeti, tutti profondissimi!

AmorPlatonico: Guarda che sono profondo anch'io. Il mio becchino prenderà anche la terza dimensione...

AmorPlatonico: E comunque anche noi siamo artisti, scrittori, poeti.. solo che diamo la colpa al vino!

AmicoDiSplinder: !



(non vi dico la risposta, se no beccate subito chi è. Da"Tragedie di un pomeriggio palloso di mezza estate". William Shakespeare rifaldo)

martedì 15 agosto 2006

4000Hz

Amico: No, ti giuro, credevo d'esser diventato scemo...

AmorPlatonico: E quindi?

Amico: Niente... siamo andati dall'Otorinolaringoiatra... che quando vai lì veramente ti sembra d'esser scemo...

AmorPlatonico: Ti ha tolto un baobab dall'orecchio???

Amico: Non proprio... mi ha detto che sono poco sensibile alle frequenze intorno ai 4000 Hertz

AmorPlatonico: Beh, sono quelle del parlato... quindi ci stai ampiamente cagando...

Amico: Esattamente è la frequenza media della voce di mia moglie...



Vi giuro, è andata così.

Poi dicono di Zelig....

lunedì 14 agosto 2006

Gratta il russo ed esce il cosacco

calabria01(Interno giorno. Camera da letto.

In un angolo, il computer, i cuscini. Sui cuscini, nella posizione del loto, più o meno, AmorPlatonico.

Suonano i Depeche mode, Enjoy the Silence

La foto è del bellissimo mare della Calabria, dal balcone di MadameRevanche, della cui amicizia sono onorato e fiero, ma potrebbe essere una qualunque delle
spiagge solitarie di Franco Battiato)




"E' inutile. Siamo dei testosteroni vaganti"



E questa me la autoposto.



Segue post polposo (forse)




(Effetti potumi di resti di "Terre D'Agale", Cantine Duca di Salaparuta, 2001. Ovviamente, mezzo baloon, ma basta a far girare i cabbasisi)

mercoledì 2 agosto 2006

Spazio 1999

mayaAmico: ... e che è naturale frequentare una donna che stimi, per il suo carattere, la sua intelligenza, i sentimenti...

AmorPlatonico: ... aspetta, aspetta... hai usato in una sola frase la parola "donna", la parola "stima" e la parola "sentimenti": stai scrivendo un romanzo di fantascienza???


(stiamo ancora ridendo entrambi)

martedì 1 agosto 2006

Ma quanto la odio

... quella sensazione di incompletezza... quando stai per scrivere. E sai che lo farai. E - prefigurando - sarà pure una cosa carina. Ma cavolo, l'incipit, quello, è duro a venire!!!

... e siccome stai scrivendo una di quelle cose che sembrano da ridere ma invece parlano seriamente è tutto maledettamente difficile.

...

Alberto Sordi, Cinecittà... "aò, che stai a ffò???"

Sceneggiatore: "'nà sceneggiatura, dottò"

Sordi: "comica o drammatica?"

Sceneggiatore: "Drammatica, dottò"

Sordi: "ah, te stai a riposà..."



E come ha ragione!!!



(Oddio, volendo fare qualcosa di divertente, potrei postarvi delle immagini del mio corpo erculeo allo specchio in costume adamitico....)

Come si dice...

...l'importante è superare la notte...

(Future expansion)

(qui ci metto una cosina, poi vedrete... giusto per non perdere il "giusto ordine delle cose")

mazza01

Eccovi la cosina. Vi dicevo: è talmente bella che non sembra di plasica e questo riapre tutto un dibattito con protagonisti le parole: donna, cervello, cuore, amore, intelligenza, bellezza. Ah, dimenticavo... testosterone.